Son giorni in cui mi sento un po’ come l’acqua di questa fontana.
Uno scorrere fluido, ma ininterrotto, che mai si ferma o quieta.
Faccio mille cose, una collegata all’altra; come quando si infilano perle in filo per farne una collana.
Il filo è lunghissimo, le perle innumerevoli: una collana infinita.
Intanto le ore passano, le giornate mi scivolano addosso velocissime senza che mi accorga materialmente del trascorrere del tempo.
E subentrano i sensi di colpa per risposte non date, lettere non scritte, telefonate non fatte; a chi aspetta da me una cosa di queste chiedo perdono, e di avere ancora un po’ di pazienza.
Il galòp mi rende afasica sia nella voce che nella scrittura, soprattutto in rete; e quando, nei rari momenti di calma mi collego ad essa, mi sento travolta da troppe parole pronunciate contemporaneamente.
Qualcuna la colgo, e mi piace. Ma immediatamente la “perdo”, trascinata via da altre rumorose ed invadenti che, come già dissi, nulla mi comunicano se non un fastidioso senso di perdita di tempo.
Così riprendo altrove il mio continuo scorrere e l’infilar perle nella collana, in attesa di poterle mettere finalmente il moschettone di chiusura.
Per ricominciarne subito un’altra nuova.