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Anticamente nei processi, per estorcere una confessione si ricorreva a crudeli sistemi di tortura, tra cui quello della corda.
All’imputato venivano imprigionati i polsi dietro la schiena con la suddetta corda; poi veniva sollevato verso il soffitto mediante una carrucola – in posizione dolorosissima perché le braccia tirate in alto obbligavano le spalle a ruotare sino a slogarsi – fino a quando il tapino non ammetteva di aver commesso il reato del quale era stato accusato.
Ovviamente spesso accadeva che a causa del male atroce, l’imputato – anche se innocente – alla fine dichiarasse una colpevolezza non sua, preferendo così la prigionia (se non in certi casi la morte) alla tortura.
Simili a questa, anche le locuzioni “stare sulle spine” o “stare sui carboni ardenti” sono tutte derivate da barbari metodi di…convincimento.
E tutte, in generale, vengono oggi usate col significato di “non dare certezze, risposte definitive; tenere in ansia”.
Ne conoscete altre che esprimano lo stesso significato?
Caravaggio: siciliano: fari ballari su ‘na corda= fare ballare qualcuno sulla corda
Skip: Mi viene in mente la sospesa spada di Damocle.
Roger: tenere sul chi vive, tenere sul chi va là.
Gianluca: quando si dice che si “frigge” per l’impazienza
Boh: “Far venire la pelle lenta”. Specie detto di uomini, vuol dire che non ti fa mai stare tranquilla, non ti dà mai certezze, ti tiene sempre sulla corda. In senso, ovviamente, negativo.