Mi piace osservarne i colori, le striature; cerco di immaginare come e cosa fossero prima dell’azione del tempo e dell’acqua che li ha resi piccoli, tondi, lisci.
Montagne, rocce, scogli di chissà quale paesaggio. E poi muri, lastricati, soffitti e pareti di chissà quali abitazioni.
Ogni sasso racchiude una memoria speciale: potrebbe narrare storie infinite.
Mi piacciono soprattutto quei sassi verdi di cui le spiagge di Liguria sono piene.
Hanno lo stesso colore degli vecchi pavimenti delle case di qui, agglomerati di graniglie che formano disegni simili a tappeti orientali , ma anche quando non hanno decori ricordano il fondo del mare visto attraverso acque limpide.
E mi chiedo chi ci abbia camminato, sui quei pavimenti; a quali stanze appartenessero, di quali vite siano stati spettatori e perché siano un giorno finiti in mare.
Non so perché, ma da sempre quei sassi per me sono simbolo di case e famiglie; di genitori e figli, di risate e pianti, di progetti e di speranze e di ore, giorni, mesi, anni trascorsi in un rincorrersi di generazioni e accadimenti.
Per questo amo i sassi verdi che trovo sulle spiagge.
ma nessuno è uguale a quello.