Perché si Dice: Indorare la Pillola (e risposta all’Oggetto Misterioso di ieri)

(©Scott Maxwell – Fotolia.com)


Un tempo (e ancora oggi, in qualche parte del mondo o per certe medicine alternative) tutte le pillole venivano fabbricate a mano.

Il farmacista, seguendo ricette scritte sui formulari di Farmacopea, prima pestava in un mortaio insieme  ad agglutinanti (miele, glicerina ecc) erbe, succhi, polveri minerali, semi, droghe, insomma tutti i componenti adatti alla malattia da curare.

Poi stendeva la pastetta ottenuta su un apposito strumento detto pilloliere (e questo è il nome dell’oggetto misterioso che vi ho postato ieri).

Infine  la pressava con la parte superiore del pilloliere, formando dei tubicini che venivano poi tagliati in pillole.

Queste però avevano alcuni difetti.

Innanzi tutto soffrivano l’umidità, e non potevano essere conservate facilmente.
Poi non erano facili da inghiottire, essendo ruvide e “polverose”.  
Infine la cosa peggiore: una volta a contatto con la saliva si disfacevano sulla lingua, diffondendo il sapore spesso schifosino degli ingredienti, solitamente amari e nauseanti.

Così, per evitare tutti quegli inconvenienti, si prese l’abitudine sia rotolarle in povere di liquerizia, sia di “confettarle” nello zucchero, sia di ricoprirle con un leggerissimo velo di argento o d’oro, operazione questa che si realizzava chiudendo le pillole in speciali bussolotti assieme a foglie d’argento o oro e scuotendole a lungo.


Per questo motivo oggi si dice “indorare la pillola” quando, cercando di rendere meno amara e sgradevole a qualcuno una notizia o una decisione non bella che lo riguardi, si tenta di presentargliela “mascherata” nel modo il più piacevole possibile.

E se volete approfondire la storia delle pillole, vi consiglio queste interessanti e divertenti pagine da cui ho tratto le ultime due immagini.

©Mitì Vigliero

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