10 Agosto, Stelle Cadenti: storia, credenze e istruzioni per l’uso

20120131-184619

Chissà se quest’anno riusciremo a vedere le stelle cadenti striare l’italico cielo la notte del 10 d’agosto.

Di solito, quando arriva San Lorenzo puoi star sicuro che sarà nuvolo, pioverà, le città accenderanno le luci come a Natale solo per farti un dispetto, ti addormenterai alle otto di sera, avrai un raffreddore che ti obbligherà a letto o che ci sarà una luccicantissima Luna  a rovinarti lo spettacolo.

Ma cerchiamo di essere logici e raziocinanti umani del Duemila: in fondo, che c’importa delle stelle cadenti?

charlie

Innanzitutto gli astrofisici dicono che non sono stelle ma  sciami di Perseidi, meteoritine, banalissimi detriti di roccia, polvere e ghiaccio…Celeste rumenta insomma, staccata dalla cometa periodica Swift Tuttle e portata in giro per l’Infinito dal vento solare.

Le stelle cadenti poi sono minuscole; sempre gli scienziati affermano con  certezza che la maggioranza di loro non raggiunge il centimetro di diametro; certo la velocità con la quale viaggiano è notevole, si muovono dai 10 ai 60 chilometri al secondo e quando entrano nell’atmosfera, a circa un centinaio di chilometri di altezza, la loro velocità diminuisce e l’attrito fa completamente consumare – bruciandola – la materia di cui sono composte.

Mordillo2(Mordillo)

E poi quante storie: mica ci sono solo ad agosto, le stelle cadenti.

Praticamente ci piovono in testa quotidianamente: gli studiosi del settore stimano che in un giorno cadano sulla Terra non meno di 400 tonnellate di polveri e granuli interplanetari, e di questi solo una piccola parte può essere osservata perché molti sono troppo piccoli per produrre la scia e molti cadono di mattina.

snoopy1

Ma nelle notti dal ’1 al 5 gennaio possiamo ammirare benissimo le Quadrantidi; dal 21 aprile al 12 maggio le Eta Aquaridi; dal 7  al 30 giugno le Draconidi; dal 15 al 26 aprile le Lyridi; dal 14 al 20 novembre le Leonidi (che sono anche le più grandi e belle); dal 3 al 19 dicembre le Geminidi

E invece no, noi dobbiamo per forza guardare le Perseidi, che piombano giù dal 15 luglio al 24 agosto.

E perché?

Mordillo 1(Mordillo)

Perché siamo e restiamo romantici pieni di desideri.

Per fortuna.

Perché solo il 10 agosto, si sa, ad ogni stella cadente vista corrisponde un desiderio esaudito.

Ci sono quelle color giallo-rossastro, che promettono passioni di ogni tipo e in ogni campo; quelle biancheamori e lavori duraturi; quelle cangianti, portatrici di certezze.

Se farai un nodo al fazzoletto prima di guardarle (ottima la posizione sdraiato su un prato o su una spiaggia o sul tetto di casa, dove vuoi, basta che sia a pancia in su ), ad ogni desiderio dicono che corrisponderà pure una vincita al Lotto.

Bel colpo, vero?

L’importante sarà non indicare mai col dito la stella che cade, perché di certo non s’avvererà…

stella

Sono anni che non vedo stelle cadenti; capitava nelle estive e lontane notti di San Fruttuoso di Camogli, luci cittadine niente, buio pesto, polpi che si cullavano pigri tra mare e spiaggia e sopra il Monte di Portofino una pioggia incessante di scie luminose piene di promesse.

E poi in campagna, a Margarita, sempre lustri fa; così di colpo, all’improvviso, vedevi lo scuro velluto del cielo ferito da una riga incendiata come la coda d’un fuoco d’artificio ma più misteriosa, e in quell’istante ti rendevi conto che nessuna mano umana avrebbe potuto creare una cosa simile.

Spero proprio di rivederle quest’anno, le stelle cadenti…Perché mai come in questo periodo abbiamo tanto bisogno di farci consolare. Almeno dai sogni. 

© Mitì Vigliero

 

1972-La mia Estate più bella. E la vostra qual è stata?

All’improvviso stamane ho sentito nell’aria un profumo misto di crema abbronzante e sassi caldi; un miraggio olfattivo, indubbiamente, visto che – al solito – sono inchiodata in città per tutta l’estate.

Però, grazie all’effetto proustiano delle madeleinette olfattive, mi sono trovata catapultata all’improvviso in una Rapallo del 1972.

15 anni, una Truppa di amici inseparabili di età variabile dai 13 ai 18 anni.

Vita di mare vera dalle 9,00 del mattino alle 23.00 – quando scattava il coprifuoco, e bisognava a quell’ora già essere a casa- zompando da un Primero (i battelli che facevano rotta Rapallo-Santa Margherita- Portofino- San Fruttuoso e ritorno) a un gommone a un gozzo a una barca vela.

Noi avevamo la cabina a San Fruttuoso e lì era il punto di ritrovo della Truppa munita di barche e barchini di varie dimensioni con le quali scorrazzavamo fra i Bagni Fiore di Paraggi, i Covo, i Miramare e gli Helios di Santa, gli Excelsior di Rapallo… Insomma, tutti gli stabilimenti balneari dove si trovavano le cabine dei numerosi componenti della suddetta Truppa.

Ricordo ancora gli sguardi tra il terrorizzato e il divertito delle madri, quando ci vedevano piombare all’arrambaggio… Sembravamo veramente dei pirati, spettinati, abbronzatissimi, vestiti solo di costumi/magliette sbrindellate/ciabattine di gomma: chi se ne fregava della moda? Eravamo gente di mare!

Quell’estate mi è rimasta fortemente impressa perché eravamo tutti particolarmente felici e assolutamente spensierati.

Nessuno di noi aveva esami a settembre o grane familiari; stavano tutti bene di salute, piccoli e grandi; giornate sempre splendide e nottate (per noi adolescenti di allora, le notti iniziavano alle 20 e finivano, come ho detto, rigorosamente alle 23) trascorse fra falò sulla spiaggia, picnic a Nozarego, feste in casa dell’uno o dell’altro con memorabili i Crêpes Improbabel (sic) Party: centinatia di crêpes da riempire con qualunque cosa di commestibile, spesso con abbinamenti improbabili, appunto…

E una colonna sonora che da stamane mi risuona in testa, assorbita assieme al profumo di crema abbronzante di sassi caldi:  Popcorn degli Hot Butter

E la vostra estate più bella, qual è stata?

QUI i commenti su FriendFeed

 

© Mitì Vigliero

Genova Romantica: Storia D’Un Amor Perfetto:

Da quando ero bambina ho sempre avuto una particolare immagine; Genova come un’immensa donna seduta nell’acqua di mare sino a metà vita, con la schiena, le spalle e le braccia spalancate appoggiate al monte, raffigurazione d’un materno golfo.

E chissà perché allora pensavo che, di questa donna, piazza Fontane Marose  fosse l’ombelico dal quale partiva un passaggio segreto, via Luccoli, che immetteva in un’altra città.

Per me c’erano due città; una Nuova conosciuta più o meno a tutti, dalle strade larghe e tanto cielo sopra, e una Vecchia, misteriosa, nota solo a pochi privilegiati.

Fantasie infantili che però sento ancora vive oggi e so condivise da tutti gli amici “foresti” lì condotti da me, partendo ogni volta dall’ombelico di Marose e poi fatti tuffare nel ventre di questa grande madre alla scoperta di cose e storie che, in continuazione, scopro io stessa assieme a loro.

Amo osservare le espressioni degli amici nell’attraversare vicoli tanto stretti che se piove non te ne accorgi neppure; palazzi tanto alti che raramente vedi solo uno spicchio di cielo, figuriamoci la luna.
Pari a una dantesca Virgilia mi piace accompagnarli ogni volta in un posto diverso, e lì farli soffermare a lungo affinché ne assorbano per sempre l’aspetto e la storia.

E di storie strane, di odio, d’amore o di magia; storie curiose, ilari o tristi avvenute sopra e sotto il suo ombelico, Genova ne ha tante da raccontare; ai foresti, certo, ma anche ai suoi figli che spesso tendono a dimenticare…

***

Era un torrido pomeriggio d’agosto quello del 1502 quando Luigi XII, re di Francia, giunse in città pieno di buoni propositi e con l’intento di convincere Doge e nobili ad aiutarlo nella lotta contro la Spagna.
Il marchese Cambiaso organizzò in onore del Re un ricevimento grandioso, invitando i maggiorenti della città e le loro gentili consorti. Nella villa Imperiale, proprietà dei Cattaneo, a San Fruttuoso.
Alla luce scintillante delle candele, Luigi ballò con molte dame; ma come ebbe tra le braccia Tommasina, non la lasciò più.
Colpo di fulmine, amore a prima vista, ricambiato appassionatamente dalla sposa poco più che bambina del vecchio Luca Battista Spinola. Danzarono sino all’alba guardandosi negli occhi: non accadde nulla d’altro.
Ma al mattino, quando il Re dovette ripartire, l’addio fu struggente.
Il giorno stesso Tommasina, in lacrime, abbandonò marito e casa, trasferendosi insieme alla vecchia nutrice in un palazzo della Maddalena.
Lì rimase in testarda clausura, a piangere ininterrottamente, a scrivere lunghe lettere appassionate al suo re, senza voler vedere né parlare con nessuno, impedendo persino alla luce di entrare, tenendo perennemente le gelosie accostate…
Dimagriva, Tommasina; si consumava d’amore.
E piangeva.
Passarono tre anni, tre anni d’inferno e dolore.
E un giorno la nutrice le annunciò, in buonafede,  la falsa notizia che il Re era malato, anzi, in punto di morte.
E di colpo Tommasina cadde a terra, col cuore schiantato.
Dopo pochi minuti alla porta bussò un cavaliere inviato dal re per tranquillizzare l’amata.
Era il 1505.
Dopo poco Luigi tornò a Genova, ma stavolta come nemico.
E una notte, travestito da frate, col cappuccio calato sul volto, sgusciò nella cappella di San Nicolò inginocchiandosi di fronte alla tomba della donna che lo aveva amato d’un purissimo amore sino a morirne. Trascorse lì ore, a piangere lui stavolta, ricordando un dolcissimo viso poco più che bambino e una magica notte di un agosto torrido di caldo e d’affetto.
Poi volle recarsi a vedere la casa dove Tommasina aveva trascorso gli ultimi istanti; e soffermandosi sulla minuscola piazza dove questa si affacciava mormorò: “Avrebbe potuto essere un Amor Perfetto“.
E quel nome, alla piazza, rimase per sempre.
Gli innamorati infelici vadano oggi nella chiesa di Santa Maria di Castello, e nel piccolo museo indugino di fronte alla tela di Ludovico Brea; potranno vedere, tra la folla dei beati, il volto poco più che bambino di Tommasina, che il pittore commosso e gentile volle ritrarre finalmente sereno nel suo “Paradiso“.

© Mitì Vigliero

E nella vostra città, esistono nomi di strade dolci e romantici?

*

Grazitaly: A Bergamo c’è addirittura un quartiere che si chiama Promessi sposi.

Francesca: A Roma c’è Piazza del Paradiso, è una micropiazzetta dove c’è un’hosteria dove si mangia benissimo! Proprio un paradiso :-)

Agomast: Non e’ in citta’ ma appena fuori, verso il lido. E’ un podere, con un grande appezzamento di terreno incolto e dove vado spesso a cacciare. Si chiama “Le Vergini nuove” e mi sono sempre chiesto dove fossero finite le vecchie. Forse a Terracina, dove c’e’ Vicolo delle Belle.