L’avventurosa storia dell’ottima marmellata di pesche della Signora Teresa

Quel giorno di settembre la signora Teresa era soddisfatta; i due peschi del giardino immerso nella campagna cuneese avevano donato tanti frutti meravigliosi e lei ne aveva fatto – cuocendola lentamente sul putagè – una marmellata ottima.

Ne diede una grande arbanella alla figlia Teresita dicendole: “Tieni, portala a casa; è veramente speciale”.
Ma la figlia signora Teresita aveva appena ricevuto dal marito, Capitano del Regio Esercito, la notizia che si sarebbero dovuti trasferire a Bologna; così traslocò portandosi dietro la marmellata.

“Mia mamma fa una marmellata stupenda” diceva “E quest’arbanella ne è la prova. Non l’ho ancora aperta, perché sembra che dobbiamo ritraslocare subito per Pola; la mangeremo là”

Arrivati a Pola il marito della signora Teresita dovette immediatamente partire per l’Africa; lei diceva ai due suoi bimbi: “Per assaggiare la marmellata di Nonna Teresa aspettiamo il ritorno di Babbo; è troppo buona, è preziosa, saremmo egoisti a mangiarla senza di lui”.

Da Pola andarono a Torino, a Pistoia, a Imperia, a Ceva, di nuovo a Torino, a Civitavecchia, di nuovo a Ceva e poi a Lecce – e la marmellata li seguiva affettuosa – sino a quando il Capitano,  divenuto nel frattempo Tenente Colonnello, Colonnello, dopo aver girato anche in incognito le montagne delle Langhe e per questo motivo soggiornato pure come ospite nella Casa dello Studente, promosso Generale ottenne un trasferimento definitivo a Genova.

“Che bello vivere stabilmente in una casa nostra e non in precari alloggi di servizio” cinguettava la signora Teresita mentre, svuotando le casse dell’ennesimo trasloco, sistemava nella grande dispensa della cucina bottiglie, barattoli e arbanelle.
“Questa marmellata speciale la metto qui bene in vista: Mamma diceva che è ottima, però gustarla solo noi è cosa da egoisti. Conserviamola per i nostri nipotini”.

Fu così che un giorno di marzo del 2014, la nipotina abbondantemente cinquantenne che svuotava con magone la vecchia casa ormai vuota dei nonni, trovò nella dispensa della cucina un’antica arbanella di vetro con su scritto:
Pesche. Ottima. 1938

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