Nella Roma del tempo di Catullo le noci, grazie alla loro forma che ricorda anatomici attributi maschili, simboleggiavano virilità e forza proliferatrice (infatti erano dette Jovis glans, le “ghiande di Giove”) ed erano considerate afrodisiache, tanto che durante i banchetti di nozze venivano distribuite come oggi i confetti, da consumare con apposite focaccine: per questo si dice “Pane e noci, mangiare da sposi”.
Nel Medioevo invece, forse per punizione della sensuale nomea, il noce venne ritenuto il pericoloso “albero della notte“, sotto le cui fronde si radunavano spiriti maligni di ogni tipo; famoso era il “Noce di Benevento” ove si diceva che la vigilia della festa del Battista (24 giugno) si radunassero tutte le streghe italiane per un Sabba infernale.
E per colpa di quelle cattive compagnie, in Sicilia si pensa che dormire sotto un noce faccia risvegliare storpi; in Calabria con l’emicrania, nelle Marche con la febbre.
In realtà l’unico pericolo possono essere i fulmini; è un albero talmente bello, alto e maestoso, che spesso purtroppo li attira.
Invece i frutti di questo meraviglioso albero sono sempre di buon augurio: l’unico avvertimento è mangiarne pochi – sono ipernutrienti e possono risultare pesanti – e sempre in numero dispari.
Tre noci mangiate a Capodanno mentre scocca la mezzanotte portano ricchezze; mescolate ad altri cibi infondono coraggio in ogni campo e il liquore ottenuto dai malli, il celeberrimo nocino, avrà virtù magiche solo però se le noci saranno state raccolte tra il 23 e il 24 di giugno, giorni dedicati a San Giovanni.
In Liguria le noci sono simbolo di prosperità e benessere economico tanto che le mance e le gratifiche date a Natale venivano dette “dinâ da nöxe“, denaro della noce
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