Sul primo altare a destra della chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, si trova un curioso quadro di Leonardo da Pistoia che rappresenta San Michele Arcangelo che calpesta e trafigge il Demonio raffigurato come un’orripilante creatura metà spaventoso drago, metàa splendida donna bionda.
E’ un’immagine votiva del committente del quadro, Diomede Carafa vescovo di Ariano, il quale in tal modo – nel 1542 – volle ringraziare Dio della grazia d’averlo fatto resistere alle “lusinghe diaboliche” della nobildonna Vittoria d’Avalos: difatti sotto il quadro sta scritto “Fecit Victoriam Alleluia 1542, Carafa”.
Probabilmente il Carafa chiese al pittore di ritrarre la “diabolica tentatrice” in modo spaventosamente incisivo, per terrorizzare mettere in guardia chi, in un futuro, incappasse in tipi di donna come quella; malvage dentro e capaci -con la loro bellezza e le loro moine- di far perdere la testa agli uomini anche più saggi e probi, rovinandoli e portandoli alla dannazione.
Ma come narrò nel 1919 Benedetto Croce nel suo Storie e Leggende Napoletane , il risultato fu un po’ diverso.
“Fatto sta che nel quadro del Pistoia quel bel volto di giovane donna, dai biondi capelli e dai dolci occhi, appare calmo, quasi sorridente, ed ella piega le braccia e le mani in molle atto voluttuoso, e par che non si accorga nemmeno della lancia che l’angelo le ha infitta sul dorso serpentino, sia che non la prenda molto sul tragico, sia che non voglia, pur nel languire morendo, scomporre la propria attraente vaghezza”
E così i Napoletani più che spaventati ne furono affascinati, iniziando immediatamente a usare quel ritratto come termine di paragone: e ancor oggi per definire una donna che può portar guai, ma chisseneimpòrta, la definiscono “Bella come il Diavolo di Mergellina”.