Vi racconto la mia “Leggenda delle Acciughe”

(Eredel Illustration)

Tanti e tanti anni fa, così tanti che non potete nemmeno immaginarne quanti, splendeva nel cielo una numerosa famiglia di stelle: stelle piccine piccine, ma luminosissime, forse le stelle più luminose di tutto l’universo celeste.

Si chiamavano Engrauline ed erano molto, molto vanitose.

Infatti ogni notte, dall’alto del cielo si specchiavano sull’acqua del mare e la volta infinita echeggiava incessantemente delle loro presuntuose vocine:

“Guardate la nostra luce” dicevano superbe alle Pleiadi “guardate com’è intensa, chiara, sembra argento puro…”

“Guardate i nostri riflessi” dicevano tronfie alla via Lattea “guardate come palpitano vivi sulla nera acqua del mare…”

“Guardate gli umani”, dicevano boriose ai Pianeti “guardate come ci ammirano con la testa volta all’insù…”

Le altre stelle ascoltavano, guardavano e rispondevano che davvero sì la loro luce sembrava argento; che davvero sì riflessa sull’acqua nera del mare sembrava viva; che davvero sì gli umani le ammiravano molto…

In realtà erano risposte meccaniche e rassegnate, dettate da mera educazione e soprattutto dalla segreta speranza che le Engrauline, dopo averle ottenute,  stessero un po’ zitte.

Ma le stelline vanitose anche durante il giorno continuavano a parlare e parlare e parlare, senza mai prender fiato una volta.

Solo che, in quel momento, le loro parole passavano dai continui autoincensamenti  alle continue lamentazioni:

“È ingiusto, nessuno di giorno può vedere la nostra splendida luce d’argento…”

“Accidenti, potremmo essere molto più ammirate dagli umani se questi ci potessero guardare anche col Sole…”

“Uffa, di giorno qui in cielo non sappiamo che fare e ci annoiamo, perché non possiamo vedere la nostra bellezza riflessa sul mare…”

Una notte in cielo c’era la Luna piena; pareva un disco di diamante purissimo, dal quale partiva una luce talmente splendente da rendere il mare bianco come platino fuso.

Le Engrauline chiacchieravano ininterrottamente come al solito, ma stavolta erano rose dall’invidia:

“Ma guardala, osa oscurare con il suo i nostri splendidi riflessi d’argento?”

“Solo perché è più grande di noi si crede tanto bella?”

“Bella lei, con quella facciona così larga e così tonta?”

E la Luna, dal carattere dolce, mite e sensibile, a sentire le continue frasi cattive e velenose pronunciate dalle stelline, soffriva e piangeva in silenzio.

E tutti gli altri corpi celesti, che amavano la Luna perché era dolce, mite e sensibile, piangevano con lei.

Ma il Buon Dio, vedendo la pace del suo Regno rischiare di naufragare in un mare di lacrime, perse – e fu una delle rarissime volte – la pazienza.

Si recò dalle Engrauline e, guardandole severamente, tuonò:

“Ho ascoltato per anni di notte le vostre superbie; ho ascoltato per anni di giorno le vostre lamentele: e sono sempre stato paziente.

Tutte le cose che ho creato sono perfette; voi no, perché siete troppo vanesie, credendovi le più belle creature del cielo.

Siete troppo lamentose e non capite invece che la vostra vita è sublime; meramente decorative, qui in cielo siete protette, al sicuro: non servite a nulla, non fate nulla; non vi stancate, non vi affannate, non soffrite la fame e la paura.

Infine parlate sempre e troppo e oggi, con le vostre vane e crudeli parole, siete riuscite persino a far piangere la Luna, ottima, dolce utile creatura che governa le maree, le nascite, il pane e il vino.

Ora basta, ho deciso: vi toglierò da qui e vi metterò in quello specchio naturale che tanto vi piace usare”.

Con un gesto imperioso della mano, il Padreterno strappò dalla volta celeste le Engrauline e le gettò in mare.

“Ecco” disse dall’alto ” finalmente gli umani potranno godere giorno e notte del vostro splendido color argenteo, che però non sarà più eterno, ma fuggevole come un sospiro.

E finalmente gli umani continueranno ad apprezzarvi molto sì, ma come utile cibo.

E da oggi sarete costrette a correre, a stancarvi, a patir la fame e la paura.

E soprattutto, come tutti i pesci, starete finalmente zitte per sempre“.

Fu così che, il giorno dopo, le reti dei pescatori si riempirono per la prima volta di innumerevoli esemplari di piccoli pesci lucenti come argento vivo, che vennero battezzati dai sapienti Engraulis Encrasicholus, ma che i semplici chiamarono, da allora e per sempre, semplicemente Acciughe.

© Mitì Vigliero, da L’Alice delle Meraviglie ,

Lo sapevate voi che, di notte, il mare sospira?

Lo sapevate voi che, di notte, il mare sospira?

Sciacquio monotono all’apparenza tranquillo,
in ogni bolla della salata spuma che s’infrange a riva
sono raccolte le storie che ognuno di noi ha vissuto
in ogni ora della giornata appena trascorsa.

Ogni risata, ogni sospiro, ogni lacrima, ogni imprecazione,
ogni pentimento, ogni spavento, ogni finzione, ogni confessione,
ogni malvagità, ogni atto di bontà, ogni vendetta, ogni gesto d’amore,
ogni perdono, ogni ansia, ogni abbandono, ogni fiducia, ogni tradimento
ogni promessa, ogni perdita, ogni sussurro, ogni alto grido,
ogni preghiera, ogni speranza, ogni passione

di giorno s’innalzano nel cielo
e si compattano formando grosse nubi rosa e grigie
gonfie di lacrime gioiose o disperate, quelle che non versiamo
mai su questa terra, ma tratteniamo orgogliosi dentro il cuore.

Spinte da scirocchi e maestrali fin sul mare
le nuvole liberano quella salata pioggia
che si mescola alla salata acqua del mare.

Ma giunta con l’onda alla sua madre terra,
l’acquea anima umana si distacca
e canta la sua storia infinita, da millenni uguale.

Ed è per questo che il mare, di notte, al posto nostro sospira.

© Mitì Vigliero

Una Chiave Smarrita: Chi l’ha persa? Cosa apre?

 

Alianorah: La chiave persa sulla pietra apre il cuore di pietra di un uomo, chiuso all’amore e ai sogni. Ma quel cuore è stato chiuso per così tanto tempo che nessuno più è rimasto ad attendere che si riaprisse.

Nonsisamai: uno scrigno pieno di pietre preziose e lettere d’amore.

Luca: veramente sembra la chiave della porta di servizio(antichissima) del mio negozio…

Roger: AAAAAAAA: Cercasi URGENTEMENTE chiave. LAUTA RICOMPENSA. (vi consiglio di cliccare su quel link: pauuuura! ;-) NdPS)

Caravaggio: una chiave della porta di una casa diciamo non modernissima ed una pietra…la padrona di casa l’ha persa facendo giardinaggio

Mimosafiorita: Finalmentel’ho ritrovata, ora posso riaprire il mio chalet di montagna ai piedi del Gran Paradiso. Mitìca sei invitata insieme a tutti i blogghini del blog, cucinerai la polenta e noi mangeremo,
punto e basta

Tittieco: La chiave per aprire gli occhi all’indifferenza del mondo…..e a chi ha gli occhi foderati di prosciutto!

Clando: Oh, finalmente è rispuntata la chiave di violino! Era stata utilizzata da un orco che viveva nelle grotte di Toirano con un cuore di pietra che non trovava la sua anima gemella. Quando trovò la giusta sinfonia per aprire il suo cuore, appoggiò la chiave su una pietra ed uscì dalla grotta con la sua amata verso la collina, fondando il paese degli orchesi e dove vissero felici e contenti. In fondo, anche l’orco vuole la sua partner.

Skip: È la chiave dell’”incubatrice” dei sogni

Marea di luce: apre una stanza segreta che porta ad una biblioteca segreta che raccoglie le più belle fiabe segrete per tornare bambini nel leggerle e sentirsi più adulti dopo averle lette

Regi: Apre la casa sul mare dove passare una serena vecchiaia.

ZiaPaperina: Apre il vecchio armadio che c’è nel solaio della casa dei miei nonni in campagna, ora seminascosto da un sacco di casse e altri mobili. Lo ricordo da sempre chiuso, nonna dice che non si trova più la chiave da anni ma che tanto è vuoto. Secondo me invece non lo è. Ora prendo quella chiave e provo ad aprirlo…

Stefano: Apre le nostri menti su tutti quei mondi possibili che non riusciamo ancora ad immaginare.

MaxG: E’ la chiave del mistero della vita. Ma poiché non è luccicante, nessuno la nota e raccoglie.

Morghy: Ho visto la fotografia con la chiave. Ho letto il tuo suggerimento.
E poi, non so perche’, ho iniziato ad aprire tutti i link delle persone che ti avevano gia’ risposto, e che non conoscevo ancora.
Ecco, per me, cosa ha aperto questa chiave: nuovi mondi, altri occhi. Persone, cuori, parole.
E’ stato come aprire una porta bellissima, con quella chiave, scoprendo i tuoi lettori.
Grazie Miti’.

Fatacarabina: Ho visto stanotte la foto, con quella chiave, e ho pensato potesse aprire la porta dei miei pensieri e che li facesse scorrere su carta e mi sono messa a scrivere, correggendo alcuni appunti che avevo preso su una terrazza di Teganga, in Colombia, e ne è uscito il mio desiderio.
Ecco, è andata così, mia signora bella.

Anna righeblu: E’la chiave che non vorrei perdere né lasciare ad altri, che mi rattrista e mi fa gioire quando la stringo tra le mani: apre il portone della vecchia casa in campagna, quella per cui dovrei prendere una decisione, non facile…

AndreA: L’han persa in tanti ed apre la porta verso la Ragione!

Manu: Uno scrigno pieno di pannamontata, fragole, palloncini da far volare in cielo e tanti sorrisi, carezze e sguardi luminosi.

Rosy: Non è che San Pietro è passato di lì?

Melpunk: La chiave era nella tasca del giubbone di Roquefort, il Maestro di Musica, una volta addentratosi nelle catacombe di Parigi, alla ricerca del famigerato Lepidottero Svizzero

Sancla: l’ho persa io (forse), apre la porta alla mia memoria a breve termine (credo)

Pimpirulin: E’ la chiave della porta segreta del magazzino che i dispettosi gnomi, domiciliati a casa mia, utilizzano per stipare le cose che mi nascondono.
Ciclicamente spariscono, per poi ricomparire improvvisamente, temperamatite, libretti di istruzioni, ricette, tagliaunghie, appunti…Ormai non cerco più, aspetto che le cose appaiano da sole (più o meno).