Sono passati tanti anni dalla prima edizione del mio – ormai testo d’antiquariato – Stupidario della Maturità; molti Maturandi di allora probabilmente hanno figli già alle prese con l’Esame-Incubo per eccellenza, la prima “Grande Prova” della loro vita.
Eppure, nonostante il tempo trascorso e il passaggio generazionale, le sensazioni che l’Esame di Maturità provoca nei ragazzi sono sempre le stesse, identiche a quelle provate dai loro padri e nonni. Non importa che il livello di difficoltà si sia indubbiamente e generalmente abbassato; l’agitazione, l’ansia, la paura, sono sempre uguali. E oggi come allora, contribuiscono alla creazione delle meravigliose, surreali, assurde stupidatepartorite dai maturandi durante gli scritti e orali.
Ne riporto qui alcune estratte dai vari capitoli dello Stupidario annata 1991, dedicandole con un mare di affetto ai Maturandi annata 2018; prendetele come un intervallo rilassante e tutto da ridere, cercando però di non ripeterle all’esame, eh? ;-)
Quando a Milano, il 7 marzo del 1785, Giulia Beccaria in Manzoni diede alla luce un bel maschietto, mai più avrebbe potuto immaginare quanto la figura del suo diletto pargolo avrebbe segnato la cultura dei posteri italiani. In compenso i posteri oggi diciottenni odiano a tal punto il Lisànder da sconvolgere quella lingua che lo scrittore curò, vezzeggiò, limò, perfezionò e adorò sino all’esasperazione. (…)
“Ebbe tanti figli, ma neanche uno intelligente”
“Le sue figlie morirono tutte a ventotto anni, come un segno della Divina Provvidenza”
“Giulia Beccaria era una donna molto leggera da giovane, assai pesante da vecchia”
“Manzoni si convertì al Cristianesimo durante una crisi di agorafobia”
“Andò a Firenze per sciacquare i panni in Arno assieme a Emilia Luti, governante della nipotina”
“Divenne così vecchio che morì e ai suoi funerali tutta Milano esultava”
(…)
“Tutti gli eroi delle tragedie manzoniane non sono allegri”
“Pentecoste vuol dire 50 giorni di apostoli in fiamme”
“Nella Pentecoste Manzoni racconta quando la Chiesa si nascondeva per non farsi prendere dai seguaci dell’Anticristo che pregavano Dei bugiardi e pronubi”
Le cose poi degenerano totalmente quando si tratta di paragrafare i versi delle varie poesie o tragedie; in alcuni casi raggiungiamo il culmine della stupidera acuta. (…)
Prendiamo ad esempio il celeberrimo coro dell’atto IV dell‘Adelchi, ovverossia la morte di Ermengarda. La tapina, dopo essere stata ripudiata dal marito Carlo futuro Magno, langue in punto di morte nell’esilio volontario nel convento di Brescia. Nell’agonia, è perseguitata da incubi e ricorda:
Quando da un poggio aereo, il biondo crin gemmata, vedea nel pian discorrere la caccia affaccendata e sulle sciolte redini chino il chiomato sir
Di questa unica reminiscenza, i maturandi offrono ben quattro interpretazioni:
Quando Ermengarda da una collina vedeva correre nella pianura i suoi biondi capelli pieni di gioielli
Quando da un poggiolo correva veloce sul cavallo chino il re Carlo con i capelli biondi e ingemmati
Quando dall’alto poggio Carlo e Ermengarda vedevano correre nel prato un cavallo dalla bionda criniera ingioiellata
Quando da un alto scoglio la bionda capigliatura ingioiellata vedeva il re correre sul cavallo chiomato
Insomma, ‘sti biondi capelli fanno di tutto tranne che starsene buoni e fermi sul cranio di Ermengarda…Ma i vaneggianti ricordi della figlia di Desiderio proseguono incalzanti; ora rammenta la sanguinaria scena della caccia al cinghiale:
E dietro lui la furia de’ corridor fumanti; e lo sbandarsi, e il rapido redir dei veltri ansanti
“Lui” è Carlo Magno, che secondo i maturandi partecipava a battute di caccia decisamente inconsuete, come testimoniano le seguenti parafrasi:
E dietro lui la folla dei cavalli fumatori che si perdevano e il veloce radar dei cavalieri affannati
E dietro di lui la rabbia fumante dei cavalieri
E dietro a lui tanti cavalli che fumavano
E dietro lui la follia dei cavalieri in fiamme che perdevano la strada e il redimere veloce dei cavalli stanchi
(…) oppure la maturanda che, descrivendo lo stato d’animo di Ermengarda sconvolta dalla vista del sangue sgorgante dal cinghiale abbattuto, disse che la regina “volgea repente il volto”, cioè “girava la faccia repellente“. E come resistere alla tentazione di affogare nella Mosa (“O Mosa errante!”, ossia “Oh Moser veloce!“) il giovin vurgulto che prima declama
Oh tepidi lavacri d”Aquisgrano! ove, deposta l’orrida maglia, il guerrier sovrano scendea dal campo a tergere il nobile sudor!
poi spiega:
O tiepidi lavaggi di Aquisgrana! dove, dopo essersi tolto la maglietta orribilmente sporca il re guerriero scendeva dal campo per lavare il sudore dei nobili!
Carlo Magno re dei Franchi, sudicione sì, ma molto democratico.
(…)
Avete presente il Diacono Martino nel II atto? Il modo in cui si presenta al re Carlo è già tutto un programma; uomo di chiesa, proclama tutto fiero:
All’ordin sacro ascritto dei diaconi io son
ovvero
All’ordine sacro iscritto dei diavoli io son
(…) Narrando ai Franchi come gli sia stato possibile trovare un passaggio sui monti che permettesse ai soldati carolingi di raggiungere i Longobardi e far loro la festa, esclama:
Dio gli accecò, Dio mi guidò
La fede nei miracoli spinge a tradurre al volo:
Dio mi accecò, Dio mi guidò
Forse con un cane guida? Ad ogni modo, le stranezze compiute dal sant’uomo non hanno fine; egli prosegue il suo racconto con pathos crescente:
L’orme ripresi poco innanzi calcate
cioè
Raccolsi le orme dei piedi che avevo fatto prima
Arriva finalmente su di un’altura da dove scorge l’accampamento di Carlo Magno; ovviamente è agitato, felice al punto di affermare:
Il cuor balzommi: e il passo accelerai
il che in parole povere significa
Il cuore mi fuggì: ed io gli corsi dietro
E perché Martino corre tanto? Ma per raggiungere, oltre il suo muscolo cardiaco, anche la meta agognata del suo avventuroso viaggio:
I sospirati padiglion di Giacobbe
i quali altro non sono che
Le desiderate orecchie di Giacobbe
(…)
Il Cinque maggio.
Ei fu
Due parole soltanto, quattro lettere quattro: EI e FU. Non di più. Ma la stupidera imperversa incurante di lunghezze e concetti:
Egli è
oppure, più incisivo e chiarificante:
Egli è esistito
E dato che molti liceali arrivano all’ultimo anno delle superiori senza aver ancora imparato a leggere, eccoli declamare compunti al momento dell’interrogazione:
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: