Perché si Dice: Catena di Sant’Antonio

Il primo a citarla fu Alfredo Panzini nel Dizionario Moderno (edizione del 1935), descrivendo l’usanza allora molto in voga di spedire a più persone una lettera anonima che invitava perentoriamente a recitare una serie di preghiere che sarebbero servite a”salvare il mondo” , ma avvisando che avrebbero avuto successo solo se il destinatario avesse poi a sua volta inviato la stessa lettera a un tot numero di persone, le quali a loro volta avrebbero dovuto seguire tutta la trafila: il tutto sotto minaccia di sventure tremende che sarebbero accadute a chi avesse interrotto la”catena“.

Nell’edizione del Dizionario Moderno del 1950, alla stessa voce si aggiungeva che all’intimazione della recita di preghierine si era unita una richiesta di danaro, con minaccia di sventure sempre più terribili testimoniate da personaggi (ovviamente fasulli) citati con tanto di nome, cognome e luogo di residenza dei quali il mittente narrava le dolorose e raccapriccianti conseguenze a cui erano giunti causa l’interruzione della catena.

Chi sia stata la mente diabolica ad inventare per prima questo irritante  flagello non si è mai saputo.

Unica cosa certa riguarda il Sant’Antonio citato: non è quello da Padova, ma San’Antonio Abate (250-356 dC)  eremita che, secondo la leggenda, un giorno scrisse al duca di Egitto, tal Ballachio, una lettera in cui cordialmente lo avvisava che se avesse continuato a perseguitare i Cristiani, Dio lo avrebbe punito uccidendolo; infine lo esortava a spedire quella stessa lettera a tutti gli altri notabili della zona che si comportavano come lui. Ballachio ne sghignazzò e distrusse la missiva; ma pochi giorni dopo il suo mansuetissimo cavallo lo disarcionò, uccidendolo. La combinazione degli eventi battezzò così la bieca usanza delle catene.

Oggi queste non prevedono più disgrazie e accidenti vari a chi le spezzerà ma,  piene di punti interrogativi !!!1!!!! e urlanti maiuscole, mirano di più a lanciare allarmi ingiustificati e socialmente destabilizzanti riguardanti argomenti al 99% delle volte delle volte nati da bufale complottistiche (“gomblotto!“) partorite da menti balzane o semplicemente in malafede.
Rimangono estremamente irritanti e soprattutto – grazie all’immediata e globale diffusione data dai web social – possono rivelarsi veramente pericolose.

catena

© Mitì Vigliero