Nella Roma imperiale del III sec, si era imposto il pagano Culto del Sole.
Aureliano stabilì che il 25 dicembre fosse celebrata la festa del “Natalis Solis Invicti”, Natale (Nascita) del Sole Invitto, in cui si onorava il Sole che nasceva a nuova vita dopo il solstizio invernale.
Plinio il Vecchio narra che quel giorno sulle tavole compariva ritualmente un sacro Panfrittella fatto di farine varie; e nell’antica Persia, al termine del solstizio, il suddito più giovane portava al Re come dono beneagurante un grande pane dolce farcito di miele e canditi.
Inoltre Gesù – che si definì “il Pane della vita” – nacque a Betlemme che nell’ebraico “bet lehem” significa Casa del Pane, perché circondata da grandi campi di frumento e quindi granaio ufficiale della Palestina.
Perciò il nostro Natale cristiano venne da sempre chiamato “Giorno del Pane” e proseguì l’usanza di consumare dolci a base di farina.
(Certosino di Bologna, foto Wikipedia)
In Italia, ogni regione ha il suo pane natalizio; a Bologna c’è il Pane Certosino, di origine contadina, farcito di puré di zucca, miele, uvetta, burro e cedro; a Roma il Pangiallo, perché ricoperto di rosso d’uovo battuto che durante la cottura nei forni diviene color oro, come l’interno del Pandoro di Verona che è l’evoluzione del più antico Nadalin.
A Ferrara il Panpepato, con marmellata di zucca, miele e un pizzico di pepe; anche in Umbria esiste il Panpepato, dove il miele però fa da colla a uva passa, cioccolato, noce moscata, mandorle e noci, ingredienti che ritroviamo pure nel Panforte di Siena.
In Veneto la Pinza, farina di mais mescolata a frutta secca; a Bari, vincotto di fichi, carrube e fior di farina danno origine al Panvisco, di origine turca e in Alto Adige lo Zelten.
A Genova c’è il Pandolce, detto a Londra “Genoa cake”, che deriva dall’antichissimo Pan co-o zebibbo, con l’uva passa, al quale le massaie, poco per volta, unirono tutto ciò che di dolce potevano trovare: zucca e cedro canditi, pinoli, uvetta, acqua di fior d’arancio, pinoli.
Questo, durante la lievitazione, ha bisogno di caldo costante; e così sino al secolo scorso le signore, dopo averlo impastato se lo portavano a letto, ponendolo sotto le coltri in fondo, accanto al “prete” che racchiudeva lo scaldino. (Qui tutta la storia)
(Il Pandolce di Luca, con ricetta)
Infine, l’ultimo celeberrimo pane di Natale è il Panettone di Milano, nato o il 25 dicembre del 1386 per un errore di cottura nella cucina degli Sforza, errore rimediato in corner grazie all’abilità d’un giovane cuoco chiamato Toni (Pan de Toni), o nel 1490 grazie all’amore di Ughetto degli Atellani nei confronti di Adalgisa, figlia di un fornaio.
Per ingraziarsi il futuro suocero in crisi economica il ragazzo, che era arrivato al punto di farsi assumere “a gratis” come garzone di bottega, pur essendo negato come cuoco riuscì a inventare un apprezzatissimo pane di Natale dolce, profumato e soffice come una nuvola.
(Panettone di Milano)
Romantiche leggende a parte, sembra che il Panettone sia nato e si sia affermato a Milano e ovunque alla fine del 1700 durante il dominio napoleonico, grazie allo sviluppo economico e commerciale dovuto alla presenza in città delle ben pagate truppe francesi; tutti i commercianti, pasticceri compresi, si sbizzarrirono a creare nuovi ricchi prodotti capaci di soddisfare le richieste di un nuovo pubblico agiato e goloso.