L’Acqua e i 5 Sensi

(PlacidaMano ©Fabs)

22 Marzo, Giornata Mondiale dell’Acqua

Mi piace guardarla, l’acqua; amo vederla scorrere, osservarne i riflessi, le variazioni di forma.
E’ il simbolo stesso dell’esistenza, un fluire continuo, un continuo cambiamento: è il Divenire.
E proprio come simbolo d’élan vital, mi piace sia quando è limpida, pura, e infonde allegria, sia quando è torbida, scura, e suggerisce tristezza.

Mi piace ascoltarla, l’acqua; quando scroscia violenta dal cielo o da una rupe in forma di cascata; quando romba cupa nei fiumi in piena o nella marina in burrasca.

Quando  sussurra con lo sciacquìo monotono e tranquillo dell’onda calma che si scioglie sulla riva col ritmo d’una ninnananna.

Mi piace odorarla, l’acqua; ciascuna ha un aroma particolare. Pungente quello del mare, dolce quello del lago, vitale quello dei torrenti e della pioggia, malinconico quello degli stagni.

Mi piace gustarla, l’acqua; nel sentirla fresca e dolce entrare in me quando la bevo, immagino davvero di tramutarmi in quel “cespite dell’erba inaridita” di manzoniana memoria, che riprende vita al contatto della rugiada.

E infine mi piace toccarla, l’acqua; per me nata sotto il segno del Cancro è elemento naturale.
Sin da bambina è stata un’attrazione irresistibile; non riuscire a starne lontana, mai. Sentire sempre il bisogno di immergervi le mani, o solo di sfiorarla. Ancora oggi, quando mi tuffo in lei, mi sembra d’essere accolta in un abbraccio materno.
Mi sento finalmente a casa.

© Mitì Vigliero

PlacideNovelline per Riflettere

Aristotele e il seccatore
   Un facondo e prolisso parlatore, convinto di essere un grande filosofo, seccava Aristotele con discorsi petulanti, banali e noiosissimi; ad un tratto gli chiese: “Ebbene, maestro: non siete stupito di quanto vi ho detto?”.
“Ciò che mi stupisce” rispose Aristotele “è che io faccia uso degli orecchi per ascoltarvi, quando ho i piedi per fuggirvi”.

Modestia di poeti
   Victor Hugo ricevette un giorno una lettera che portava questo semplice indirizzo: “Al più grande poeta di Francia”.
Egli, senza aprirla, la mandò a Lamartine il quale  la rispedì a Hugo.
Non si seppe mai quale dei due aprì la lettera per primo.

Saggezza presidenziale
   Il Presidente degli Stati Uniti Grant stava lucidandosi le scarpe nel suo ufficio quando entrò il suo segretario che gli disse scandalizzato:
“Ma come? Il Presidente si lustra le scarpe da solo?”
E Grant rispose: “Sicuro! Del resto è meglio lustrarsi le scarpe da sé, che dover lustrare quelle degli altri!”.

Manzoni e il presuntuoso
 Un giorno Alessandro Manzoni, quand’era Senatore al primo Parlamento italiano, seccato di ascoltare un altro senatore presuntuoso che quando parlava diceva “il mio signor padre, la mia signora madre, la mia signora moglie, i miei signori figli” eccetera, chiamò il suo cameriere e ad alta voce gli disse: “Mio signor cameriere, dite al mio signor cocchiere d’attaccare alla mia signora carrozza i miei signori cavalli”.

La vanità è donna
   Il celebre giornalista Vassallo detto Gandolin, stava passeggiando insieme ad un amico e alla moglie di questo; la signora discuteva animatamente con Gandolin, il quale aveva avuto il torto di affermare che la Vanità sia difetto comune a tutte le donne.
Ad un tratto videro entrare in una chiesa una processione di comunicande, Figlie di Maria, suore eccetera.
Gandolin disse alla signora: “Contesti la mia idea? Va là che te la dimostro!” e alzando la voce per essere udito bene esclamò:
-“Quante donne pie! Peccato che la più bella abbia il naso sporco…”.
E tutte le pie portarono la mano al naso.

Presentazioni
   L’abate Tanzini, fiorentino del ‘700, era un uomo molto intelligente, dotato di un carattere schietto e totalmente indifferente all’eleganza. Un giorno si trovava nel’anticamera di un Principe e due cortigiani, vedendolo mal vestito e con la faccia imbarazzata dalla sontuosità del luogo, gli si avvicinarono e gli chiesero chi fosse.
“E voi, chi siete?”, rispose seccato l’abate.
Il primo dei due disse sussiegoso: “Io sono un gentiluomo che ha l’onore di servire Sua Eccellenza in veste di segretario”.
“Ed io” disse l’altro “ho l’onore di servire il Principe come ciambellano”.
“Ed io – ribatté Tanzini – sono l’abate Tanzini, che ha l’onore di non servire nessuno”.  

©Mitì Vigliero