Gli antichi alchimisti medioevali definivano l’aglio col sublime nome di Phoetidissimum Lylium, fetidissimo, puzzolentissimo giglio, per via del bulbo che lo fa appartenere alla famiglia delle Liliacee.
Ma sull’origine del termine “aglio” vi sono varie interpretazioni.
C’è chi dice che il latino allium derivi da alum “aglio selvatico”, ma anche una pianta “consòlida maggiore” o “cotonea” della famiglia delle borragini di cui parla Plinio (19,116).
Altri asseriscono che derivi dall’aggettivo celtico all, significante “che brucia, che fa caldo” mentre la maggioranza dei dizionari preferisce a limitarsi a un laconico “di etimologia incerta”.
Nei lessici il nome sanscrito indicato per l’aglio è bhutaghna; “uccisore”; in ogni caso la forma allium era presente nella lingua latina già dal I sec. d.C; aleum fu la forma volgare, così come alius e aleus.
I greci chiamavano aglis solo la testa dell’aglio, mentre in generale lo appellavano scòrodon .
In Inghilterra l’aglio si chiama garlic, mentre wild leek è l’aglio selvatico, (allium ursinum), detto nella Svizzera tedesca Tufelschnoblech (aglio del diavolo), in Austria Judenzwifel (cipolla degli ebrei) e Zigeunerknoblanch (aglio degli zingari) in tedesco dialettale.
Sempre gli inglesi chiamano clove lo spicchio, mentre utilizzano il termine garlic eater, “mangiatore d’aglio”, per indicare una persona di bassa condizione e scarsa educazione.
In Francia lo spicchio si chiama gousse, ed è di genere femminile; il “puzzare d’aglio” si dice déplaire, che in senso figurato significa “dispiacere, riuscire ostico”.
In Spagna lo spicchio d’aglio si chiama diente , cosa logica se si pensa che fa parte di una “testa”, in questo caso cabeza.
Da noi sono molti i cognomi derivati dall’aglio: Aglio, Dall’Aglio, Aglietta e Aglietti, Aglini, Agliotto e Agliotta, Agliole e Aglioni, Agliozzo e Agliozzi; Agliano e Agliani;Agliardi, Aglieri, Agliata, Agliarolo, Agliarulo e Agliaruòlo.
Si tratta di cognomi assai diffusi nelle diverse forme, soprattutto nel Sud; e hanno origine o da un soprannome (chi coltivava aglio, lo vendeva, ne mangiava troppo…) o come etnico dei vari toponimi che hanno alla base il latino allium.
C’è anche una bella cittadina turistica il cui nome ha a che fare con l’aglio; aasci erano infatti chiamati i venditori d’aglio che si recavano facendo chilometri per smerciare il loro prodotto nei mercati liguri: e originariamente venivano tutti da Alassio.
In Italia il dialetto che forse ha più termini riguardanti l’aglio, è il Ligure; aggétto significa “sapore d’aglio”, quello che si dà a qualcosa (pane, salame) affettandolo con un coltello prima fregato con uno spigo, spicchio: in Veneto lo spicchio si dice spigolo, spicolo in Campania; in Piemonte fiesca e in Lombardia fésa.
La resta, sempre in Liguria, invece è la treccia d’aglio, da cui ha origine il verbo inrestà, infilzare gli agli per farne –appunto- trecce con un filo bianco da rocchetto; dalla treccia di gambi secchi che restavano una volta spiccate tutte le teste d’aglio, le parsimoniose massaie un tempo, arrotolandole a spirale e poi cucendole, facevano altre reste, i cèrcini, che si usavano come sottopentola da posare sulle tavole.
COME SI DICE AGLIO NEI DIALETTI ITALIANI
Piemontese: Ail -aj
Milanese, Bergamasco: Ài
Veneto: Ajo
Napoletano: Àglio-aglie
Genovese: Aggio
Emiliano-romagnolo, reggiano, bresciano: Ai
Mantovano: Aj
Siciliano: Agghiu
Calabrese: Agghia, agghiu, aglia
Umbro: Ajio
Sardegna Loguduresu : Azu; euscordiu
Sardegna Campidanesu: Allu
Puglia (Valentiniano): Uagghjie
Bari : Agghie
Lazio: ajo
© Mitì Vigliero, estratto da Saporitissimo giglio