Faccia serena è come un tamburo: Proverbi e Modi di dire sul Viso

C’è chi ostenta una “faccia d’angelo” e poi ne sa e ne fa una più del diavolo; c’è chi ha quella che gli spagnoli definiscono “faccia da santo e unghia di gatto”, riferendosi a individui dall’aspetto serafico e piacione, ma che i realtà grondano miele da tutti gli artigli e più che bontà emanan fiele.

Esiste invece anche chi, poveretto, ha una “faccia da posali lì” (i soldi), crudele come quella d’un bandito, così come c’è chi – nonostante una terrorizzante “faccia da boia”- in realtà è dolce come un babà.

russi dicono “faccia di leone e cuor di scricciolo” a chi con la sua espressione incute paura solo in apparenza, mentre in realtà è un tenero fifone che non avrebbe il coraggio di “dire in faccia” a nessun ciò che pensa e in certi casi manco di “guardarlo in faccia”.

Forse è molto peggio “avere una doppia faccia”, come quelle persone che secondo i polacchi hanno “una faccia per Dio e l’altra pel Diavolo”: invece “guardare le due facce della medaglia” è cosa sempre auspicabile e giusta, per mostrarsi obiettivi nei giudizi.

Se le “facce da schiaffi” in fondo ci sono simpatiche, le “brutte facce”  sono in generale poco gradite a tutti: e anche sentirsi dire un allarmato “Ma che faccia hai…” non fa certo piacere a nessuno, se non al medico dal quale ci vien voglia subito di correre per un controllino.

Però, indubbiamente è vero che “facce arcigne e cavoli amari disgustano” mentre una “faccia serena è come un tamburo”, ossia attira molto di più attorno a sé sorrisi e simpatia altrui, anche se i francesi ricordano che “le facce belle han molti giudici”.

Forse è per questo che si sprecano ammonimenti e critiche “buttate in faccia” o sussurrate dietro le spalle spesso soltanto per acida invidia: “bella faccia, cattiva testa”; “faccia bella in vista, dentro è trista” (malvagia); “faccia rara, mente avara” (gretta); “faccia bella, traditor segreto” o, secondo i danesi, “bella faccia è mercanzia che inganna”.

Certo “di bella faccia non si vive”; sfuggire sfacciatamente i “faccia a faccia”, “alla faccia” di ciò che accade attorno e “senza guardare in faccia nessuno” come se si fosse certi che tutto sia concesso al nostro fascino, a volte fa prender delle belle facciate: si può addirittura rischiare di “perdere la faccia”.

Infine, ai latini che dicevano “qualis facies, talis anima”, quale è la faccia, tale è l’anima, affermando così che i nostri volti rispecchiano ciò che proviamo o siamo veramente,  gli arabi ribattono: “la faccia è il falso specchio dell’anima”, perché non solo non lascia trasparire verità ma finge, dissimula.

Come quelli che “fan la faccia da mercante” di fronte a qualunque cosa, nascondendo dietro una rigida e priva di vergogna “faccia di cuoio” ogni pensiero pur di trarre un guadagno personale.

Certo per comportarsi così, e in altri modi simili, ci vuole una buona dose di “faccia tosta”, “di tolla” o “di bronzo”, o “come il…”, quella stessa che Gilberto Govi nei “Maneggi per maritare una figlia” rinfacciava alla moglie dicendo: “Gigia, hai una faccia..ma una faccia…che se la sbatti per terra ‘e lastre fan sangue!”.

©Mitì Vigliero