L’Insalata Perfetta

songino

 

(immagine da qui)

In quello che considero uno dei brani più belli e coinvolgenti della Letteratura Italiana, la Fusione del Perseo (cap. LXX-LXXVIII  della Vita del Cellini), il Benvenuto racconta di quando, dopo aver progettato, organizzato, lavorato e sudato come un dannato, dato fuoco al tetto di casa, gettato nella fornace tutti i metalli trovati in giro – scodelle, piatti, posate- una volta finita l’Opera, prima ringraziasse Dio e poi si mettesse a mangiare un piatto d’insalata, che per tutto l’ambaradam creativo era rimasto lì ad aspettarlo.

con tutto ‘I cuore ne ringraziai Iddio; di poi mi volsi a un piatto d’insalata, che era quivi in sur un banchettaccio

Creare un’opera d’arte immortale con fatica e sommo caos, paura e agitazione, ansia, arte, periglio e fuoco, e poi festeggiarne la nascita con un pranzo a base d’insalata è sublime.

Dimostra secondo me la vera grandezza umana, che quando realmente c’è è immensa; il Vero Genio che gode a fabbricar capolavori nello stesso identico modo in cui gode a divorar con sommo gusto, e come premio, uno dei piatti più semplici del mondo.

E anch’io, che Genio non sono, adoro le insalate.

Attendo con ansia l’arrivo delle stagioni temperate, che mi permettono di mangiare con gusto e pochi brividi di freddo cofanate intere di verdure crude, miscelate in quelle che io chiamo le insalate perfette

Ad esempio amo il sarset (o salset), detto anche songino (o soncino), gallinella o valeriana; tenero, piccolo, croccante e verdissimo.

Strofino all’interno dell’insalatiera uno spicchio d’aglio; poi unisco pomodoro a dadolini; tocchetti minuscoli di pan secco; un cipollotto a fettine sottili; qualche cappero sotto sale ben sciacquato e  come condimento spremo un limone e nella stessa ciotola dello spremilimone  metto olio di quello buono, pochissima senape, due piccole uova sode, un’alice salata e poi schiaccio e amalgamo tutto insieme, versandolo come pioggia rigenerante nell’insalatiera e mescolando piano piano…

E’ una goduria!

L’ho fatta proprio ieri a mezzogiorno, un’insalata così.

Buonissima, però – causa il Generale Inverno che quest’anno ha fatto strage sul mio poggiolo/orto- mi mancavano le erbette fresche e profumate (timo, menta, lavanda, origano…) che di solito aggiungo.

© Mitì Vigliero

E per voi, qual è l’Insalata Perfetta?

Margarita: Ricordi di Estati Lontane

I ricordi sono miei, le  foto di Samuele Silva

Nonno Migio aveva gli occhi azzurri come il cielo e i capelli candidi, tagliati a spazzola.
Io e mio fratello, piccolissimi; uscendo da Casa con lui per mano facevamo lunghe passeggiate giù sino al torrente Brobbio, e Nonno ci diceva il nome di ogni foglia, frutto, erba, insetto che incontravamo.
E poi camminavamo ancora sino alla Munia, la più antica cascina del paese, e Nonno raccontava che si chiamava così, Munia (Monaca), perché tantissimi anni prima era un convento.
A ogni passo, chi ci incontrava diceva – con quella pronuncia chiusa e dura del dialetto – “Ceréa, General” , e “ceréa” in margaritese vuol dire “buona sera”; ma mio fratello le prime volte domandava: “Nonno, ma perché ti dicono culéa?”.

Nonna Teresita invece aveva i capelli lunghissimi, ne faceva due trecce che arrotolava attorno alla testa come una corona.
E cucinava coi fiori; insalate di pomodori e primule, risotto alle violette, frittata di menta e di ortica… Mai capìto come facesse a raccogliere le ortiche a mani nude, senza mai farsi male.

 

Ricordo le merende fatte con le micherìsse appena sfornate e bollenti tagliate a metà e condite con una nocciola di burro che si scioglieva al calore della mollica.
E l’acqua era più buona se bevuta alla fonte… non ricordo il nome…Ci si arrivava passando sotto la Torre e buttandosi giù da un sentierino pieno di more.
E poi i “sucàr” – pronunciati proprio così – di liquerizia comprati dal Tabaccaio, che allora non sapeva ancora che avrebbe avuto un giorno un nipotino speciale . E le “marronite“, parallelepipedini di marmellata di castagne presi dalla Campana, che aveva il negozio di alimentari proprio sotto casa nostra…
Perché da piccoli potevamo mangiare come buoi, senza ingrassare mai?

 

E quei lunghi pomeriggi di settembre – un mese intero di campagna dopo due mesi di mare, come eravamo fortunati noi bimbi d’allora, eh? – passati a schizzare in bicicletta da via Bertone sino al tennis e ritorno, avanti e indrè avanti e indrè, ma che fatica quella salita al ritorno sino al Castello, schivando mandrie di mucche razza margàra, ossia “bianche come perle“.
Oppure avanti e indrè dalla parte opposta, sfrecciando davanti la chiesa e al campanile più alto della zona, arrivando davanti casa Sibilla e poi voltando a sinistra, circondati di campi di mais, passando davanti al piccolo cimitero e arrivando sino a Riforano… Un’avventura.

Eravamo un gruppo di ragazzini inseparabili e più o meno coetanei; io, mio fratello Guido, i tre cugini Chicco, Mimi e Ginetto; Massimo e Nunzio: le ragazzine si chiamavano Silvia, Irma, Grazia e poi Mirella, Antonella, Ornella. Tutte “ella”.

margarita-1968

Davanti alla casa dei cugini, di fianco alla mia, c’era una panca di legno: serate interminabili trascorse lì, il primo che arrivava si sedeva, gli altri in piedi o in groppa alla bici, a parlare parlare parlare, con immensi ed improvvisi scoppi di stupidèra acuta e conseguente irrefrenabile ridarella.

I nostri Grandi, Anna e Pippo-Generale Jr, Teresita, Vittorio e Laura, i genitori di Massimo e Nunzio, sempre insieme anche loro, anche loro a parlare parlare parlare seduti in giardino dentro casa, e la stupidéra e la ridarella loro si mescolava alla nostra.

Poi siamo diventati grandi noi; e ci siamo persi come accade alle covate nei nidi.

E quasi tutti quei nostri Grandi ora sono lì; l’ultimo, il Generale jr, è ancora nella Casa da dove uscivamo con Nonno all’inizio di questa storia. (1)
Gli altri dormono giù, insieme a Nonno e Nonna, verso Riforano, circondati da campi di mais.

© Mitì Vigliero

A.A.A. Gelato cercasi

Visto che ferie anche quest’anno ciccia, come consolazione mi sono regalata il gelataio.

Voi avete un gelataio o una gelatiera?

E mi raccontate che gelati/sorbetti/granite fate, al di là di quelli riportati sui ricettari?

Non so perché, ma ho sempre pensato che i mangiarini “inventati” dagli amici abbiano un tocco in più, e siano più buoni…:-)  

Beppe: Gelato al limone all’odor di arancia (non ridere, nonna me l’ha detto così)
2 limoni non trattati
1 arancia rossa
1/2 kg. di zucchero
1 litro d’acqua
sciogliere lo zucchero nell’acqua. metterci dentro per almeno 6 ore la buccia (senza bianco) di un limone e dell’arancia e il succo dei 2 limoni. Poi filtrare e mettere nella gelatiera.

Zuck: Io faccio il classico sorbetto alla fragola, tritando fragole vere aggiungendo il limone via via, insieme allo zucchero. Alla fine, dulcis in dulcis, un mezzo bicchiere di sciroppo di amarena fabbri, ad esaltare il gusto e spezzare ogni remora.

Clarita: Mia madre prepara un ottimo gelato al torroncino che ha come base il gelato al caffè ma è arricchito da pezzettini di cioccolato, di mandorle tostate e di nocciole… io invece adoro i frappè

Simona: Di recente ho inventato questo gelato all’anice stellato .

MademoiselleAnne: Gelato al miele Ingredienti: 2 rossi d’uovo, 130 gr. di zucchero, 1/5 di panna fresca da montare, 1/4 di latte, 6-7 cucchiai di miele di acacia, una bustina di vaniglina.
Sbattere le uova con lo zucchero, poi aggiungere la panna e la vaniglina. Mettere sul fuoco il latte, versare il miele a goccia e lasciarlo sciogliere continuando a mescolare. Far intiepidire e unire i due composti. Una volta freddo, mettere tutto nella gelatiera e avviare il programma standard (io uso la gelatiera del Kenwood Chef, non so se vale per tutti!) . Servire con lingue di gatto e una goccia di miele.

Skip: Ho trovato questa gustosa ricetta per il gelato alla pesca con mandorle e amaretti.
200 g di polpa di pesca (la polpa di 2 o 3 pesche sode e mature), 250 g di panna fresca, 1/4 l di latte, 100 g di zucchero, 100 g di amaretti morbidi, 40 g di mandorle fresche sgusciate.
Portate a ebollizione il latte con la panna e lo zucchero. Dopo un minuto togliete dal fuoco e lasciate raffreddare. Frullate la polpa delle pesche e incorporatela al composto raffreddato. Trasferite nella gelatiera procedendo secondo le istruzioni. Sbriciolate grossolanamente gli amaretti e tagliate a metà le mandorle fresche. Quando il gelato è pronto suddividetelo in porzioni con l’apposito cucchiaio e servitelo cospargendolo con l’amaretto e le mandorle. A piacere, potete guarnire con spicchi o fettine di pesca

Nives: Ricetta per sorbetto: 200/300 ml succo di lime, 200/300 ml si sciroppo di zucchero di canna in procinto di bollire. ( la proporzioni tra succo e sciroppo e la quantità di zucchero dipendono dai tuoi gusti). versare lo sciroppo caldo sul succo e aggiungere 6-7 foglie di menta. lasciar raffreddare. Con la miscela ottenuta fare il sorbetto che va mantecato con la cachassa. Puoi anche sostituire la menta col basilico.

Tittieco: Sorbetto di fragole e agrumi.
Dose per 8 persone
1Kg fragole
800 g. zucchero
800 g. acqua
2 arance
2 limoni
In un pentolino a fuoco moderato fare uno sciroppo con acqua e zucchero. Quando si sarà raffreddato unire il succo di limoni e il succo delle arance + le fragole frullate. Amalgamare bene.
Versare in una forma di gelato e lasciare gelare in freezer per 3 ore.
Servire con panna (facoltativo)
Le dosi di questo sorbetto sono per un reggimento, ma si possono sempre dimezzare le quantità.