Oggi vi racconto una favola.
Tanto e tanto tempo fa, in Cina c’era una Principessa bella come il sole.
E c’era un Giovane, bello come il sole pure lui, che lavorava come uomo di fatica nei giardini dell’Imperatore
I due erano tanto innamorati, ma il Giovane aveva un gravissimo difetto: era povero in canna.
E la Principessa invece, come ogni principessa che si rispetti, era ricchissima.
Ovvio quindi che tra i due non sarebbe mai potuto esserci alcun futuro.
I due si amavano come ci si amava tanto e tanto tempo fa; occhiate furtive, batticuori e qualche scambio di piccoli simbolici doni.
Il Giovane, non avendo altro da offrire alla sua amata, si recava negli splendidi giardini del palazzo imperiale dove coglieva i fiori più semplici – simbolo di se stesso – guarnendoli con rametti di foglie considerate troppo umili dai Capi Giardinieri, che solitamente le trattavano come erbacce e le strappavano.
E in rapidissimi incontri furtivi, in cui non veniva scambiata nemmanco una parola, li donava alla Principessa.
Ora accadde che, essendo stato l’Imperatore padre avvisato dalle solite linguette gentili di Corte che un Giovane poverissimo ronzava come un moscone attorno alla Principessa sua figlia, diede ordine alle guardie di tenerla sott’occhio costantemente ed assiduamente.
Così un giorno, proprio mentre il Giovane innamorato porgeva alla sua bella il solito mazzolino di fiori rubati per amore, arrivarono di corsa le guardie e il giovane fuggì a gambe levate, portandosi dietro il mazzolino.
La Principessa non riuscì che ad afferrare un ramoscello di verdi foglie profumate.
Tornata nelle sue stanze, immerse tutto il ramoscello in una brocca piena d’acqua zuccherata e al tramonto, in preda alla nostalgia, si versò un bicchiere di quell’acqua e lo bevve.
Sentì subito un sapore speciale, gradevolissimo, e pensò che fosse un messaggio del suo amato bene.
E giurò: “Io, bevendolo, terrò in me sempre sempre il tuo Amore, per non dimenticarmi mai di Te”.
Sguinzagliò le damigelle nei giardini imperiali, affinché trovassero quelle foglie.
Una volta trovate, ordinò che venissero coltivate con somma attenzione e che ogni giorno le venisse portato un infuso di quelle foglioline profumate, che chiamò “Te”.
E le Dame e i Dignitari di Corte ben presto fecero a gara per imitare il costume della Principessa, e dalla Corte questo uso si diffuse per tutto l’Impero e da lì in tutto il Mondo.
Del Giovane innamorato fuggito, nessuno seppe mai più nulla.
E fu un peccato, perché se avesse brevettato il tè, sarebbe diventato celebre e ricchissimo, e avrebbe di certo potuto sposare la sua Principessa.