Toccaferro In Pillole: Credenze e Superstizioni sui Papi

stemma papato

Oltre le ormai conosciutissime e stracitate Profezie di San Malachia, esistono molte credenze e superstizioni legate ai Papi.

Ad esempio, si dice che nella basilica di San Giovanni in Laterano esista una pietra che preannunzia la morte dei pontefici sudando e scricchiolando; secondo la leggenda, si tratta della pietra del sepolcro di Papa Silvestro II detto Il Papa Mago.

Si crede che le sue ossa, quando un papa sta per morire o si trova in grave pericolo, inizino ad urtarsi con immensa violenza facendo un baccano tale che viene percepito persino all’esterno.
L’assurda credenza è nata per colpa di un’errata traduzione di parte della scritta che si trova sulla tomba: Iste locus Silvestris membra sepulti venturo Domino conferet ad sonitum, questo luogo all’arrivo del Signore renderà al suono (delle trombe del Giudizio Universale) i resti sepolti di Silvestro. Ma quel conferet ad sonitum venne correlato al corpo di Silvestro e tradotto con “emetterà un suono” (e per fortuna non aggiunsero “di tromba”).

Un’altra antica superstizione riguardante i Pontefici è quella secondo la quale il periodo di pontificato di un Papa non dovrebbe mai e poi mai superare quello di San Pietro (25 anni); se ciò accadesse, nel giro di pochi anni Roma e il Vaticano verrebbero travolti da enormi sconvolgimenti.

Che sciocchezza.

Pio IX
regnò 32 anni senza che accadesse nulla di particolare alla Chiesa Romana e alla Città Eterna…a parte la fine del potere temporale dei Papi (e del Papa Re) grazie alla progressiva Unità d’Italia che nel 1859 tolse loro l’Emilia Romagna, nel 1860 l’Umbria e le Marche e nel 1870 Roma stessa.

E anche il pontificato di Giovanni Paolo II durò più di quello di San Pietro; per l’esattezza 26 anni, 5 mesi e 17 giorni

Ma vi sembra forse che dopo di lui sia accaduto qualcosa di strano in Vaticano e nel Governo Romano? 

© Mitì Vigliero

Vedi anche: Credenze e superstizioni sui Papi

Roma, 8 Dicembre 1857: storia di una Colonna, di una Madonna e dei Pompieri

Nel 1777 a Roma, durante i lavori di restauro al convento delle Benedettine in Campo Marzio, venne alla luce una splendida colonna d’epoca romanain marmo cipollino alta 12 metri e con 1 metro e mezzo di diametro.

Ma, visto che in quell’epoca i reperti archeologici spuntavan come funghi, la colonna fu trasportata in via Missione (Montecitorio) e mollata lì.

L’8 dicembre del 1854 Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione e, per celebrarlo, ordinò agli esperti di pensare a un monumento in grado di rappresentarlo.

A Pietro Ercole Visconti, Commissario alle Antichità Romane, venne in mente quella colonna abbandonata e ingombrante che tra il resto stava sempre fra i piedi ad intralciare il traffico, tanto che qualcuno aveva proposto di risotterrarla.

In fretta a furia, scelta la sede – l’odierna Piazza Mignanelli vicino a Piazza di Spagna – e bandito un concorso vinto dall’architetto modenese Luigi Poletti, il 6 maggio del 1855 venne benedetta e posta la prima pietra al monumento che passerà alla storia come Colonna Mariana o dell’Immacolata.

I lavori furono frenetici.

Gli scavi delle fondamenta rallentati dal continuo saltar fuori di reperti: una scultura greca, un’altra colonna, un busto acefalo, un enorme testone raffigurante Vulcano…

Il trasporto della colonna da Montecitorio a piazza di Spagna fu fatto a braccia da un centinaio di galeotti e prima di erigerla (1856) dovette essere fasciata per un terzo da cerchioni di ferro celati da decorazioni in bronzo, perché il marmo era sfaldato e danneggiato.

Nel frattempo 5 grandi scultori lavoravano alacremente alle statue: le quattro della base furono forgiate da Adamo Tadolini (il David), Salvatore Rovelli (l’Isaia), Carlo Chelli (l’Ezechiele) e Ignazio Jacometti(il Mosè).

Quest’ultima statua, dalla bocca troppo piccola, quasi a cul di gallina, scatenò il solito Pasquino:
“Parla!” gl’intimò michelangiolescamente. Mosè rispose “Non posso”. “Allora fischia” disse Pasquino. “Sì” ribatté Mosè: “Fischio lo scultore”.

Giuseppe Obici di Spilamberto (Modena) forgiò invece la Madonna in bronzo posta alla sommità della colonna; 4 metri d’altezza e 20.000 libbre di peso, che piacque a tutti.

Solo le donne romane ridacchiarono pettegole e maliziose, ben sapendo che la modella utilizzata per la Vergine era la suocera dell’Obici, donna splendida ma notoriamente un po’ troppo…espansiva col genero e i suoi colleghi.

L’8 dicembre del 1857, davanti – e “davanti” proprio nel senso di “appiccicata” – alla facciata al palazzo dell’Ambasciata di Spagna fu costruita una tribuna in legno e cartapesta con timpano e 10 colonne ioniche: sopra, di fronte al balcone centrale, un’altra tribuna4 colonne.

Checché ne dica una maligna leggenda metropolitana d’allora, la quale affermava che l’inaugurazione fu un trionfo privo d’incidenti (cosa che l’Ambasciatore di Spagna temeva grandemente, vedendo nei suoi incubi notturni la colonna e la Madonna che gli si abbattevano sulla casa) grazie all’assenza di Papa Mastai considerato menagramo, il Papa circondato dalla Corte e dai Cardinali s’affacciò  davvero a quel balcone, mentre quasi 200 pompieri (il numero citato dalle cronache dell’epoca varia dai 120 ai 220…) agli ordini del Poletti, issavano la statua dell’Immacolata coperta da un grande telo in cima alla colonna, la scoprivano e ponevan fiori.

Per questo da allora ogni 8 dicembre sono i Vigili del Fuoco a portare i fiori sulla Colonna dell’Immacolata, e il primo mazzo deposto è sempre quello dell’Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede.

@Mitì Vigliero

Qui le foto della cerimonia di oggi, a cura di Rossdibi

8 dicembre: la Colonna e i Pompieri

inaugurazione mariana 

Nel 1777 a Roma, durante i lavori di restauro al convento delle Benedettine in Campo Marzio, venne alla luce una splendida colonna d’epoca romana in marmo cipollino alta 12 metri e con 1 metro e mezzo di diametro.

Ma, visto che in quell’epoca i reperti archeologici spuntavan come funghi, la colonna fu trasportata in via Missione (Montecitorio) e mollata lì.

L’8 dicembre del 1854 Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione, e per celebrarlo ordinò agli esperti di pensare a un monumento in grado di rappresentarlo.

A Pietro Ercole Visconti, Commissario alle Antichità Romane, venne in mente quella colonna abbandonata e ingombrante che tra il resto stava sempre fra i piedi ad intralciare il traffico, tanto che qualcuno aveva proposto di risotterrarla.

In fretta a furia, scelta la sede – l’odierna Piazza Mignanelli vicino a Piazza di Spagna – e bandito un concorso vinto dall’architetto modenese Luigi Poletti, il 6 maggio del 1855 venne benedetta e posta la prima pietra al monumento che passerà alla storia come Colonna Mariana o dell’Immacolata.

I lavori furono frenetici; gli scavi delle fondamenta rallentati dal continuo saltar fuori di reperti: una scultura greca, un’altra colonna, un busto acefalo, un enorme testone raffigurante Vulcano…

Il trasporto della colonna da Montecitorio a piazza di Spagna fu fatto a braccia da un centinaio di galeotti e prima di erigerla (1856) dovette essere fasciata per un terzo da cerchioni di ferro celati da decorazioni in bronzo, perché il marmo era sfaldato e danneggiato.

Nel frattempo 5 grandi scultori lavoravano alacremente alle statue: le quattro  della base furono forgiate da Adamo Tadolini (il David), Salvatore Rovelli (l’Isaia), Carlo Chelli (l’Ezechiele) e Ignazio Jacometti (il Mosè).

Quest’ultima statua, dalla bocca troppo piccola, quasi a cul di gallina, scatenò il solito Pasquino:
“Parla!” gl’intimò michelangiolescamente. Mosè rispose “Non posso”. “Allora fischia” disse Pasquino. “Sì” ribatté Mosè: “Fischio lo scultore”.

Giuseppe Obici di Spilamberto (Modena) forgiò invece la Madonna in bronzo posta alla sommità della colonna; 4 metri d’altezza e 20.000 libbre di peso, che piacque a tutti.

Solo le romane ridacchiarono pettegole e maliziose, ben sapendo che la modella utilizzata per la Vergine era la suocera dell’Obici, donna splendida ma notoriamente un po’ troppo…espansiva col genero e i suoi colleghi.

L’8 dicembre del 1857, davanti – proprio nel senso di “appiccicata” – alla facciata al palazzo dell’Ambasciata di Spagna fu costruita una tribuna in legno e cartapesta con timpano e 10 colonne ioniche; sopra, di fronte al balcone centrale, un’altra tribuna a 4 colonne.

Checché ne dica una maligna leggenda metropolitana d’allora, la quale affermava che l’inaugurazione fu un trionfo privo d’incidenti (cosa che l’Ambasciatore di Spagna temeva grandemente, vedendo nei suoi incubi notturni la colonna e la Madonna che gli si abbattevano sulla casa) grazie all’assenza di Papa Mastai considerato menagramo, il Papa circondato dalla Corte e dai Cardinali s’affacciò invece davvero a quel balcone, mentre quasi 200 pompieri (il numero citato dalle cronache dell’epoca varia dai 120 ai 220…) agli ordini del Poletti, issavano la statua dell’Immacolata coperta da un grande telo in cima alla colonna, la scoprivano e ponevan fiori.

Per questo da allora ogni 8 dicembre sono i Vigili del Fuoco a portare i fiori sulla Colonna dell’Immacolata, e il primo mazzo deposto è sempre quello dell’Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede.

@Mitì Vigliero