Roma E Alcune Sue Strane, Curiose Fontane

santa emerenziana

Ieri un guasto alle tubature romane ha creato un spettacolare getto d’acqua in piazza Santa Emerenziana; sorridendo ho commentato su Twitter “Come non ci fossero già abbastanza fontane a Roma…”.
Perché la Città Eterna, si sa, pullula di fontane; fra queste però alcune sono poco conosciute e decisamente curiose.

fontana della terrina

In piazza della Chiesa Nuova, ad esempio, si trova la Fontana della Terrina, progettata nel 1581 dal Della Porta.
In origine era solo una conca di marmo, ma poiché stava vicino al mercato rionale veniva usata dai fruttaroli per tenere al fresco la merce e da altri per gettarvi monnezza varia; fu così che papa Gregorio XV ordinò che venisse costruito un coperchio in travertino atto a chiuderla, dandole decisamente la forma di una zuppiera da tavola (la terrina, appunto).

fontana degli artisti

Opera dell’architetto Pietro Lombardi, che aveva ricevuto (dal 1926 al ’27) dal Comune l’incarico di creare delle fontane che ricordassero mestieri e oggetti rappresentati i vari quartieri romani, è invece la piccola Fontana degli Artisti di via Margutta, zona da sempre considerata una sorta di MontMartre italiana; una piramide di cavalletti, sgabelli, tavolozze, maschere, compassi dai quali esce l’acqua, con in cima un secchio pieno di pennelli e scalpelli da scultore.

fontana dei libri

Sempre di Lombardi è la Fontana dei Libri, in via degli Staderari; dentro una nicchia, 4 libri antichi, due per lato, che ricordano la vicina Università della Sapienza: l’acqua sgorga da due cannelle a forma di nastro segnalibro.

fontana delle attivita lavorative

Sprizza alacrità la Fontana delle Attività Lavorative, in Piazza delle 5 Giornate.
Appoggiata al Palazzo dell’Inail, ente che la commissionò nel 1940 allo scultore Francesco Coccia. 
E’ una vasca rettangolare sormontata da un bassorilievo che ha al centro una solenne figura femminile (simbolo della protezione dell’Inail sui lavoratori) con intorno i lavoratori stessi; muratore, fabbro, balia, contadino, maestro d’ascia ecc.

fontanina innamorati

In piazza Trevi, sul lato destro della fontana più nota, si trova la Fontanina degli Innamorati, graziosa vaschetta progettata nel 1761 da Nicola Salvi, caratterizzata da due getti d’acqua incrociati.
Si dice che i fidanzati che vi bevano insieme rimarranno fedeli per tutta la vita; meglio però non fare la prova, perché pare che l’acqua sua e della Fontana di Trevi non sia più potabile.

lapide fontana lupa wikipedia

Chissà com’era invece l’antica Fontana del Lupo o della Lupa che oggi non esiste più; però è rimasta – nell’atrio del palazzo Capilupi o Valdina Cremona in via dei Prefetti –  la lapide che nel 1578 la sovrastava e che recita:
Come la lupa mansueta diede il latte ai gemelli, così il lupo fattosi mite qui ti dà l’acqua che scorre perenne ed è più dolce del latte, più pura dell’ambra e più fredda della neve.
Perciò da qui la portino a casa nell’anfora ben pulita i bimbi, i ragazzi e le donne anziane.
È proibito bere a questa fontanella ai cavalli e agli asini, e neppure il cane e la capra vi bevano con il loro lurido muso
” 
E chissà se le bestie citate ubbidivano…

fontana facchino

In Via Lata si trova la cinquecentesca Fontanella del Facchino, prediletta da Pasquino come “statua parlante” su cui appiccicare versi satirici.
Pare raffiguri Abbondio Rizio, facchino noto per la forza bestiale e le ciucche grandiose; un tempo, sopra la fontana vi era una lapide in latino che recitava:
Ad Abbondio Rizio, espertissimo nel legare e soprallegare fardelli, il quale portò quanto peso volle, visse quanto poté ma un giorno, mentre portava un barile di vino in spalla e un altro in corpo, morì senza volerlo”.

naiadi-rutelli fritto misto

Infine, alla fine dell’Ottocento, grande scandalo venne suscitato dalla Fontana delle Najadi sita in Piazza della Repubblica.  
In origine era molto semplice, una serie di vasche di varie altezze, e quando Guglielmo I venne in visita a Roma il Comune, per abbellirla, le fece mettere attorno quattro leoni di gesso; ma il popolo dell’Urbe non gradì.
Così si decise di far costruire statue vere da un artista siciliano, Mario Rutelli (sì, il bisnonno di) che forgiò quattro Najadi: degli Oceani, dei Fiumi, dei Laghi e delle Acque Sotterranee. Solo che le Najadi, da brave pagane divinità acquatiche, erano nude e assai prosperose; perciò  i focosi giovanotti romani passavano giornate intere facendo capannello attorno e addirittura sulla fontana, esprimendo estatica ammirazione con ben poco raffinati commenti barriti ad alta voce.

fontana najadi autore foto Notafly wikipedia

Fu così che intorno alla fontana fu eretta una robusta cancellata, che in realtà servì solo ad aumentare il fascino proibito delle ninfe facendo accorrere fauna maschile da tutta la romana provincia; nonostante l’ala conservatrice papalina denunciasse ululando la “pubblica indecenza”, nel 1901 la cancellata venne definitivamente tolta.
Rutelli intanto preparava la statua centrale; facendo stavolta ben attenzione a non urtare il comune senso del pudore, nel 1911 (anno dell’Esposizione Internazionale di Roma) piazzò nel mezzo della fontana il primo abbozzo in malta, che rappresentava un polpo, un delfino e un uomo avvinti in una lotta: risultato fu che i romani battezzarono la statua “Il fritto misto“.
Così Rutelli tolse il polpo, fondendo nel bronzo solo l’uomo e il delfino; ma il culinario soprannome rimase.

© Mitì Vigliero