Il Dittatore Distratto

Ioànnis Metaxàs nacque a Itaca nel 1871 e morì ad Atene nel 1941.

La storia ci racconta che fu un generale e uomo di stato greco, Presidente del Consiglio e instauratore di un regime totalitario.

Ma la storia si dimentica di dire che Metaxàs fu un uomo assolutamente distratto.

Nel 1938 si recò ad ispezionare una base aereonautica nel Mediterraneo e fu invitato dal Comandante della base a provare con lui un nuovo idrovolante.

“Lo piloterò io stesso”, disse fiero Metaxàs.
Tutto andò bene fino a quando, al ritorno, il Comandante si accorse che l’apparecchio stava per atterrare in aeroporto.

“Mi scusi, Generale -disse- “Forse sarebbe meglio tornare sul mare: questo è un idrovolante…”
“Ma certo, chissà a cosa pensavo!”, ribatté Metaxàs.
Così invertì la rotta e ammarò in modo perfetto, posandosi dolcemente sulle onde.

Spento il motore dell’idrovolante, il Dittatore si rivolse al Comandante:
“Grazie, amico mio, per il tatto con cui avete richiamato la mia attenzione sull’assurdo errore che stavo per fare…”

Così dicendo si alzò, aprì di scatto lo sportello, salutò militarmente il Comandante…e saltò in acqua.

Per la Serie “I Piccoli Misteri Casalinghi”: Avete visto le Forbici?

Non sono un tipo particolarmente ordinato.
Spesso semino in giro per casa le cose, e poi divento matta a ritrovarle.

Colpa del continuo galòp, faccio tutto di corsa e contemporaneamente.

Ad esempio rispondo a un’intervista telefonica mentre sistemo la spesa in cucina dividendola fra frigo, sportelli, dispensa e contemporaneamente metto a posto la roba stirata che la colf mi lascia ordinatamente sistemata sul tavolo, il tutto svolazzando frenetica come una libellulona per tutta casa.  

Non mi stupisco quindi se, all’ora di pranzo, aprendo il frigo per tirar fuori il burro mi trovo di fronte una pila di mie mutandine mentre un panetto di burro languidamente si scioglie nel secondo cassetto del comò. 

In compenso vi è una cosa che perdo definitivamente ogni volta che la uso: le forbici.

“Dove sono le forbici” e ”Hai visto le forbici?” sono le frasi che  risuonano più spesso fra queste pareti.

Indarno.

Ho perso il conto di quante paia ne abbia comprate.
Piccole, grandi, da sarta, da carta, da unghie, da cuoco e da tappezziere.

In casa dovrebbero essercene almeno una decina (e non scherzo).
Eppure ogni volta che mi servono, non ci sono.

Sparite.
Volatilizzate.
Svanite nel Nulla.

Forse provano verso di me un’antipatia istintiva, o un vero terrore.
Insomma, mi rifuggono. Preferiscono trascorrere la loro esistenza nascoste e neglette, rischiando la ruggine, pur di non farsi nemmanco sfiorare dalle mie dita… 

Ora dovrei fasciare con carta adesiva le assi della dispensa.
Per tagliarla, visto che non trovo le forbici, userò un coltello da cucina: quelli almeno non li perdo.

Voi non perdete mai nulla, in casa? 

©Mitì Vigliero

Distrazioni per Strada: Placide Figuracce

Da brava cancerina sono, di natura, un animale prettamente casalingo.

A casa mi sento tranquilla e sicura; invece quando esco  al galòp dalle mie quattro mura, a causa della mia distrazione mi caccio regolarmente in  situazioni imbarazzanti.

Ad esempio, non possedendo per nulla il senso dell’orientamento,quando sono lontana dal mio territorio mi perdo in continuazione e quindi sono costretta a chiedere informazioni ai passanti.

Ovviamente (e regolarmente) capita che chieda a qualcuno: “Per favore, può indicarmi dove sia Via dei Platani?”, trovandomi esattamente in un viale di platani e ferma sotto un grande cartello con su scritto Via dei Platani.

In questo caso è facile che la persona interpellata mi guardi malissimo convinta che io la stia prendendo in giro, o che mi risponda un sarcastico “No”.

Oppure è capitato che, trovandomi in una minuscola frazione della Bassa padana, domandando a un passante “Scusi, sa dirmi dove si trovi via Tizietti?” mi sia sentita rispondere “Minulla ei ole aavistustakaan!“, perché ero riuscita a porre l’importante quesito all’unico finlandese transitante da quelle parti.

E, sempre ammesso che si scriva così, credo (e spero) che minulla ei ole aavistustakaan significhi “Non ne ho la più pallida idea”.

Ma i finlandesi parlano una lingua che mi mette sempre un po’ a disagio, visto che per dire “guarda!” dicono “katso!” (sì, si pronuncia proprio come pensate), mentre l’udito è per loro il kuulo

Altra cosa che per strada mi getta nel panico sono gli incontri fortuiti.

Sono  sicura di aver riconosciuto l’amico Mario che cammina frettolosamente di fronte a me sotto gli affollatissimi portici della principale via cittadina.
Così mi metto a gridare giuliva: ”Mario! Oh Maaariooo!”, ottenendo il brillante risultato di far girare ventotto Marii diversi, mentre l’oggetto dei miei urlanti richiami si volta quel tanto che mi permette di capire che non si tratta affatto del Mario.

Mi capita anche spesso di venire affettuosamente salutata per strada da Signori o Signore di cui non ricordo affatto né il nome né la faccia: eppure loro mi conoscono benissimo.

E così ogni volta mi invischio in dialoghi farfugliati e vacui:

“Cara Mitì, come va?”
“Bene! E lei?”
“Ma non ci davamo del tu?”
“Scherzavo! Tutto bene?”
“Bene, e tu?”
“Io sto bene”

E poi? Chi ha il coraggio di porre domande dirette? Ma perché la gente non gira con un cartellino di riconoscimento attaccato al bavero della giacca? Perché una deve fare la figura della svampita più di quanto sia già in realtà?

Ad ogni modo ho da tempo imparato a mie spese che per riconoscere una persona non è sempre sufficiente ricordarne il nome o il viso, e che il proverbio L’abito non fa il monaco è falso, perché l‘abbigliamento ha invece una grandissima importanza.

Infatti, una sera d’inverno, mi è capitato di incontrare per strada un giovane avvocato che da anni viene al mare alla mia stessa spiaggia.

Teneva per mano una bella fanciulla bionda, e mi salutò molto gentilmente.

Io rimasi un (lungo) attimo interdetta perché, abituata com’ero a verderlo sempre e solo al mare e in costume da bagno, non l’avevo assolutamente riconosciuto bardato con cappotto e cappello.

Quando  mi ripresi, gli dissi festante:
”Oh avvocato, mi scusi, non l’avevo riconosciuto…Sono talmente abituata a vederla nudo!”

Evito di descrivere l’occhiata che mi lanciò la bionda.

© Mitì Vigliero