Nell’abside di San Pietro in Vaticano, sulla sinistra, si trova il monumento funebre di Paolo III Farnese (1534-1549); sia il pontefice che il suo monumento evocano ricordi non propriamente consoni alla sacralità del luogo.
Il Farnese passò alla storia come gran conquistatore di donne, tanto che il popolo romano prima che salisse al Soglio già lo chiamava “Cardinal della Gonnella” e in seguito ne storpiò volgarmente il cognome in “Fregnese“.
Sotto il monumento vi sono due statue di donne; la prima raffigura la madre, Giovanella Caetani, e simboleggia la Prudenza.
La seconda – simbolo della Giustizia – dovrebbe essere o la sorella, la “divina Giulia” Farnese prediletta di Papa Alessandro Borgia, oppure Costanza Sforza o un’anonima ragazza di cui il papa si era innamorato proprio alla fine dei suoi giorni.
Chiunque fosse, era ritratta nuda, come dovrebbe essere la Giustizia priva d’ogni forma di preconcetto.
Ma era talmente bella, quella fanciulla ignuda, che ispirò in molti pensieri assai poco casti e grande scandalo vi fu, come racconta anche Gioacchino Belli in un sonetto, quando una notte un giovane spagnolo (o un lord inglese, o un chierichetto, le versioni sono ben tre), s’introdusse quatto quatto in San Pietro e dimostrò alla statua in modo…ehm…focoso tutta la sua passione.
Due giorni dopo il Bernini ricopriva l’imbarazzante Giustizia con un pudico mantellone.
Un altro scandalo, questa volta risalente alla fine dell’Ottocento, vide coinvolta la fontana sita in Piazza dell’Esedra; era semplice, una serie di vasche di varie altezze, e quando Guglielmo I venne in visita a Roma, il Comune per abbellirla le fece mettere attorno quattro leoni di gesso; ma il popolo romano non gradì.
Così si decise di far costruire statue vere da un artista siciliano, Mario Rutelli (sì, il nonno di); egli forgiò quattro Najadi (degli Oceani, dei Fiumi, dei Laghi e delle Acque Sotterranee).
Solo che le Najadi, ovviamente, erano prosperose e nude e i giovanotti romani passavano giornate intere facendo capannello attorno e sulla fontana esprimento estatica ammirazione con ben poco raffinati commenti barriti ad alta voce.
Fu così che intorno alla fontana venne eretta una robusta cancellata, che in realtà servì solo ad aumentare il fascino proibito delle ninfe facendo accorrere fauna maschile da tutta la romana provincia; nonostante l’ala conservatrice papalina denunciasse ululando la “pubblica indecenza”, nel 1901 la cancellata venne definitivamente tolta.
Rutelli intanto preparava la statua centrale; facendo stavolta ben attenzione a non urtare il comune senso del pudore, nel 1911 (anno dell’Esposizione Internazionale di Roma) piazzò nel mezzo della fontana il primo abbozzo in malta, che rappresentava un polpo, un delfino e un uomo avvinti in una lotta: risultato fu che i romani battezzarono la statua “Il fritto misto“.
Così Rutelli tolse il polpo, fondendo nel bronzo solo l’uomo e il delfino; ma il culinario soprannome rimase.