Approfittando di un paio di giorni di galòp leggero, mi sono buttata anima e corpo in quel momento per me – pessima casalinga – tremendo nomato “Pulizie di Primavera“.
Ogni anno è la stessa storia.
Travolta dal Sacro Fuoco Forbitore, saccheggio il supermercato sotto casa di prodotti quali Vetribrill, Luccicamarm, Legnolustr e Nettatappet, scagliandomi poi come una furia nel salone (e vorrei sapere perché parto sempre da lì, che è il più faticoso…) dove sposto divani, poltrone, consolle, buffet, scaravento tappeti sui terrazzi insieme alla foresta di piante verdi, sradico quadri e tende, impilo ammennicoli, soprammobili, vasi, cornici, trumeau e sedie in corridoio, accatasto tavoli, tavolini e tavoletti in ingresso.
Infine mi siedo in mezzo alla stanza deserta d’arredi e piango, dato che mi accorgo di essermi imprigionata da sola con i mobili e oggetti vari incastrati accuratamente a bloccare ogni uscita.
Così risposto tutto, riattacco quadri e tende, ricolloco al loro posto sedie, soprammobili, divani, poltrone, buffet, consolle, tavoli eccetera e me ne vado dignitosamente senza neanche passare l’aspirapolvere a terra perché sono troppo stanca.
Stesso delirio frenetico riguarda il Cambio di stagione degli armadi.
Possedendone tre stagionali oltre una cabina di m. 4×3, ed essendo allergica al motto “chi va piano va sano e va lontano“, inizio a svuotarli completamente riversando il contenuto ovunque.
Dopo cinque ore di lavoro e dopo aver seppellito l’arredamento di quattordici vani (cucina e bagni compresi) sotto cumuli variopinti di cappotti, prendisole, giacconi, caftani, pantaloni, gonne, maglioni, costumi da bagno, tailleur, camicie, top, stivali, scarpe, sandali, borse, calze, magliette, reggiseni, mutande, piumoni, lenzuola, vestaglie e coperte, mi fumo con calma una sigaretta contemplando l’effetto artisticamente surrealista della cosa.
Poi esco e vado a prenotare una camera in albergo perché io, là dentro, non ci torno di sicuro.