L’Ufficio degli Oggetti Ritrovati
Come sapete sono un’appassionata studiosa del comportamento umano; per questo vagolo in ogni dove alla ricerca di spunti e materiale utilissimi per scrivere quella che sarà la mia opera omnia Lo Stupidario Universale.
Tempo fa, passando al galòp in una via centrale d’una città italiana, sono stata attirata in maniera irresistibile da un cartello posto su un portone: “Ufficio Oggetti Rinvenuti“.
Che poi sarebbe quello che noi tutti chiamiamo “Ufficio oggetti smarriti“, ma in effetti se un oggetto è smarrito vuol dire che non si trova più, mentre se è ritrovato (da persone oneste), viene amorevolmente ospitato qui.
Entrata, mi son messa a chiacchierare con un gentilissimo impiegato che m’ha detto:
“In media qui vengono portati circa 10mila oggetti all’anno; noi prendiamo il nome di chi porta l’oggetto e, se è possibile rintracciare il proprietario, gli spediamo un avviso con su scritto “E’ pregato di regarsi all’Ufficio Oggetti Ritrovati per ritirare un oggetto di sua proprietà“.
E dato che la Fortuna aiuta le placidecuriose, proprio in quel momento è entrata una signora la quale, tenendo in mano il cartellino giallo di convocazione, s’è rivolta all’impiegato dicendo in tono stupito: “Perché mi avete spedito questo? Io non ho perso nulla!”.
Le è stata mostrata una targa d’auto: “A quanto ci risulta, questa è sua”
“Mia?” ha squittito la signora scandalizzata “Ma si figuri, io non ho mai perso la targa dell’auto!”
Una volta avutala in mano però ha spalancato gli occhioni: “Ma guarda…e proprio la mia! E quando l’ho persa?”
Circa quindici giorni prima.
Ma non se n’era mai accorta.
Distratta eh?
Ma c’è di peggio.
Quelli che si perdono di più sono gli ombrelli, una media di 150 ogni 3 mesi, logicamente a seconda delle stagioni.
Seguono i portafogli, documenti compresi; in maggioranza si tratta di smarrimenti coatti, ossia scippi avvenuti di preferenza sui mezzi pubblici da parte di ladri a modo loro gentili i quali fregano i soldi e imbucano nelle cassette postali il portafoglio, magari, come mi ha mostrato l’impiegato, infilandoci dentro un bigliettino con su scritto
Grazie per i soldi che servono a me
I documenti invece sono più utili a te.
Ci mancava un gne gne gne finale, e lo sfottò era completo.
Altri oggetti di comune smarrimento sono occhiali, borse, chiavi, valige e valigette, cartelle scolastiche, guanti, indumenti vari, biancheria (impressionante il numero di reggiseni), cellulari, sacchi pieni di cose varie abbandonati dai vucumprà…
Ma sugli scaffali ho visto anche stufe elettriche, scatolette di pappa per gatti, latte di olio d’automobile, stecche di sigarette, una marea di caschi da motociclista, chitarre, scarpe, libri, seggioloni da bambini e un sacco di passeggini, ringraziando il cielo senza bambino dentro.
Nella stragrande maggioranza dei casi, gli oggetti vengono smarriti su treni, autobus, tram, taxi, ma c’è da chiedersi come sia possibile dimenticare e perdere stampelle, dentiere, protesi ortopediche: c’era una gamba, dal ginocchio in giù, con tanto di calza e scarpa infilate…
E poi pellicce, montoni, cappotti, piumoni, giacche a vento; gioielli di ogni tipo (persino un paio di fedi nuove di zecca, ancora nell’astuccio e con data e nomi!), computer, cellulari, monitor, frigoriferi, lavatrici, fotocopiatrici, cavi elettrici, motorini e persino un’enorme lapide in marmo con su scritto A imperituro ricordo (sic).
Per ritirare l’oggetto basta pagare una tassa deposito che varia dai 6 ai 35 euro a seconda del valore dell’oggetto.
Chi invece trova l’oggetto e lo porta qua, se entro un anno questo non viene ritirato dal legittimo proprietario, diventa suo, sempre pagando quella quota.
Fatto sta che ogni anno, degli oggetti mai ritirati si fa un’asta.
L’anno scorso, per 70 euro un signore si è portato via una valanga di ombrelli, impermeabili, macchine fotografiche e un lavello in acciaio inossidabile, nuovissimo, con tanto di (vecchio) prezzo ancora attaccato: 270.000 lire.
A queste aste partecipano molti immigrati extracomunitari; cercano di aggiudicarsi le migliaia di valige smarrite, piene di indumenti. Con pochi euro possono comprarne a decine: rimettono in ordine i vestiti. Quelli della loro taglia li tengono, gli altri li rivendono.
Uscita dall’Ufficio Oggetti Ritrovati, mi sono sentita come Astolfo dopo il viaggio sulla Luna alla ricerca del senno smarrito da Orlando.
Mi sarebbe piaciuto vedere su quegli scaffali anche alambicchi contenenti promesse non mantenute, amori e amicizie perdute, virtù smarrite…
Mentre camminavo per strada pensando quanto sia decisamente assurdo che la gente dimentichi così tante cose in giro, ho fatto un dietro front velocissimo per ricatapultarmi al galòp all’Ufficio deve avevo scordato n°1 golfino di lana gialla, n°1 sacchetto LimoniProfumeria e n°1 blocknotes contenente appunti dedicati alla distrazione degli italiani.