Interminabile pomeriggio d’estate in città. Persiane socchiuse alla ricerca d’un po’ d’ombra, il ventilatore che ronza muovendo aria calda.
La macaja abbassa sia la pressione sia la lucidità mentale; l’unica è stare sdraiati sul divano con in mano il telecomando e guardare la tv in uno zapping distratto.
Non so manco che canali siano: sono troppi.
Ignoro che cosa sia quello che sto vedendo; so solo che sono cose vecchie.
Vecchi film, vecchi telefilm, spezzoni di vecchi spettacoli.
Come l’ennesima replica su una tv locale de La casa nella prateria, che l’ennesimo zap mi mostra. Io e Laura Ingolls siamo quasi cresciute insieme; guardavo recitare Laura bambina ed ero bambina come lei.
Ora mi fa un certo effetto vederla cristallizzata a dodici anni, con le treccine e la vocina, mentre io potrei essere pluricomodamente sua madre.
Altri zap frenetici, altro film in bianco e nero: Cerasella, con Marisa Allasio. In una sequenza sfoggia un abito a strisce chiare e scure, vitino di vespa, corpetto a scollatura quadra, gonna larga.
E di nuovo all’improvviso ricordo e mi rendo conto che è identico, ma proprio identico, a quello che indossava mia madre in una foto in bianco e nero scattata a Portovenere.
Era la fine degli anni ‘50, e quel vestito è stato per anni appeso in un armadio in campagna. Chissà che fine ha fatto.
Le strisce erano color avorio e salvia; di quello dell’Allasio ignoro la tinta, il film è in bianco e nero, come la foto di mamma, come quasi tutti i ricordi di quelli della mia generazione.
Ma guarda un po’ che roba.
Marcel Proust ritrovava il suo tempo perduto mangiando madeleinettes: io ritrovo il mio facendo zapping col telecomando.
Invece che quel gioco da bambini, il “filo di parole” – dove una parola ne richiama un’altra – mi metto a fare il “filo delle immagini“, che richiamano ricordi. Un gioco dell’anima.
E con un altro zap-madeleinette ecco comparire Enrico Simonetti: anno 1966, gli orecchioni.
Li avevamo presi in contemporanea io (9 anni) e mio fratello (6 anni); ricordo noi due insieme nel lettone dei genitori a guardare Il signore ha suonato?, uno spettacolo musicale.
Simonetti raccontava buffe favolette accompagnandosi al piano e noi ridevamo mentre nostra madre piangeva: perché fa malissimo ridere con la faccia gonfia per gli orecchioni presi a 30 anni.
Rifaccio zap ed ecco Il cow-boy col velo da sposa, titolo idiota per un film molto carino; la prima volta che lo vidi fu alle medie, a scuola, Istituto Sant’Anna, via Massena Torino.
Due volte al mese, al pomeriggio, le monache “facevano cinematografo” per le allieve; un’orda di femmine dai 6 ai 18 anni stipate in auditorium a guardare pellicole romantiche e dolci: Tutti insieme appassionatamente, Sette spose per sette fratelli, FBI operazione gatto, Piccole donne, Pollyanna…
Ricordo che per noi, allora, il film era bello solo se l’ultima sequenza si chiudeva con un bacio fra il lui e la lei protagonisti principali.
Che sceme eravamo.
O forse no?
E voi avete madeleinettes televisive legati a particolari ricordi della vostra infanzia?