Antiche Cosmetiche Follie

Sin dai tempi più antichi l’arte cosmetica ha affascinato l’umanità.

Nelle piramidi egizie sono state trovate numerose trousse contenenti tutto l’occorrente col quale sia maschietti che femminucce si truccavano il viso; con un bastoncino d’avorio intinto nel nerofumo cerchiavano gli occhi allungandoli come quelli del gatto, animale sacro; col carminio coloravano guance e labbra e con la polvere di henné si tingevano le unghie.

Ovviamente le mode cosmetiche variavano a seconda del metodi usati dai nobili/Vip in auge in quei momenti; e ieri come oggi, a dettar legge  erano soprattutto le donne giudicate più trendy e quindi obbligatoriamente da imitare in tutto, per tutto e nonostante tutto.

Nell’antica Roma Poppea lanciò, oltre la moda dei bagni in latte d’asina, anche quella delle creme da notte: uno spesso strato di farina di segale sciolta nell’olio d’oliva da spalmarsi in faccia prima di andare a dormire.

L’uso divenne comune, le matrone facevano a gara ad inventarsi altre miracolose ricette tra le quali ne furoreggiava una a base di farina di fave e gelatina di nido, alias cacca di uccelli.

Questi intrugli presero ben presto il nome di “maschere del marito”, perché a godersele era solo il poveretto; Giovenale infatti nella Satira VI tuonava:


Il viso, gonfio di pomate,
tutto un effluvio di ceroni poppeani,
in cui s’invischiano le labbra
del povero marito,
è ripugnante, eppure muove al riso
(…)
Finalmente svela il suo volto:
tolto il primo strato d’intonaco,
ecco, ora sappiamo chi è;
poi si massaggia con il latte:
si sa, anche se fosse esiliata al polo artico,
condurrebbe con sé una mandria d’asine.
Io domando: è una faccia questa,
cosí mutata in maschera,
sostenuta da tanti impiastri,
tutta madida per gli impacchi
di farina bollente,
o non piuttosto un’ulcera?
(trad. da qui)

Pare però che, secoli dopo, anche un maschione come Enrico III  fosse uso ad andare a nanna con la faccia spalmata di farina e bianco d’uovo; maschera schiarente, ammorbidente e antirughe servita a ben poco visto che quel re di Francia è passato alla storia con tre soprannomi: Nero, Peloso e Vecchio…

Mme Tallien

Quella ritratta lassù è Teresa Cabarrus, Marchesa di Fontenay e moglie del rivoluzionario francese Tallien; donna famosa per la sua bellezza,  durante il Direttorio lanciò la rivoluzionaria moda di ammorbidirsi la pelle facendosi schiacciare chili di fragole sul corpo.

Cura di sicuro meno dispendiosa di quella di Cleopatra che una volta la settimana – per ottenere una pelle diafana e purissima– ingurgitava bicchierozzi d’aceto in cui erano state fatte sciogliere delle perle, ma di certo più gradevole di quella del medico di Corte francese François Marie Dubois il quale, alla fine del ‘700, per rendere fresca, elastica e vitale la cute raccomandava bagni di sangue fresco, facendo installare nei mattatoi grandi vasche affinché le madame potessero comodamente immergersi in loco nel liquido ancora fumante…

Però vi assicuro che era sempre meglio del rimedio  per incandidire, rinvigorire ed aumentare il volume del seno che furoreggiava fra le dame della parmense Corte di Maria Luigia e che  suggeriva alle signore vigorosi massaggi fatti con letame di piccione… E chissà com’erano contenti i signori.

©Mitì Vigliero