Uno dei Santuari più famosi della provincia di Vercelli è la Madonna del Palazzo, a Crescentino; e già nel Settecento era meta di numerosi fedeli che andavano a chiedere grazie.
Il rettore, Teodoro Peruzia, avrebbe voluto ampliare la cappella conservante la miracolosa statua della Vergine, ma ogni progetto si scontrava con la presenza di un ingombrante ma fondamentale elemento architettonico: il campanile.
– L’unica è buttarlo giù – gli dissero durante l’assemblea progettuale a cui parteciparono tutti i Crescentinesi – fare i lavori e poi costruirne uno nuovo di zecca.
– Eh già – rispose sconsolato – però costerebbe una follia!
Ma una voce s’intromise:
– Che problema c’è? Lo si taglia via e lo si sposta un po’ più in là.
Gli sguardi di tutti si posarono interdetti sul volto serafico di Giuseppe Crescentino Serra, “mastro da muro”.
Nato a Crescentino nel 1734, non era mai andato a scuola e aveva fatto il muratore sin da bambino. Particolarmente bravo, veniva considerato un po’ l’architetto del paese e tutti lo stimavano molto.
Però un campanile mica era una fetta di torta; era fatto di pietra e mattoni, con tanto di fondamenta, alto quasi 22 metri…
– Quanto ci costerà? – gli chiese pratico il Peruzia.
– Solo 200 lire. Però dovrete aiutarmi un pochino.
– Mah. Tanto bisognerebbe distruggerlo in ogni caso… – disse ottimista l’assemblea dei Crescentinesi, e votò a favore.
Da quel momento il paese intero entrò in subbuglio.
Agli ordini del Serra tutti gli abitanti per mesi ebbero un gran daffare a tagliar tronchi di varie misure, scavare le nuove fondamenta, testar corde e soprattutto passare ore ad allenare i muscoli delle braccia.
E venne il 26 marzo del 1776, il gran giorno descritto minuziosamente da una relazione oggi conservata nell’Archivio.
In poche parole, il Serra fece fasciare il campanile per tutta la lunghezza da tronchi; poi tagliare di netto la parte appoggiata alla chiesa nonché i quattro lati delle fondamenta; sotto di queste fece infilare altri lunghi tronchi formando una specie di zattera che lo sollevò da terra e venne fatta scivolare su un’altra zattera più grande; attorno al campanile decine di corde, tirate a braccia dai Crescentinesi.
“Tale era la formazione del palco, sopra cui baldanzoso comparve e rotolò felicemente il campanile, siccome barca che corre sull’acqua”.
Il tragitto sino alle nuova fondamenta (circa 4 metri e mezzo) andò benissimo e il campanile “in meno d’un’ora” e “alla presenza d’un quasi innumerabile popolo tanto del paese che forestiere, fu totalmente disarmato e sodamente fisso”.
Da notare che sin dall’inizio del tragitto il Serra – per dimostrare quanto fosse sicuro della sua impresa – spedì sulla cima del campanile il suo primogenito Filippo, che per tutto il tempo suonò le campane a festa.
Oggi, nel Santuario della Madonna del Palazzo, sul pavimento a destra della porta d’ingresso, una targa di bronzo segna il luogo ove si trovava prima il campanile ai cui piedi – sotto un busto di marmo e una lapide che lo definisce “cittadino ingegnosissimo” – riposa ora per sempre il suo traslocatore.