Una Delle Sacre Rappresentazioni Più Famose: Il Calvario Di Grassina

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(foto Seetuscany)

Grassina, frazione di Bagno a Ripoli (FI), sino all’inizio del ‘900 era conosciuta come il paese delle lavandaie; posto vicino a due torrenti , il Grassina e l’Ema, dotato di un’esposizione estremamente solatia, il paese riceveva centinaia di capi di biancheria “grossa” (lenzuola, tovaglie, asciugamani) dalle famiglie nobili fiorentine, da quelle piemontesi dell’epoca di Firenze capitale, da albergatori, caserme, collegi.
Sua caratteristica era il paesaggio dagli ampi prati coperti di candido bucato steso al sole; qui un video documentario dedicato all’ “ultimo lavandaio” e ai suoi ricordi 

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Ma Grassina è celebre anche per aver dato vita a una delle Sacre Rappresentazioni più famose d’Italia: la Rievocazione storica della Passione di Cristo.

L’uso di processioni nel periodo della Settimana Santa iniziò in Europa nel secolo XVII, travagliato da carestie, alluvioni, guerre ed epidemie: la sofferenza delle popolazioni veniva in tal modo accomunata, in una sorta di transfert, a quella del Cristo durante la sua Passione.

In tutta Italia in questi giorni si svolgono manifestazioni del genere; ma quella di Grassina è indubbiamente la più imponente.

La prima rappresentazione risale al 1634: in tutta la zona imperversava la peste nera, ma gli unici luoghi che rimasero miracolosamente indenni furono Bagno di Ripoli e Grassina; così gli abitanti – fra fiaccole, cori e un carro pieno di bimbi vestiti da angioletti – si recarono in processione di ringraziamento sulla collina che domina il paese.

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Negli anni successivi il corteo si tramutò in una Via Crucis sempre più scenografica, alla quale vennero aggiunti figuranti in costume.
Nel 1930 la “Rappresentazione del Gesù morto” era già conosciuta anche fuori dai confini, attirando sin da allora numerosi turisti; e dopo due lunghe interruzioni dovute la prima, nel 1940 – alla guerra e la seconda all’alluvione del 1966 che massacrò tutta la zona fiorentina, negli anni ‘80 la rievocazione storica rinacque in modo decisamente grandioso.

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Dalle 21,30 dei Venerdì Santo più di 400 figuranti in costume attraversano il centro del paese gremito da spettatori formando un solenne Corteo Storico che si unisce – nel grande prato posto di fronte alla collina del Calvario – ad altri 80 personaggi che daranno vita alle scene rappresentati l’ultimo periodo della vita di Cristo: L’ultima Cena, Gesù nell’orto degli ulivi, Gli Apostoli addormentati, L’arrivo dei soldati, Il bacio di Giuda, La cattura di Gesù, Gesù nel Sinedrio, Il Processo, Barabba, Pilato che si lava le mani, La condanna.
Dopo questa inizia la processione che  mestamente segue il Cristo che porta la Croce e cade tre volte. Poi l’incontro con le Pie Donne e la lenta ascesa al Calvario sul quale sono piantate le tre Croci alle quali verranno legati Gesù e i due ladroni, nell’ultima drammatica scena della Crocifissione.  

Littori, centurioni, soldati a cavallo e non, Pilato, Erode, paggi, donne romane, apostoli, cortigiani, Caifa, sacerdoti, Giuda, Veronica, Maddalena, Madonna e pie donne, Barabba, i ladroni e ovviamente Gesù si muovono e recitano nell’oscurità della notte illuminata da sapienti giochi d’illuminazione teatrale; i dialoghi sono tratti liberamente dai Vangeli di Luca, Giovanni, Matteo, e nell’aria si diffondono commoventi musiche di Haendel, Grieg, Stravinskij, Dvorac, Bach, Verdi, Wagner

Uno spettacolo altamente suggestivo e ormai famoso in tutto il mondo, che non ha nulla da invidiare alle rappresentazioni teatrali allestite dai più grandi registi.

Una curiosità: per contrappasso dissacratorio fu proprio un grande regista, Mario Monicelli,  a utilizzare nel 1982 questa manifestazione per una delle scene più esilaranti e  “feroci” di “Amici miei atto II”.

© Mitì Vigliero