Una Vita Fatta Di Case

Se quattro anni fa qualcuno m’avesse predetto “Da ora in poi la tua vita sarà fatta soprattutto di Case”, l’avrei preso per matto.

E invece è accaduto.

Tutto iniziato con quella in cui vivo, che ho avuto la bella idea di ampliare e ristrutturare con me dentro, vivendo 8 mesi d’inferno tra calcinacci e muratori folli.

Non era ancora finita, che ho dovuto occuparmi di quella di Mamma, disabitata da cinque anni e quindi venduta.

Svuotarla completamente è stata una ginnastica dell’anima fisicamente e spiritualmente massacrante, durata più di 5 mesi.

E ora mi aspetta un’altra Casa, forse la più difficile.

Se gli altri erano appartamenti, questa è una Casa un po’ più grande.

La Casa dei quadrisavoli, quella che racchiude nelle fondamenta le nostre radici.

Una Casa dove  ho trascorso da quando son nata ogni estate della mia infanzia/adolescenza. Una Casa amatissima, che però per quasi due lustri mi è stata lontana, rivivendo solo come scenografia di un romanzo.

Una Casa che ora ha tanto bisogno d’amore, di cure, di attenzioni, di pulizia, di risate, di ritornare a essere quel Nido sereno che era.

E così mi ritufferò nel solito vortice di Truppe Cammellate  (e conseguenti, inevitabili miei sčiupùn de futta), di scatoloni, di allergie, di colpi della strega, di traslochi, di ricordi, di magoni, di progetti.

Sarà un galòp infinito.

Ma bellissimo.

(Colonna sonora QUI)

Finalmente ci sono riuscita: l’Inaugurazione della Casa

Ricordate i mesi da incubo da me trascorsi in preda alle Truppe Cammellate?

L’unica cosa che mi tratteneva dal trucidare il Direttore dei Lavori e i suoi Complici era un pensiero:
  “Dai su, finalmente avrò una casa comoda, dove poter vivere, lavorare, ma soprattutto riunire gli amici. Anzi, appena finito sto’ delirio di ristrutturazioni, farò una festa per inaugurarla e festeggiare i miei 50 anni“.

Il delirio finì dopo 8 mesi; stavo ancora pensando dove appendere gli ultimi quadri (ancora non appesi), chiamare il tappezziere per le tende (che ancora mancano), comprare gli ultimi mobili (ancora latitanti), svuotare casse di libri (ne sono arrivate di nuove), però fantasticavo: “E vabbé, anche senza tende e quadri e mobili, io la festa d’inaugurazione la faccio lo stesso, e intanto festeggio i 51 anni
 
E invece m’è capitato tra capo e collo la Ginnastica dell’Anima.
5 mesi di lavoro matto e disperatissimo, faticoso ma soprattutto penoso, finito pochi giorni fa.

Martedì, in preda a una stanchezza infinita, mi son detta:
“Basta, mi son rotta quelle che non ho: la Casa la inauguro sabato 18 e festeggio pure Santa Teresa. Oh!”

Col terrore che accadesse di nuovo qualcosa (che so, terremoti, alluvioni, invasioni extraterrestri…), velocissima ho invitato gli amici, organizzato un party mangereccio, scaraventato sotto tavoli e letti i bauli e le casse del trasloco n° 11(…no, 12, insomma l’ultimo), che ancora dovevo (devo) sistemare, tirato fuori le tovaglie di lino e sabato ho trascorso – finalmente, dopo mesi e mesi – una lunga serata felice, allegra e spensierata in mezzo a 22 (sì, ventidue, e ci siamo stati!) meravigliosi Tesorimiei, a cui voglio un mondo di bene.

Perché per me non è stata una semplice inaugurazione d’una nuova abitazione, ma l’inaugurazione di una nuova fase di vita.  
E ora guardo questa Casa piena di fiori, e mi sembra che sia felice e finalmente rilassata anche lei.

Che Magie può fare l’Amicizia, vero? :-)*

Cammelli e Luipippi

Allora…
Il Biancone davanti la tv, con a fianco la poltroncina e davanti la Macina; contro il muro lungo il Luipippo, davanti le sue Luigine e in mezzo il Cammello.
Di lato il Serioso e davanti a lui la Bifronte: e il trumeau dove lo metto?
Di lato alla porta con su il trittico e dall’altra parte La Francese con su la specchiera?
E se mettessi la Francese fra il Luipippo e la Bifronte, col Cammello davanti al Biancone?

Nonostante l’influenza e i suoi strascichi, non sto delirando; semplicemente sto tentando di dare un senso logico alla disposizione dei mobili avìti, arrivati col trasloco di ieri dall’avìta casa.

Lì su parlo di divani (Biancone – perché grosso e bianco –  e Luipippo, da Luigi Filippo), poltrone (Luigine), armadi (Serioso, alto solenne notarile), librerie (Bifronte, guardabile da un lato e dall’altro), scrivanie (La Francese), tavolini (Cammello, fatto con un antico carrello da cammello), macine (quella è proprio una macina, e già la conoscete)…

E’ che nella mia famiglia da sempre si è dato un Nome agli oggetti di casa; proprio come se fossero persone.
E a quanto pare, non è abitudine solo nostra

Lo fate anche voi?
***
LupoSordo: La macchina della mia ragazza l’abbiamo chiamata Cipilla

Patt: Il portatile regalatomi da un’amiKa è arrivato corredato di nome: Peppina.

Gianluca: beh sì…una new entry che ci fa molto ridere è chiamare “Afghano” il bollitore d’acqua elettrico perché gli mettiamo sopra un panno bianco per tenerlo asciutto, così scherziamo sul terrorismo, per sdrammatizzare…fingiamo che si offenda minacciando di farsi esplodere quando usiamo il “suo” panno per asciugare le stoviglie e altre stupidate simili…ma non facciamo intervenire gli USA per evitare rimedi peggiori del male

MimosaFiorita: Intanto comincio con l mia dirimpettaia di balcone, si concia come Moira Orfei e noi, gentilmente… cosi’ la chiamiamo, poi c’e’ Morfeo, il divano piu’ usato e dormito… invece la Bialetti sempre pronta e caricata per il caffe’ si chiama Nerina, oramai lo sa tutto il palazzo, quando capita qualche vicina inevitabilmente mi dice: oh, l’hai caricata Nerina che se sparamo un caffe’?

MissPansy: “Cioccolattina”! Chiamo così la mia piccola e nera (e ultimamente un po’ ammaccata) seicento fiat .

Brigida: la macchina di mia madre la chiamo “scassona” e lo scantinato lo chiamo “il capolavoro”… perchè l’ho progettato io ;)

Regulus: Il contenitore per la biancheria nel bagno si chiama Bettina: è la sua marca ed è scritta sul coperchio, ma nessuno di noi, mai, l’ha chiamato “portabiancheria”.
Un maglioncino grigio in pile l’ho chiamato Il Topo, e un giubottino panna sempre in pile è La Pecora, ma solo perché mia madre non imparerà mai a dire “pàil”.
Un nome che ha dato lei è U’ Animal: è una trapunta PESANTISSIMA in pura lana merinos. :)

Luca: Noi abbiamo dato un nome alla voce della signora del navigatore navman… ora si chiama Carla

ZiaPaperina: L’Orso è l’accappatoio di mio marito, un affare pesantissimo marrone, enorme, che perde da decenni ciuffi di pelo spugnoso. Ma guai a pensare di cambiarlo!!

Roger: a fianco del garage ho una stanza che funge da ripostiglio che viene usato sia da me e da mia moglie,sia dai miei due figli…data la varietà(inimmaginabile)di oggetti della più varia natura,in esso riposti,sia per la gestione a più mani dello stesso (continua)

Blimunda: Il telecomando, “schiaccina”, l’inutile vaporiera da cucina “sarchiapone”, la vecchia 1100 che mio papà usava in campagna “Giovanna la Pazza”…

Cristella: La vecchia 127 rossa della nonna che arrancava sulla salitina prima di entrare nel cortile, carica della spesa grossa per l’albergo, l’avevamo battezzata “La Scarcassina”. Quando l’abbiamo rottamata c’è dispiaciuto, quasi un funerale…

SciuraPina: il Tritadita è il frullatore robot da cucina, la Zebra una vecchia coperta che riproduce la pelliccia maculata di un felino, Carolina la vecchia utilitaria ormai in disuso

Michele: solo la mia moto: è giapponese, si chiama Aiko che vuol dire “fanciulla amata” :)

Fran(cesca): be’, le auto. Trespolo aka ferraglia mobile era la 500, Pisquanibus la vecchia Lancia Appia, Papervan il furgone, Osso la veneranda Escort. Pettacchiona si chiamava la 1100 scarburata del babbo.  Nella casa di montagna ho una stanza che si chiama Olanda: dovevo partire per una vacanza nei paesi bassi, ma gli amici tanto han fatto che siamo rimasti in paese. Appesi 2 zoccoli sulla porta della camera che da allora e’ diventata l’Olanda.

Anna: Per me “Attila” è il tosaerba da giardino e “Cesira” è la lavabiancheria.

Kat l’expat: Nel lessico famigliare è rimasto uno svarione del tappezziere: a casa nostra Luipippo si chiama … PierLuigi. E il congelatore alloggiato in cantina è per tutti “il cavallo”. Venne portato lì di nascosto da una porta esterna alla casa e qualcuno fece credere alla mamma che papà le aveva regalato un quadrupede.

Alberto: Non ho mai capito se fosse un nome in dialetto o un soprannome quello che i miei davano alla padella forata per le caldarroste “entururüru”.

GigiMassi: il piumone: supercicciobombolo.