Solo ieri era Natale e oggi siamo già a Sant’Agata…Dov’è finito Gennaio?
Non so se capita anche a voi, ma talvolta ho come l’impressione che ci sia qualcuno o qualcosa che mi rubi le ore.
Le mie giornate non ne hanno più ventiquattro, ma dodici. E la settimana è composta da due giorni; dal lunedì arriva direttamente al venerdì. Non parliamo dei mesi, formati da due settimane. E gli anni…Oh, gli anni…
Ricordo una vecchia poesia di Marino Moretti, Le prime tristezze, in cui raccontava quando – da bambino – un giorno bigiò la scuola andandosene da solo ai giardinetti. Quella mattina gli sembrò lunghissima:
E quante quante volte domandai l’ora ad un passante frettoloso ed era nella richiesta mia tanta preghiera! Ma l’ore… l’ore non passavan mai. Chi mi darà, chi mi darà quell’ore così perdute dell’infanzia mia?
Ricordo anch’io certe giornate, da ragazzina, che mi parevano non finire mai; ricordo lunghissime settimane, mesi eterni…E sbuffi di noia.
Ora non ho proprio il tempo d’annoiarmi, ma neanche di divertirmi: vivo nell’ansia di “non fare in tempo a”.
Vorrei davvero poter dire ancora, qualche volta: “Ma uffa, questa giornata non finisce più…”.
Dicono che l’impressione di “captare” il tempo più veloce sia sintomo di vecchiaia; però sono lustri ormai che ce l’ho.
Forse soffro d’invecchiamento precoce.
O forse, col nuovo Millennio ipertecnologizzato, superorganizzato e globalizzante, con lo stare perennemente collegati alla Rete ricevendo incessantemente in tempo reale innumerevoli messaggi e notizie, immagazzinando nelle nostre celluline grigie miliardi e miliardi di dati diversi, è cambiato anche il nostro Senso del Tempo?
Vi lascio col dubbio, e riparto a testa bassa per il quotidiano galòp.
Cercando del materiale sulla variazione delle sensazioni umane nell’ultimo decennio (cosa complicata a cui sto lavorando da un po’), mi sono imbattuta in questa domanda:
Com’è possibile che, rileggendo un vecchio post, ci si senta come se si stesse sfogliando un album di vecchie foto impolverate e ingiallite, quando non sono ancora passati due anni?
E ora vi chiedo: secondo voi i blog, i social network, l’uso di Internet in generale, possono modificare il nostro “senso del tempo”?
(In ogni caso, per rimaner ancorati a terra, segnalata dal Tesoromio Phonkmeisterqui c’è l’ora: precisissima)
Borg: Sì lo cambiano. Un esempio fra tutti, almeno per quanto riguarda me. Il telegiornale che guardo alla sera a casa, a me sembra *vecchio* perché per tutto il giorno non ho fatto che seguire le notizie in tempo reale in rete. Sì certo, anche prima arrivava l’Ansa. Ma non è la stessa cosa. Ora ogni notizia è immediatamente commentata da chi la riceve, rimbalza ovunque, viene ripresa, smembrata, approfondita, discussa, testimoniata subito. E le sue, che so, 4 ore trascorse dall’arrivo possono sembrare 12. Immagazziniamo in fretta. Forse troppo.
Equipaje: Anche se pare non rispondere precisamente alla tua domanda, mi viene in mente un articolo di Franco Carlini letto mille anni fa su “il Manifesto” e mai più ritrovato che, all’incirca, diceva: chi sale la montagna dal sentiero conserva un ricordo diverso da chi la sale in funivia; anni dopo, riguardando le foto scattate in vetta, il primo sentirà riaffiorare sensazioni, sentimenti e finanche le imprecazioni dovute agli scarponi stretti, i secondi si domanderanno perplessi “e qui, dove diavolo eravamo?”. Carlini insinuava insomma che un fatto un evento una lettura una montagna un amore, per essere metabolizzati, hanno bisogno di un tempo sensato di assimilazione. Ecco, tutto qui.
Maurizio: Siamo alle solite: il tempo è un parametro o una variabile dinamica? Quid est ergo tempus?
Luca: …. non credo che internet abbia modificato la percezione del tempo, ma sia la percezione del tempo figlia di internet, mi spiego meglio..lavoriamo su dei tempi assolutamente differenti le mail gli sms prima non c’erano, se mia nonna voleva sapere dov’ero chiedeva in giro, oggi mi manderebbe un sms, è tutto più stretto più veloce anche la richiesta di informazioni è così vogliamo sapere tutto subito guardare il video in streaming, anzi se fosse possibile guardare il video in diretta di quello che succede. Per me è possibile guardare un post così un po’ perchè, almeno nel mio caso, anche da piccolo non ho mai avuto un diario non ho mai tenuto traccia di fatti sensazioni emozioni, e tornare anche dopo 6 mesi a rileggere cosa facevo mi fa sempre un po’ strano… un po’ cronista di me stesso
Dania: La mia percezione del tempo è cambiata. È come se fosse raddoppiato il tempo che vivo, diviso tra on e off line. Le due realtà non vivono più diacronicamente, ma sincronicamente. È una specie di metatempo in cui vivo, racconto come vivo e rivivo nel confronto sul racconto. Rileggere un post di 5 anni fa mi fa sentire invecchiata di 10 anni. Sarà per questo motivo che ultimamente ho sempre sonno.
Icy Stark: Domanda interessante, ma credo parta dall’altro capo della questione. Non è il senso del tempo che è cambiato, ma tutto quanto gli è attorno. Il tempo per definizione è un cambiamento, un ritmo anche periodico tra mutamenti che si susseguono nelle informazioni. Ed è proprio per via di queste ultime che è cambiato e sta cambiando il mondo. Informazioni, molte informazioni, troppe informazioni. La rete ci ha aperto le porte dell’accessibilità a qualsiasi conoscenza, che siano notizie, post o articoli tecnici. Il senso del tempo delle persone è qualcosa di molto interiore…(continua qui)
Fatacarabina: Ci sto pensando, sai, a questa cosa del tempo. L’altro giorno scorrevo i vari post del mio blog, l’hotel è aperto da tre anni oramai, e davvero dentro ci si trova dentro una vita, che si è modificata, che mi ha cambiato, persone che oggi non penso più e persone che oggi sono più importanti di ieri. Secondo me non è che la percezione del tempo si modifica, è che il tempo se lo fermi si espande a seconda delle tue sensazioni e quindi come in un album di foto, anche nel blog spesso racconti una cosa e fermi un attimo, una sensazione, una situazione. E capita, perché siamo in costante mutazione, che quel che hai scritto ieri, oggi ti sembri vecchissimo.
Baol: Non so se cambi la percezione del tempo, sicuramente ne cambia l’utilizzo, ne sconvolge la scaletta, la riadatta a collegamenti/lettura/post ecc ecc…
ArMyz: Non cambia solo la percezione del tempo ma anche come impieghiamo il tempo e quanto siamo disposti ad impiegarne. Spesso è una continua rincorsa a ciò che è aggiornato. A volte anche a discapito della sostanza. Chiaramente la tipologia dei contenuti esalta o meno la percezione ed il ruolo del tempo trascorso. Attenzione però perchè secondo me c’è anche l’altra chiave di lettura: la rete in molti casi blocca il tempo, lo fotografa, lo archivia e, di fatto, decontestualizza. Un bell’argomento direi.
Gianni: Si! il tempo e la sua percezione sono la chiave di lettura migliore per conoscere questo periodo. il tempo passa in fretta quando si svolge qualsiasi attività su internet perché la riteniamo costruttiva, interessante e divertente. la quantità di informazioni disponibili ha un prezzo che è la connessione, l’enegia, il pc, l’abbonamento etc. Invece ciò che assimiliamo, che ci migliora, lo ripaghiamo col tempo speso nella ricerca e fruizione delle informazioni. Quindi se la moneta con cui paghiamo la conoscenza è il nostro tempo, qual è il loro rapporto? Fino a che punto ci conviene? Su internet è tutto più veloce: scrittura, lettura e calcolo. A questa velocità un post scritto un mese fa ci appare vecchio di un anno. Ma mi chiedo: a questa velocità è possibile assimilare? ci miglioriamo? c’è un “moto a luogo” o siamo veloci senza spostamento come una trottola?
Skip: Mi ritrovo un po’ nei precedenti ed interessanti commenti e spero di riuscirmi a spiegare. Essendo anch’io dell’età di mezzo, noto che Internet consente di consultare in modo immediato e diretto un mare di risorse ed informazioni e pertanto, secondo me, velocizza il pensiero , la capacità di sintesi, fa acquisire prassi operative più rapide.Il tempo è lo stesso ma viene percepito quindi in modo diverso rispetto ad anni fa . A riguardo dei post che sembrano risalire a molto tempo prima, ho l’impressione che i ricordi o le tracce di sè che prendono forma nella scrittura, siano metabolizzati in modo più profondo, rivissuti di più a livello emotivo, articolati, strutturati, sviscerati, a seconda del tipo di testo. E’ come se la scrittura facesse maturare i pensieri o la memoria dando l’impressione che appartengano ad un tempo più remoto ( tanto più se si scrive con assiduità) .
NonnaPapera: Siamo più frenetici di prima. Siamo diventati “consumatori”, non più fruitori. Ma non è colpa di internet&c. Siamo più superficiali, non abbiamo più la costanza e la pazienza di attendere. Una volta il conte di Montecristo era uno sceneggiato di molte puntate ad appuntamento settimanale, oggi viene concentrato in 2 o 4 puntate trasmesse in giorni più o meno consecutivi per non perdere l’attenzione del pubblico. E se la storia si snoda per periodi più lunghi, allora ogni puntata deve essere autonoma, indipendente, deve avere un senso compiuto e non lasciare sospesi, altrimenti non funziona. Mi viene il dubbio che tutta la fretta, la superficialità con cui vengono trattati tutti gli argomenti, rapidamente e senza approfondimenti, sia solo la conseguenza di un tragico deficit d’attenzione di massa. Per tornare alla tua domanda, a mio parere on sono Internet i blog, i social network, in generale, a modificare il nostro “senso del tempo”, semplicemente si adeguano al senso del tempo comune.
Renata: Non sono il blog ed i social network a cambiare il ritmo della vita. Il ritmo ce lo cambia il consumismo in genere. Al 15 agosto vedere nelle vetrine i cappotti, che svieni in un bagno di sudore solo a guardarli! Alla fine di ottobre vedere che appendono le luminarie per Natale, avere il panettone disponibile dagli ultimi di ottobre / primi di novembre fino a Pasqua… Quando arrivi al Natale sei esausta di tutto quanto hai visto per vagliare l’acquisto dei regali ai tuoi, che il senso di nausea è continuo. Il blog come tutto internet invece secondo me non ha tempo ed è questo forse che ci attira, per la varietà e la complessità di persone e nozioni che ci troviamo, per le notizie che arrivano e quindi diventano immediatamente obsolete, anche se concordo che alle volte tutto viene trattato in superficie. Ma quando si corre come corriamo noi, poco tempo lo si può lasciare all’approfondimento, che invece richiede concentrazione e lunga dedizione!
Diego: l’inconsistenza materiale ci fa apparire le parole scritte su un monitor meno preziose; un foglio di carta, un appunto scritto sul retro d’un biglietto appuntamento del callista, quando li ritrovi, hanno un che di cimelio, quindi “rivivono”, un pò come la minestra liofilizzata cui rimetti l’acqua; è strano, abbiamo ancora bisogno di “cose”, il nostro cervello non è abituato a queste realtà immateriali; la vecchia pergamena del diploma di maturità, ti ricorda la scuola, potresti avere 100 gioga di pdf, non te ne frega niente; la memoria, quelle proteine acquattate all’incrocio dei dendriti dei neuroni, ha bisogno d’uno stimolo fisico, per farci vivere un ricordo (un ricordo non è un pezzo di passato, è un pezzo di presente che si nutre del passato); lo stimolo visivo del monitor è freddo, è scarso, nell’internet nessuna petit madeleinette ci darà emozione; e allora, che si scrive a fare? scusa la prolissità p.s., ma l’argomento è molto complesso
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