Per la Serie “Casalinghitudine”: Il Sacro Fuoco Forbitore

Approfittando di un paio di giorni di galòp leggero, mi sono buttata anima e corpo in quel momento per me – pessima casalinga – tremendo nomato “Pulizie di Primavera“.

Ogni anno è la stessa storia.

Travolta dal Sacro Fuoco Forbitore, saccheggio il supermercato sotto casa di prodotti quali Vetribrill, Luccicamarm, LegnolustrNettatappet, scagliandomi poi come una furia nel salone (e vorrei sapere perché parto sempre da lì, che è il più faticoso…) dove sposto divani, poltrone, consolle, buffet, scaravento tappeti sui terrazzi insieme alla foresta di piante verdi, sradico quadri e tende, impilo ammennicoli, soprammobili, vasi, cornici, trumeau e sedie in corridoio, accatasto tavoli, tavolini e tavoletti in ingresso.

Infine mi siedo in mezzo alla stanza deserta d’arredi e piango, dato che mi accorgo di essermi imprigionata da sola con i mobili e oggetti vari incastrati accuratamente a bloccare ogni uscita.

Così risposto tutto, riattacco quadri e tende, ricolloco al loro posto sedie, soprammobili, divani, poltrone, buffet, consolle, tavoli eccetera e me ne vado dignitosamente senza neanche passare l’aspirapolvere a terra perché sono troppo stanca.

Stesso delirio frenetico riguarda il Cambio di stagione degli armadi.

Possedendone tre stagionali oltre una cabina di m. 4×3, ed essendo allergica al motto “chi va piano va sano e va lontano“, inizio a svuotarli completamente riversando il contenuto ovunque.

Dopo cinque ore di lavoro e dopo aver seppellito l’arredamento di quattordici vani (cucina e bagni compresi) sotto cumuli variopinti di cappotti, prendisole, giacconi, caftani, pantaloni, gonne, maglioni, costumi da bagno, tailleur, camicie, top, stivali, scarpe, sandali, borse, calze, magliette, reggiseni, mutande, piumoni, lenzuola, vestaglie e coperte, mi fumo con calma una sigaretta contemplando l’effetto artisticamente surrealista della cosa.

Poi esco e vado a prenotare una camera in albergo perché io, là dentro, non ci torno di sicuro.

© Mitì Vigliero

Placida Casalinghitudine

foto di Kika13
foto di Kika13

Io amo tanto le foto di Kika (qui il suo blog), perché rendono sempre perfettamente le atmosfere e le sensazioni; in questo caso mi immedesimo in quella mano, visto che sono alle prese col Cambio di Stagione, grande manovra che ogni volta mi getta nella più cupa depressione.

Io non lo so, ma sono anni e anni che come tutti mi dedico a quell’impresa; eppure ancora non sono riuscita ad organizzarmi in modo decente.

E’ anche vero che quando sento le parole “organizzazione“, “metodo” e “ottimizzazione” da sempre vengo colta da un’irrefrenabile voglia di lanciare per aria ogni oggetto che mi circondi, guardandolo poi cadere a terra ed ammirandone l’effetto artistico, nonché di togliere le pile agli orologi per perdere definitivamente la nozione e la relativa gestione del tempo.

Però, ‘nsomma, mi rendo anche conto che un minimo di raziocinio in certe (biechissime) incombenze casalinghe sia necessario per sopravvivere…

Ma il Cambio di Stagione negli Armadi mi getta nel panico, giuro.

Innanzitutto la moltiplicazione degli ometti.

Non so come li chiamate voi, per me ometti sono quei cosi di legno e/o plastica muniti di gancio metallico che servono per appendere vestiti, giacche, pantaloni & affini negli armadi.

ometti

D’estate mi mancano, non ne ho mai abbastanza. D’inverno me ne avanzano a dozzine, di ogni forma e materiale.
Il mistero è fitto: non è che abbia più vestiti estivi, riesco a stipare ugualmente in ogni stagione ogni anta presente in questa casa.

Ho perciò cominciato a sospettare che si accoppino tra loro, prolificando giovani omettini.

Chi lo sa.

Di certo so che non c’è niente di peggio che sistemare da qualche parte gli odiosi ometti avanzati, in sacchi o scatole di cartone; si aggrovigliano rumorosamente tra loro simili a serpi velenose, e fanno spuntare ovunque quei maledetti ganci che s’uncinano ovunque, attentando pure ai miei polpacci, tentando di arpionarli in ferali mòzzichi.

Poi, i golf.

Come diavolo li sistemo ottimizzando i golf?

Li impilo negli scaffali, ma ogni volta che ne prendo uno (e mi serve sempre quello a metà della pila, se non l’ultimo), faccio crollare tutto; e dato che vado sempre al galòp dico “vabbè, poi riordino”, e va a finire che quegli scaffali dopo poco tempo son ridotti ad un ammasso strabordante e informe di multicolori blob lanosi.

E i pantaloni?

Meglio piegarli a metà sull’apposito bacco orizzontale degli ometti (ma così occupano il doppio dello spazio), o usare quegli appendini con due pinze (che di solito son troppo lunghi, troppo corti, o con la gomma di protezione interna alle pinze che spesso dopo un anno diventa marcetta e incolla tutto appiccicando dappertutto bricioline fetenti?)

A volte m’incanto a guardare  guardaroba impeccabili, con i vestiti ordinati come soldatini in parata, le maglie – divise per sfumature di colore- perfettamente impilate (secondo me, una volta piegate, per farle star ferme le ingessano), e gli ometti usati son tutti uguali, identici per forma, colore e materiale: scommetto che i loro ganci sono morbidissimi e gentili…

Forse è così per tutti e son solo io l’incapace?

Orsù, aiutatemi:

Quale segreti avete voi per organizzare e ottimizzare i Cambi di Stagione e i vostri Armadi?