Lasagne ai Carciofi Dimenticati

Non so se capita anche a voi, ma io qualche volta faccio la spesa e poi mi dimentico quello che ho comprato.

Ad esempio dieci giorni fa avevo preso 4 meravigliosi carciofi, con tutta l’intenzione di mangiarli in pinzimonio.

Erano in un sacco di carta, grosso, come quelli del pane; in frigo non ci stavano, son finiti appoggiati in un angolo della cucina e lì son rimasti sino a ieri.

Ovviamente si erano intristiti molto (non avete idea di quanto possa esser triste l’espressione di un carciofo abbandonato); avevano perso freschezza, messo su rughe…

Il carciofo ligure non è che abbia molta polpa tenerella; saporitissimo, sì, ma pieno di spine. E quando diventa vecchio perché qualche distrattona lo dimentica, si prosciuga diventando particolarmente legnoso.

Allora ho preso i carciofi, e ho tagliato i gambi; da questi ho tolto la corteccia, mantenendo solo la parte verdina interna, e l’ho affettata sottile schiaffandola in una ciotola piena di acqua fredda e succo di limone.

Poi ho affrontato le teste, decapitandone la punta maledettamente spinosa e togliendo tutte le foglie esterne e le spine interne, mantenendo solo il cuore.
Poi sono andata in bagno a disinfettarmi le 17 stigmate che le spine mi avevano procurato su dita, palmi e polsi.
Tornata, ho tagliato i cuori a fettine sottili e ho messo pure loro nella ciotola dell’acqua.

Mentre i carciofi stavano in ammollo, ho affettato una cipolla, preso una pentola antiaderente bella larga, messo un filo d’olio, rosolato la cipolla a fuoco basso basso; ho aggiunto i carciofi scolati ma non troppo: alzato il fuoco, mescolato, bagnato con vino bianco, fatto evaporare.

Poi ho coperto tutto con abbondante brodo vegetale (acqua e dado in polvere senza glutammato), abbassato il fuoco e me ne sono andata in studio a fumarmi una sigaretta e rispondere a un po’ di email.

Tornata in cucina dopo mezz’ora, ho scoperto nel frigo due piccoli pomodori che stavano meditando il suicidio per esplosione, tanto erano maturi. Così li ho lavati, tagliati a dadini e buttati nella pentola coi carciofi insieme a un paio di foglie di menta; due mescolate veloci e fuoco spento.

Poi ho aggiunto ancora una mestolata di brodo (il sugo deve restare un po’ liquido) e la besciamella; se siete virtuosi ve la fate da soli. Io che non lo sono ho usato quella in pacchetto, ché non avevo tempo per mettermi lì a mescolare latte farina burro, dio che fatica.

Ho preso delle lasagne secche di quelle che non hanno bisogno di esser bollite prima; le mie erano verdi (quelle c’erano, in dispensa).
Ne ho tirate fuori 8, passate una a una velocemente sotto l’acqua calda, messe a scolare nel colino e ho acceso il forno a 200°.

Nel frigo ho recuperato anche un etto di fontina, e l’ho tagliata a dadolini.

Poi ho tirato fuori una teglia piccola e alta, l’ho imburrata e ho posato nel centro due lasagne affiancate in verticale.   
Le ho coperte coi carciofi, un po’ di fontina e altre due lasagne messe stavolta in orizzontale. Carciofi, fontina, 2 lasagne in verticale e così via, sino alla fine delle lasagne e dei carciofi.

Coperto le ultime lasagne con tanto parmigiano, messo la teglia in forno per 30 minuti, sfornato e pappàto.

Ve le consiglio, sì.

©Mitì Vigliero

La Zuppa Sardovaldostana (e pure un po’ parmense) di Mitì

E’ il secondo foglietto scritto da me che trovo nel libro; sono riconoscibili, digitati al pc e poi stampati.
Confesso che mi divertono di più quelli scritti a mano: è come una sorpresa ogni volta.

Però questa zuppa è davvero buona, o almeno, a me piace molto e riscuote sempre un grande successo ogni volta che la cucino.
Ricordo di averla “inventata” una domenica invernale, con 4 amici milanesi bloccati dal traffico del ritorno e ospitati per una cena al volo e il frigo languente; solo del brodo (grazie a un bollito fatto il giorno prima), nessun tipo di pasta in quantità sufficiente (persino il riso bastava al massimo per un risottino per due),  della fontina valdostana buona buona… Ma come si dice, necessità aguzza l’ingegno ;-)

Brodo di carne
Pane carasau (quello sardo sottilissimo e secco in forma rotonda)
Fontina o gruyere
Parmigiano grattugiato
Pepe nero

In ciascun piatto fondo dove si servirà la zuppa, mettere uno strato di pane carasau, cospargerlo abbondantemente di parmigiano e fontina tagliata a lamelle sottilissime, altro strato di pane, altro cospargimento di formaggi, spolverata finale di pepe.
Quando gli ospiti saranno seduti a tavola, versare nei piatti due o tre mestoli di brodo bollente; il pane si ammorbidirà, i formaggi fonderanno e buon appetito.

© Mitì Vigliero