Prima de parlar, tasi: Proverbi e Modi di dire sullo Sbagliare

Sbagliare è caratteristica tipica di ogni animale, in particolare dei bipedi umani.
Un dogma cristiano recita “solo il Papa è infallibile”, ma esclusivamente quando parla come Maestro della Fede ex cathedra, ossia in modo ufficiale, e solo dal 1870 dopo il Concilio Vaticano I.

A tutti gli altri comuni mortali invece accade sovente di fare errori; la mancata comprensione di ciò che ci dicono o una visione distratta e distorta di ciò che accade intorno a noi,  ci porta inevitabilmente a “prender fischi per fiaschi, lucciole per lanterne, Roma per toma”, facendoci magari “fare i conti senza l’oste” il quale, dopo, ce la farà pagare ancora più salata.

Da sempre la saggezza popolare tende a giustificare gli sbagli; “errore non è inganno”, mica si fa apposta, in fondo “sbaglia anche il prete a dir Messa”, è così facile prendere un granchio

Se siamo fortunati dei nostri sbagli non se ne accorge nessuno poiché, come dicono i tedeschi,noi nascondiamo i nostri errori come il gatto la sua cacca”.
E ad ogni sbaglio di qualcuno c’è rimedio;  ad esempio “gli errori del medico li copre la terra, quelli dei ricchi l’oro, quelli dei potenti l’arroganza.

Ogni errore ha la sua scusa”, certo; ma bisogna anche tenere sempre a mente che “un error piccolo come una paglia rompe una gamba”, ossia può essere fonte di grane indicibili perché spesso “un errore ne genera venti”, tramutandosi in una pericolosa valanga dato che, purtroppo, secondo gli inglesi non v’è errore così madornale che non trovi uditori ed applausi”.

E sì vabbé si sa che “sbagliando s’impara e nessun nacque maestro”: ma un cicinìn d’esperienza e prudenza si pretenderebbe soprattutto in chi riveste incarichi di massima responsabilità.

Il cielo ci guardi da errore di savio potente” predicavano gli antichi romani, riferendosi ai presunti saggi che governavano il Senato, e mica avevano tutti i torti: soprattutto in politica, un conto è “darsi un dito in un occhio”, cioè sbagliare e danneggiare solo noi stessi, un altro è trascinare nel caos cittadini che poverelli non c’entrano niente.

Gli sbagli più grandi si fanno con le parole, scritte o prununciate: “chi troppo favella, spesso erra”.
Per questo l’uomo saggio, soprattutto se è anche potente, prima di parlare dovrebbe almeno contare sino a dieci o ascoltare il consiglio dei veneziani: “prima de parlar, tasi”, prima di parlare, taci. E rifletti.

Quindi, una volta “fatta la frittata” o, meno meno graziosamente e in gergo giornalistico, “pestata una merda”, bisognerebbe fermarsi un attimo a meditare che “errare è umano, ma perseverare diabolico”.

Non insistere quindi nelle “mosse false” ed imparare a memoria quell’antica filastrocca che dice: “tutta la strada non fallisce il saggio/che dell’errore accortosi/ a mezzo del cammin muta il suo viaggio”.

Uno “sbaglio ammesso è già scordato”; ovvìa, se ne può sempre discutere con calma, serenità, persino spirito costruttivo perché, come dicono gli spagnoli l’errore è cieco, ma genera spesso figlioli con la vista”: ossia un errore può mostrare la verità.

© Mitì Vigliero