Ho sempre avuto il callo dello scrittore.
Non solo metaforicamente, ma concretamente: sin da quando era ragazzina, sul dito medio della mano destra – tra la prima e la seconda falange – mi si formava un ispessimento assai poco estetico, ma di cui andavo molto fiera perché simbolo di riconoscimento delle mie grafomani fatiche scolastiche prima e letterarie poi.
Sino al 1997 ho sempre scritto lettere, articoli e libri a mano.
Poi li copiavo sulla macchina per scrivere (Olivetti Lettera 22 prima, 35 poi e infine una elettrica di cui ricordo poco, avendola letteralmente fusa subito).
Facevo fuori quintali di bianchetto, soprattutto nelle ultime stesure; le prime, se sbagliavo, mi limitavo a correggerle cancellando l’errore con una fila variabile di xxxxxxx.
Infine mi sono convertita al computer; ma lo usavo semplicemente come una tastiera e foglio/monitor, dove copiare e correggere in modo molto più comodo i testi che continuavo indefessa a scrivere tutti a mano.
Il primo libro scritto completamente al pc è stato questo, tranne gli appunti iniziali vergati come sempre in stile amanuense su quindici quadernoni.
Ora, dopo 10 anni, a mano non so quasi più scrivere; mi limito a frasi brevissime o numeri, e di conseguenza anche il callo dello scrittore è praticamente scomparso.
Però oggi, mentre mi lavavo le mani ho sentito qualcosa di duro sotto il dito indice destro.
Tra la prima e la seconda falange, dietro, ho visto una fiacchetta spessa e bianca.
All’inizio non capivo cosa potesse essere ma ora, guardando il Logitech blu con rotella centrale posato sulla mia scrivania, ho realizzato.
E’ il callo da mouse.