Giulio Cesare nel 59 aC istituì gli Acta diurna (fatti del giorno), bollettini ufficiali delle notizie provenienti dall’Urbe che venivano letti nelle piazze o affissi sui muri delle città delle province dell’Impero; raccontavano leggi emanate, spostamenti di truppe, carestie, pestilenze, decreti, processi ecc.
Settimio Severo, che non concepiva che il vulgo fosse tenuto informato dei fatti che lo riguardavano, li abolì; seguì un lungo periodo di silenzio interrotto soltanto dalle notizie spesso rivedute e corrette divulgate a pagamento dai subrostrani (lett. “fannulloni sotto i rostri”) la cui “redazione” si trovava nel Foro.
In epoca di Repubbliche Marinare i mercanti, che avevano assoluto bisogno di conoscere le situazioni politico/economiche dei luoghi lontani, assoldavano informatori nelle capitali estere; per risparmiare formarono cooperative per assumerne uno solo per grande città.
Costui, per organizzare meglio il lavoro di agenzia, ingaggiava a sua volta altri informatori sparsi nei centri vicini; si arrivò così in breve a un “costo copia”, ossia a un prezzo fisso per ogni lettera di informazione.
Il sistema fu utilizzato anche dai menanti che nella Roma del 1450 compilavano i Fogli d’Avviso per i forestieri lì in visita che avrebbero sennò ignorato per mesi le notizie di casa loro.
I menanti assoldavano informatori (oggi li chiameremo “inviati“) sia nell’ambiente del Papato sia in quello diplomatico, oltre tanti copisti (da qui copia) ai quali dettavano le notizie che questi scrivevano manualmente.
A Venezia i Fogli d’Avviso costavano 2 soldi cioè una “gazzetta”: da qui l’origine del nome.
Nel 1465 iniziarono a diffondersi i primi giornali stampati; in realtà si trattava di fascicoli composti di 4-8 pagine che raccontavano un solo avvenimento politico, religioso o di cronaca: venendo distribuiti nei territori da corrieri a cavallo, presero il nome di “Corriere” in Italia e di “Post” nei paesi anglosassoni.
Il primo giornale stampato regolarmente uscì nel 1609 a Stoccarda, un foglio settimanale (Aviso-relation der Zeitung) edito da J. Carolus: fu un enorme successo commerciale che diede vita ad altri fogli sparsi per il mondo.
Presto però i governanti dei vari paesi si accorsero che era nato un potere forse più grande del loro: la diffusione rapida e capillare delle notizie pesava sull’opinione pubblica scatenando talvolta elogi, ma più spesso critiche e polemiche.
Nacque così la censura: ogni foglio, prima di poter essere messo in vendita, doveva ottenere l’imprimatur governativo.
L’unico che intuì l’importanza della stampa fu il cardinal Richelieu che volle un organo ufficiale nazionale, avendo capito quanto fosse meglio dirigere le notizie piuttosto che tentare di soffocarle.
Nel 1631 fondò la Gazette de France diretta da Théophraste Renaudot al quale fu concesso di tramandarne la direzione ai suoi posteri.
La Gazette ebbe un immenso successo per un semplice motivo: diffusa in tutta Europa, tradotta in italiano, inglese e tedesco pubblicava tutte le notizie che erano state censurate in quei paesi.
Nel 1695 in Inghilterra venne abolita la censura; questo scatenò una prolificazione di testate private e fece del giornalismo una vera professione.
Proprio a Londra nacquero il primo quotidiano The Daily Courant (1702) e il primo giornale della sera Evening Post ; nel 1711 uscì il quotidiano Spectator, il più simile ai nostri odierni per la vastità delle rubriche; politica, scienza, cultura spettacoli, viaggi, moda, critica, arte, pettegolezzi eccetera: e quell’anno stesso nacque ovviamente anche la querela per diffamazione a mezzo stampa.
© Mitì Vigliero
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