…lentamente, molto lentamente; metronomo perfetto per scandire la velocità con cui svuoto gli scatoloni.
Sono riuscita a ricoprire 100mq del pavimento del salone pianoterra, oltre ogni superficie piana lì presente, con gli oggetti più disparati.
Tre servizi di piatti, due di bicchieri; pentole, ciotole, posate.
Tele per quadri e sei cassette di colori e pennelli di mamma, ora passati alla suocera – allieva di Morandi – che che farà buon uso.
Coperte, copriletti, mezzari, tende; lenzuola e asciugamani.
Il Libro Segreto degli Gnomi, 25 volumi della Fabbri comprati quando tutti noi 4 eravamo troppo grandi per leggerli, ma che piacevano troppo a tutti noi 4 adulti…Ora li ha in cameretta la nipotina bionda, e vedo nei suoi occhi lo stesso sguardo mio quando li guardavo.
Tazze, tazzine, vasi da fiori, vassoi, piatti di peltro.
Monopoli, Risiko, la Tombola in Napoletano (fantastica), Trivial Pursuit; per le lunghe serate invernali con gli amici, col ricordo di altre lontane – dio, quanto lontane…- serate in un’altra casa in un’altra città.
Appliques e lampadari; aspirapolvere e lucidatrice.
Il servizio in rame per la bourguignonne, che a Torino usavamo soprattutto per la bagnacauda; e una volta papà, portandola trionfante in tavola, inciampò. Evitammo le ustioni, ma il bukara del tinello, nonostante la lavanderia, puzzò d’aglio per anni.
E poi non so, sono ancora più d’una decina gli scatoloni chiusi; e fuori pioviggina lentamente, molto lentamente. Mentre i ricordi mi abbracciano in fretta, troppo in fretta.