In queste notti insonni causa caldo e stress, leggo e soprattutto rileggo libri divertenti e poco impegnativi.
Ora sul comodino ho Bacco, Tabacco e Venere. Usi, costumi, vita, tradizioni, scherzi e mattane della goliardia italiana (di Franco Cristofori, ed. SugarCo, 1976).
In omaggio a questi giorni di Olimpiadi londinesi, vi racconto in poche parole un episodio ambientato a Torino durante le Universiadi del 1970.
I numerosissimi Goliardi che avevano lavorato come buoi – e completamente a gratis – durante i preparativi della manifestazione sportiva, chiesero di avere almeno un riconoscimento sotto forma di tessere omaggio che permettessero loro di assistere a tutte le gare.
Ma l’ingrato Presidente della Fidal ne mise a disposizione solo 10, dicendo che di tessere omaggio ne erano state già distribuite sin troppe.
I Goliardi allora meditarono vendetta tremenda vendetta.
Poiché filavano in perfetto accordo con tutte le giovani e carine segretarie dell’Organizzazione, non faticarono a “trovare” 100 tessere di libero ingresso ovviamente vidimate, ma ancora da compilare con gli accrediti.
Riempirle con nomi e cognomi attendibili però sarebbe stato troppo serio e logico; e così vennero compilate in tal modo:
Alighieri Dante, Comitato Olimpionico. Incarico: Cronista.
D’Arco Giovanna, Servizi Tecnici. Incarico: Riscaldamento.
Monti Vincenzo, Comitato Olimpico. Incarico: Traduttore d.t.d.o. (dei traduttor d’Omero).
Verdi Giuseppe, Servizi Tecnici. Incarico: Capobanda.
Volta Alessandro, Servizi Tecnici. Incarico: Enel.
Leopardi Giacomo, Servizio Stampa. Incarico: Corrispondente della “Voce Adriatica”.
Marconi Guglielmo, Servizi Tecnici Sanità. Incarico: Radiologo.
E così via.
Riuscirono tutti ad entrare, giusto in tempo per cantare l’inno ufficiale: Gaudeamus Igitur.
Il giorno dopo, sulle pagine sportive de La Stampa si poteva leggere:
“All’ingresso si sono presentati insieme Mao Tse Tung, redattore di “Pechino Sera”, e Richard Nixon, Ufficio Legale. Un usciere ha fatto storie perché “ufficio” era scritto con una sola effe; nel fattempo però entrava tranquillamente uno con un tesserino che recava la scritta Nembo Kid, Recordman.”