Acque Italiane Magiche, Incendiarie, Eccitanti, Afrodisiache E Spasimose

fonti

In Italia esistono parecchie  fonti d’acqua dalle proprietà magiche o decisamente particolari.

villa varda

Una delle più strane è di sicuro quella che si trova a San Cassiano di Livenza in Friuli, nel bel parco di Villa Varda; da una fontanella sgorga un’acqua all’apparenza normale, ma se si prova ad avvicinarle una fiamma l’acqua si accende, ossia prende fuoco perché pare sia mescolata a un’esalazione di gas naturale.
Meglio non fumarle vicino.

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Francolise vicino a Caserta invece c’è la Sorgente di Cantarone, più conosciuta come Acqua Catena; 22° di temperatura, estremamente ricca di bicarbonato, già i Romani la usavano come bagno termale e ne erano assai entusiasti grazie a una sua particolarissima caratteristica testimoniata anche da Plinio il Vecchio: “Vini modo temulentos facit”, ossia “ubriaca come il vino”.

Eccitante e inebriante come “quello buono” insomma, ma senza i pericolosi effetti epato-neuro-distruttivi dell’alcool, la sorgente di Cantarone venne sfruttata per molti secoli e persino venduta in bottiglia come acqua minerale da uno stabilimento in loco.
Anni fa però assurde speculazioni edilizie l’hanno soffocata sotto colate di cemento, ricacciandola nelle viscere della terra. Peccato.

cetica

Note fin dall’epoca romana e considerate altamente benefiche erano pure le acque dei Bagni di Cetica, nel Casentino; la leggenda però narra che ottennero la qualifica ufficiale di “miracolose” nell’XI secolo quando i Santi locali Romualdo e Giovanni Guarlberto, senza conoscersi e bevendo fianco a fianco lo stesso giorno da quella stessa fonte, videro apparire fra loro lo spirito di Romolo, un terzo Santo a cui erano entrambi devoti: tutti e tre allora per festeggiare l’incontro, benedirono quelle acque dotandole di magiche virtù.

Effettivamente qualche particolare magia ci deve essere se i bagnanti riescono a sopravvivere all’assideramento o alle broncopolmoniti immergendosi tutt’oggi per ben 3 volte, una per Santo, nelle antichissime vasche di pietra dei “camerini da bagno” colme d’acqua a 7°- 8°, meglio se dopo aver fatto una sudata infernale…

Ma pare che il gelido sacrificio venga compiuto volentieri poiché da sempre si sussurra la certezza che le fonti di Cetica abbiano, tra quelle più genericamente definite “rinvigorenti”, virtù più potenti del Viagra.

bersone adana

Altre acque dalle riconosciute proprietà afrodisiache si trovano anche in alcune terme trentine e altoatesine, come quelle di Merano e di Levico; sempre eccitanti, ma in modo esagerato, pare che invece siano le acque del torrente che scorre nei pressi di Bersone (Trento).

Sono conosciute come “Acque spasimose”, e gli abitanti del luogo sconsigliano di berle o di tuffarvici perché la “reazione” potrebbe essere sì, ehm, estremamente esaltante: ma condurrebbe addirittura alla pazzia. Dicono, eh?

Sino a due secoli fa i medici e le mamme desiderose di nipotini le consigliavano alle giovani spose troppo inibite e freddine; e pare che ancora oggi i turisti ne riempiano bottigliette da centellinare poi con somma discrezione a casa propria…

© Mitì Vigliero

Le Botteghe degli Speziali: Antiche Farmacie

Quando oggi entriamo in una farmacia, ci troviamo spesso in un asettico ambiente tutto cristalli, acciai, specchi, fòrmiche, plexiglas, mentre potenti faretti alogeni illuminano a giorno banconi in pvc, armadi d’alluminio dalle ante a saracinesca e scaffali di ferro laccato.

Per fortuna, in qualche posto resistono ancora molte farmacie che, pur oggi dotate di ogni comfort, hanno mantenuto nel tempo l‘aspetto antico tipico di queste botteghe, che in tempi ormai lontanissimi venivano considerate le più importanti di ogni città o paese.

Ma se oggi le novelle farmacie vendono non solo farmaci ma anche scarpe, giocattoli, guaine, cosmetici, profumi e bijou non è segno di progresso, ma di ritorno alle origini.

Si sa che tra le Sette  Arti Maggiori medioevali italiane, una delle più rilevanti – insieme a quella della Lana e della Seta – era quella dei Medici e degli Speziali, gli odierni farmacisti, appunto; ma forse non tutti sono a conoscenza del fatto che da questa dipendevano Arti Minori, come quella dei Battiori (che lavoravano l’oro) e molti mestieri: Bicchierai, Boscalieri, Cartolai, Librai, Mascherai (fabbricanti di maschere), Stovigliai, Pettinagnoli e così via.

Furono parecchi gli uomini illustri iscritti all’Arte dei Medici e Speziali; ricordiamo Dante Alighieri, Leon Battista Alberti e Marsilio Ficino. Anche i Pittori/Vetrai (come Guasparre da Volterra che nel 1440 dipinse i vetri di Santa Maria del Fiore, o Alessandro Fiorentino, autore del meraviglioso finestrone del coro di Santa Maria Novella) dipendevano, iscrivendovisi, da quest’Arte per la preparazione dei loro colori, così come i copisti, gli Scrittori e i primi Tipografi a cui necessitava per gli inchiostri.
Di conseguenza, anche tutti quelli che erano addetti alla composizione dei libri (Rilegatori, Incisori, Lavoratori in cuoio e in carta pecora) erano iscritti e sottoposti alle leggi rigorose dello Statuto di quell’Arte.


(Certosa di Calci)

Nel Trecento e nel Quattrocento (ma sino al Settecento, quando vennero sostituite dai Caffè) la “Bottega dello Speziale” era il ritrovo ufficiale di personaggi dotti e saggi, ma a anche di squattrinati studenti e di eleganti fannulloni che lì si riunivano per discutere le notizie del giorno, per ascoltarne le novità politiche e sociali (pettegolezzi compresi) e passare il tempo sorseggiando, proprio come in un bar, qualche liquore prelibato.

E anche fino a non molto tempo fa, nei paesi , era proprio in farmacia che le autorità indiscusse quali Parroco, Sindaco, Medico, Maresciallo dei carabinieri, si riunivano per discutere col Farmacista di politica, problemi comunali, se non semplicemente per fare una partita a carte…

Tornando al nostro discorso,  anche ogni convento, ogni monastero aveva la sua Spezieria (alcune tuttora esistenti), che distribuiva gratis i medicinali ai poveri e fabbricava liquori e sciroppi (curativi ma golosi) la cui ricetta era segretissima.

Certo che allora la Scienza Medica si trovava ancora ad un livello elementare, spesso guidato dalla superstizione popolare; ad esempio si credeva talmente alle virtù delle pietre preziose che a quel poveretto di Lorenzo de’ Medici, quand’era moribondo, come supremo tentativo di salvarlo i suoi medici privati gli fecero bere un decotto di perle e rubini pestati e ridotti in polvere…

Le botteghe degli Speziali consistevano generalmente di due ambienti; nel primo era esposta e venduta la merce e il secondo era il laboratorio ove venivano preparati i farmaci.
Erano arredate con eleganza estrema, che spesso rasentava il lusso; muri dipinti con affreschi o rivestiti di arazzi, di cuoio stampato e dorato, di legno intarsiato e spessi scaffali straripanti splendidi vasi di maiolica dipinta.

Attorno alle pareti vi erano lunghe panche, dove i clienti potevano sedersi, mentre un grande tappeto copriva il pavimento.

Oltre ai prodotti medicinali, gli Speziali vendevano oggetti considerati di lusso; guanti profumati, libri odorosi, essenze, frutti e fiori canditi, bon bon, oggetti da toeletta o da regalo e ceramiche fini da tavola, come i cosiddetti “servizi puerperali” fioriti e dorati, che servivano alle signore quand’erano costrette a letto dal parto. A questo proposito, in Santa Maria Novella, nell’affresco del Ghirlandaio titolato Nascita di San Giovanni Battista, si nota una fantesca che reca alla sponda del letto della puerpera proprio uno di questi servizi completo di vassoio, tazza, zuppierina e coppa finemente decorate.

In mezzo alla stanza principale della Spezieria, c’era un lungo e massiccio banco a sportelli, coperto da una miriade di vasi, vasini e vasetti contenenti unguenti, fiale, bottigline e tazzine “per gli assaggi”.
Sugli scaffali a muro erano allineati gli alberelli, lunghi vasi col tappo così chiamati perché anticamente venivano fabbricati con legno di pioppo; alcuni erano in terracotta, altri in fine maiolica decorata e colori varianti dal verde al giallo al blu: su ognuno era dipinto il nome della merce che conteneva, generalmente aromi, spezie, canditi, manna, datteri, erbe secche eccetera.
Invece, sugli scaffali più bassi, erano impilate in bell’ordine scatole rotonde o ovali in legno dipinto, metallo cesellato, avorio intarsiato, o foderate in velluti, damaschi, cuoio, che servivano per conservare spazzole, pettini, nastri, spugne e vari oggetti da toeletta. Sotto gli scaffali, grossi orci in coccio pieni di decotti ed infusioni già pronti per l’uso; e tutto (fiale, alberelli, vasi, scatole…) aveva attorno un nastro di seta su cui era dipinto il nome dello Speziale.


(Antica Spezieria Serristori)

Ma quello che soprattutto attirava in Spezieria uomini e donne, erano i profumi, merce in gran voga allora vuoi per vanità, vuoi per la convinzione che essi tenessero lontani gli effluvi malefici delle tante epidemie pestilenziali che in quel periodo funestavano l’Italia, vuoi perché la pulizia del corpo e delle strade non era un granché e il profumo nascondeva ben altri olezzi.

I profumi costavano carissimi; una cronaca fiorentina racconta che un solo sacchetto d‘Essenza Orientale poteva raggiungere la terrificante cifra di 400 fiorini d’oro. I più rari, e quindi di moda, provenivano dalla Spagna ed erano detti dellInfante Isabella e di Donna Fiorenza dell’Ulhoe; e sempre una spagnola, Eleonora di Toledo, introdusse in Italia la moda dei guanti profumati.

Soprattutto le Spezierie vendevano centinaia di bóccheri (o buccheri), composto di terra e paste odorifere di fiori e erbe forgiato in forma di piccoli vasi; i più pregiati venivano dal Portogallo, erano di color nero, cotti in forno e lucidati in modo che lucessero come ebano e poi, posti nell’acqua, spargevano attorno un delizioso odore.

Allo stesso modo, le dame usavano tenere appeso al collo, come un medaglione, dei piccolissimi bòccheri forati da dove uscivano gocce di profumo, secondo una moda greca e pompeiana che già aveva inventato orecchini con pendente forato contenente rare e dense essenze le quali, con l’ondeggiar della testa, cadevano a stille sottilissime sul collo e sulle spalle.

E in ogni Spezieria si vendevano anche i cunzieri, grandi vasi pieni di terra di bucchero che servivano a profumare gli appartamenti di lusso.


(Apotecario)

Ma i profumi non finivano solo sulle persone o negli ambienti; la moda gastronomica (che durò sino al Settecento) li imponeva anche come condimento nelle vivande: nei saporetts (salse), nei pan levati (una sorta di biscotti), nel cappone in galera (una specie di zabaione, e chissà perché si chiamava così…).

Non vi era piatto di carne o pesce o verdura, che non venisse abbondantemente innaffiato da “acqua” di rose, di cedro, d’arancia, violetta e gelsomino; ma dato che per dosarli bene ci voleva una mano esperta, ecco che le Spezierie si tramutavano anche in negozi di gastronomia e gli Speziali in cuochi, occupandosi persino dei banchetti funebri confezionando dolci e biscotti e tartine che venivano distribuite ai mesti invitati.
Sempre una Cronaca fiorentina narra che nel 1365, per il funerale di una certa Monna Piera de’ Valori Curonni, furono pagati a Giovanni di Bertoldo, apotecario (speziale) fiorentino, ben 53 fiorini d’oro.

Non si sa se gli Speziali si occupassero anche dei rinfreschi per battesimi e matrimoni; immagino di sì, così come son certa (grazie a cronache genovesi del ‘400) che, per questi ultimi, i bravi Speziali venissero consultati febbrilmente dagli sposi (in separata sede) i quali ordinavano per l’occasione “unguenti, siroppi, potioni et altra medicamenta capace di rinvigorire, satisfare et infine procreare“.

Come vedete, pure il Viagra è nihil sub sole novi.

© Mitì Vigliero

Dedicato ai Tesorimiei Maddalena e Edoardo

 

Acanthea Virilis, la Nonna del Viagra: Spam Farmaceutico d’Antan

Jubol

Chi s’indigna per lo spam continuo che gli propone acquisti di V*iagra, V*alium et similaria via posta elettronica, sappia che comprare farmaci per corrispondenza era già un tempo una temeraria abitudine ben nota agli italiani.

Sfogliando riviste e quotidiani annate 1914-1927 si trovano miriadi di pubblicità decantanti medicinali d’ogni genere, e ovviamente privi del tutto di lista componenti, che si potevano ricevere comodamente in casa, previo pagamento alle Regie Poste.

Molto di moda era il purgante Jubol, ecclettico tuttofare che guariva “Stitichezza, Enterite, Vertigini, Acidità, Intontimenti, Gonfiori, Cattiva digestione, Emorroidi, Catarri, Emicranie, Insonnia, Lingua patinata, Alito cattivo, Colorito giallo, Foruncolosi”.
Il suo slogan era: “Jubolizzatevi!” e la pubblicità diceva: “Purgare equivale passare l’intestino con la carta vetrata. Jubolizzarlo significa invece praticare nel suo interno un massaggio dolce, prolungato, persuasivo. Vaglia L. 5 la scatola a Fabbrica Chatelain, Bastioni Vittoria, Milano».

Della Chatelain era anche il tonico Globèol, “estratto dal sangue vivente (di chi non era specificato Ndr), aumenta i globetti, i metalli, i fermenti” per sole L. 7.

Le Pillole Litinate unite al Rigeneratore formavano la “Cura Contardi, giovante ai diabetici perché fa scomparire lo zucchero”: drastica, eh?

I signori uomini invece si sussurravano un’altra cura Contardi, l’Acanthea Virilis: “L’Impotenza stimola gli speculatori a burlare il pubblico. La cura più efficace e insuperabile è costituita dal Rigeneratore con i granuli di Strixnina, che ha dato sempre il suo risultato. Necessaria agli sposi!” che se la volevano dovevano spedire L. 10 alla ditta Lombardi e Contardi, via Roma, Napoli.

Per la “neurastenia sessuale” (frigidità) d’ambo i sessi si usava l’Ypervigor, “specifico di fama mondiale premiato con medaglie d’oro alle Esposizioni di Milano, Genova, Parigi e Bruxelles”, acquistabile a L.12 e “in silente discrezione” a Napoli, via Carbonara 91.

sirolina

Vendutissimi erano anche la Sirolina Roche, L. 8, usata da “Polmonitici, Catarrosi cronici, Tossicolosi convulsivi, Scrofolosi, Tubercolotici e Asmatici”; lo Stork, che con lire 2,40 spedite in via Vitrurio 37, Milano “annientava completamente i geloni”; la Trigemina Capsule, «antinevralgico dei Nervi Cerebrali Diretti», L.1,20.

E poi la Gengivina, “detersivo astringente dell’Istituto Nep-Opoterapico Vettor Pisani” L. 11,10; lo Scacciabile che «debella la Stitichezza» con L.6 la bottiglia; i fantastici Pessari Solubili del dottor Rotler, “Antifecondativi Innocui (sic), vaglia lire 2,50 Farmacia Inglese, Firenze”.

Inviando L. 1 al dottor Sella di Schio si riceveva lo Jodoferrarsenico «depurativo dei fluidi e del sangue» mentre per lAutosputocutivaccino, «nuova cura dei catarri in famiglia o in sanatorio», bastava rivolgersi a Boscolo e Bragadin, Padova.

Infine, scrivendo alla Società Preparati Casali, via L.Caro 67, Roma, si riceveva un medicinale infallibile contro “arteriosclerosi, nevrastenie, postumi luetici: tutti i Medici e Clinici per curarsi ricorrono al Siero Casali!

©Mitì Vigliero