Uno dei ricordi più vivi che ho della mia prima infanzia è quello dei periodi pasquali passati a casa della Nonna paterna. Ero piccola davvero, quattro, cinque anni; quel momento in cui ogni cosa ci sembra speciale e soprattutto di dimensioni enormi; avete mai provato, ad esempio, a tornare nel vostro asilo facendo un giro per le classi, i corridoi, la palestra? Non vi sembrano minuscole rispetto a come le ricordavate?
Ecco, io di quel periodo pasquale ricordo uova piene di immenso affetto. Uova non di cioccolato, ma di gallina; uova che Nonna mi insegnava a decorare e poi, una volta finite, metteva in un vezzosissimo cestino di vimini rosa pieno di fiocchetti e mi spediva a distribuire ai vicini di casa, guatandomi come una falchetta dall’alto della tromba delle scale.
Cinque piani – Nonna Teresita abitava all’ultimo – 15 appartamenti. Io scendevo traballante le scale dagli immensi gradini tenendo il cestinone in mano, allungandomi tutta sulla punta dei piedi suonavo alle immense porte e dicevo a chi mi apriva: “Buona Pasqua! Scelga un uovo di buon augurio!“.
Certo, oggi può sembrare una cosa lievemente ridicola; ma parlo degli anni ’60, epoca in cui nei condomini in città ci si conosceva tutti, in cui una bimba poteva tranquillamente suonare a case altrui senza tema e soprattutto in cui il piccolissimo dono di un uovo di gallina decorato a mano veniva accolto con l’entusiasmo che oggi forse si riserverebbe a un Fabergé.
Insomma; in questi giorni in cui smonto la casa di Nonna, mi son ritornate in mente quelle uova perché ho ritrovato quel cestino con dentro dei fogli di carta velina ridotti praticamente a brandelli, con su appuntate brevemente e in modo un po’ caotico tutte le maniere con cui le decoravamo.
Provo a ricostruirle e riordinarle qui quelle maniere, pensando che forse potranno essere utili anche oggi a qualche mamma o nonna che voglia preparare per Pasqua delle uova dal sapore vintage, valore economico minimo, valore “sentimentale” altissimo.
Materiale
– Uova di gallina, le più chiare possibili, lavate accuratamente e accuratamente asciugate.
– Carta oleata (oggi va bene anche la carta da forno)
– Forbicine affilatissime
– Garza sterile in rotolo (quella che si usa per fasciare le ferite) usata aperta e sottile
– Filo bianco e ago
– Foglie piccole di primula, viola, trifoglio, quadrifoglio, salvia, rosa, alloro, rametti di rosmarino, timo, maggiorana, erba cipollina eccetera. Petali di rosa, primula, viola, margherite. (Basta non siano piante velenose; una lavanda gastrica a Pasqua non è una bella sorpresa)
Coloranti
– Bucce di cipolle rosse: arancione
– Caffè macinato: marrone
– Tè: marrone chiaro
– Bietole e lattuga: verde
– Foglie di cavolo rosso: blu
– Mirtilli: viola
– Barbabietole: rosso
– Zafferano e curcuma: giallo
– Spinaci: grigioverde
Metodo 1
– Fare dei rettangoli di carta oleata (o da forno) in grado di fasciare l’uovo, ritagliando nel centro silhouette a forma di stella, cuore, gatto, farfalla o quel che si vuole.
– Oppure tagliare la carta a forme di stella, cuore eccetera
– Oppure ancora tagliare la carta a striscioline e avvolgerci l’uovo a spirale lasciando spazi liberi.
– Impacchettare l’uovo, badando che la silhouette o la forma siano ben centrate e la spirale ben posizionata.
– Fasciare completamente l’uovo con la garza, fissarla con qualche punto tramite ago e filo bianco: servirà a tenere ferma la carta con il disegno.
Metodo 2
– Posare sul guscio di ogni uovo le foglioline o i petali prescelti. Per tenerle ferme sul guscio, inumidirle un po’.
– Fasciare l’uovo e fogliolina/petalo con la garza, cucendola con ago e filo.
Infine
– Riempire una pentola con acqua e 2 cucchiai di aceto bianco che fissa il colore.
(Tanti pentolini per colori diversi, una grande per colore unico)
– Unire i coloranti scelti, meglio uno per pentolino senza mescolarli troppo. Ricordarsi che non sono coloranti chimici; ce ne vuole una buona quantità per ottenere una tinta abbastanza decisa.
– Unire delicatamente le uova.
– Far bollire a fuoco bassissimo (per non fare incrinare le uova) per 8 minuti, lasciandole raffreddare nell’acqua.
– Togliere la garza, la carta, le foglie, passare le uova libere velocemente sotto l’acqua fredda.
– Asciugarle delicatissimamente.
E regalarle a chi si vuole bene ricordando che sì, se si vuole si può mangiarle anche se avranno forse dei sapori particolari di cavolo o altro. Ma che è anche bello solo conservarle per un poco, usandole per decorare la tavola a Pasqua, ma al massimo dopo un mese gettarle senza rimpianti.
Tanto probabilmente ci sarà un’altra bambina più o meno piccola che ve le ri-regalerà la prossima Pasqua.
Perché i piccoli gesti d’affetto si tramandano per generazioni.