Perché si dice: “Anno Bisestile” e “Anno Bisesto Anno Funesto”

© Mitì Vigliero

Per la Serie “I Grandi Misteri”: perché ogni 4 anni esatti ci ritroviamo un febbraio composto da 29 giorni e parliamo di anno bisesto?

Tutta colpa delle varie riforme del Calendario Romano, talmente complicate da costituire una vera jattura per chi tenti di spiegarle chiaramente, concisamente e senza possibilmente andare in tilt.

Ci provo.

Allora…

Nel 46 aC Giulio Cesare decise di riformare il vecchio Calendario Numano (da re Numa), che si basava sull’anno lunare e aveva solo 344 giorni.

Grazie alla consulenza dell’astrologo Sosigene, nacque il Calendario Giuliano (da Giulio Cesare) basato sull’anno solare con una media di giorni 365 più 1/4; ma poiché per gli usi civili serviva un anno con un numero intero di giorni, Cesare decretò di eliminare quella frazione (il 1/4) e di recuperarla come giornata intera ogni 4 anni inserendo la ripetizione (bis) del sesto (sextus) giorno prima delle calende di marzo: Bis sextus dies ante calendas martias.

Quel bis sextus quindi divenne il nostro bisesto.

Travagliati calcoli stabilirono che gli anni bisestili fossero scelti fra quelli divisibili per 100 e il giorno in più si decise di aggiungerlo a febbraio, che allora aveva normalmente 29 giorni e così ogni 4 anni arrivava a 30 (gli altri mesi erano o di 30 o di 31 giorni, come ora).

Però, quando Augusto divenne imperatore, visto che il Giulio Cesare si era autodedicato  un mese di ben 31 giorni (luglio/Julius), per non essere da meno decise di accaparrarsi agosto (Augustus).

Ma dato che agosto aveva solo 30 giorni, in nome della par condicio gliene aggiunse unotogliendolo a febbraio che rimase solo con 28 giorni (come è ora) o 29 quando era bisesto.

Col passare dei secoli, questo calendario civile dimostrò di non andare d’accordo col calendario solare perché Madre Natura, infischiandosene dei Potenti terrestri, continuava imperterrita a regolare a modo suo stagioni, albe, tramonti e il tempo in genere tanto che nel 1582 furono ben 10 i giorni in più che differenziavano i due calendari.

Fu così che Papa Gregorio XIII volle una nuova riforma: nel suo Calendario Gregoriano soppresse di botto i 10 giorni in eccesso facendo seguire al 4 ottobre di quell’anno (era un giovedì) subito il 15 ottobre (venerdì), non alterando così i giorni della settimana, ma permettendo in tal modo di riportare la data dell’equinozio di primavera al 21 marzo, ristabilendo quindi il ciclo delle stagioni in modo concorde sia nel calendario civile che in quello solare.

E perché in futuro non si verificassero nuovi disaccordi di date,  stabilì di considerare bisestili solo gli anni divisibili per 4, con l’eccezione degli anni secolari (quelli divisibili per 100) che non sono divisibili per 400.

29febbraio

 

E ora arriviamo al perché si dice “Anno Bisesto, anno funesto“.

Se la storia del 29 febbraio è abbastanza astrusa, decisamente arcana è la ricerca dell’origine esatta dell’infausta nomea.

Infatti pare proprio che non sia possibile rintracciare un autore preciso del motto anno bisesto ecc. e che questa sia una credenza popolare esclusiva delle culture di base latina.

Secondo alcuni, la malafama del bisesto deriverebbe dal fatto che febbraio era dagli antichi romani vissuto come un mese molto poco allegro: era il Mensis Feralis, il mese dei morti, quasi completamente dedicato a riti per i defunti e a cerimonie di costrizione e purificazione poiché, secondo il calendario arcaico attribuito a Romolo, si trattava dell’ultimo mese prima del nuovo anno, che nasceva a marzo.

A fine febbraio si tenevano le Feralia, celebrazioni solenni in onore dei dipartiti; poi c’erano le Terminalia, dedicate a Termine dio dei Confini, e infine le Equirie, gare di corsa nel Campo di Marte attraverso 12 porte (come il numero dei segni zodiacali) per 7 giri (come il numero degli antichi pianeti).

Queste gare erano il simbolo della conclusione di un ciclo cosmico, quindi simbolo di morte e di fine; e per tutte le culture il passaggio dal Vecchio (conosciuto) al Nuovo (sconosciuto) è sempre cosa inquietante.

Uno dei pochi uomini di cultura che mise nero su bianco la sua pessima opinione sugli anni bisestili, fomentandone ulteriormente l’inquietudine e la paura, fu nel XV sec. il medico Michele Savonarola, tipetto lugubre e geremiante, degno nonno di Gerolamo.

Egli affermò che i bisesti erano nefasti per greggi e vegetazioni; che portavano impennate di epidemie malariche e che erano controindicati per tutto ciò che riguardava l’acqua: quindi niente bagni e cure termali, ma soprattutto attenzione a funestanti diluvi e alluvioni.

E altri Colti Allegroni par suo nel tempo fecero notare come i bisesti fossero anche forieri di fenomeni sismici, tirando in ballo la coincidenza dei  terremoti di Messina, Belice, Friuli, Armenia, avvenuti tutti in anni bisestili.

In realtà l’anno bisestile è considerato funesto solo perché, sin dai primordi delle civiltà, tutte le cose anomale rispetto alla norma (come eclissi, comete, capelli rossi, albini, pecore nere ecc), venivano considerate di cattivo auspicio.

Quindi anche un anno diverso dagli altri era strano, “mostruoso“ e perciò – scatenando le paure irrazionali ed ataviche dette superstizioni – giudicato sicuramente foriero di avvenimenti imprevisti e particolari.

Ma oggi sono cose superate in cui nessuno crede più.
Vero?
Vero?? ;-)

© Mitì Vigliero

 

Agosto: Proverbi, Modi di Dire e Credenze

1agosto

Per i Romani è mese presieduto dalla dea Cerere, e deve il suo nome all’imperatore Cesare Augusto, l’inventore delle “ferie d’agosto”, ossia del Ferragosto.

In agosto si colgono le nocciole; si crede, per non so quale strana affinità, che più il raccolto sarà abbondante, più le coppie sposate in estate saranno prolifiche.

E un rametto di nocciolo tagliato, dal basso verso l’alto, fra le ventitrè e la mezzanotte con un coltello nuovo di zecca il primo mercoledì della luna agostana, diventerà una prodigiosa bacchetta magica.

Riguardo al clima, abbiamo “Agosto moglie mia non ti conosco” ; in Francia invece dicono “En août, ni femme ni chou”, abbinando misteriosamente mogli e cavoli.

E’ però universalmente considerato il mese che chiude l’estate e prelude al freddo; a Bari affermano “Aiust cape de vierne” (agosto inizio d’inverno).
In Toscana invece dicono che “Per San Donato (7 agosto) l’inverno è nato; per San Lorenzo (10) gli è grosso come un giovenco; per Santa Maria (15) quanto una Badia“.
E in Sicilia  “Chi in agosto non s’è vestito, malo inverno ha preparato” riferendosi alla facilità di prendersi accidenti  a causa degli sbalzi di temperatura del mese caratterizzato, di solito, da caldo infernale e gelati temporali.

Di solito “La prima pioggia di agosto rinfresca il bosco”, come ripetono i contadini di tutta Europa ; risolleva (anche) gli animi prostrati dal caldo eliminando pure, come dicono a Milano, “On sacc de pures e on sacc de mosc”, cacciando pulci, mosche e tutti i vari insettacci malefici che col caldo ci vampirizzano.

E “quando piove d’agosto, piove miele e piove mosto”; se piove è un bene per i campi e per i fiori, che non seccheranno e le api potranno continuare a produrre miele; è un bene anche per le viti, alle quali la siccità rende il vino aspro.

Il 31 invece bisogna tener d’occhio “l’ultimo tramonto d’agostoperché “l’inverno mette a posto”: se il sole si abbasserà in un cielo limpido, l’inverno sarà mite e dolce.
Ma se “s’insaccherà” tra le nubi, dovremo prepararci al freddo più nero.

La saggezza degli avi raccomanda pure “Ad agosto né casa né scopa nuova”, pena una lunga sequela di grane.

Il fatto dei traslochi sconsigliati in questo mese risale al Medioevo, quando i contratti di mezzadria terminavano per legge l’ 11 novembre, San Martino.

Era solo in quel periodo che si poteva liberamente, con l’eventuale cambio di lavoro, andare in un’altra casa.

Se ciò avveniva due mesi prima della scadenza del contratto significava solo due cose: o che si era stati licenziati con ignominia dal padrone, o che il padrone era economicamente fallito.

La famiglia del mezzadro, allontanata dalla vecchia casa, avrebbe avuto in ogni caso la disgrazia di essere sfrattata e d essere quindi obbigata a trovare, in fretta e con poca disponibilità economica (che a quei tempi mica si dava la liquidazione), un tetto che di certo non sarebbe stato confortevole come il primo.

E, mi chiederete, la scopa cosa c’entra coi traslochi?
Quando si cambia casa si compra sempre anche una scopa nuova per spazzarla meglio, no? E poi è una vecchia credenza che in una casa nuova si debba portare, assieme a un pacco di sale e una bottiglia d’olio intonsi), anche una scopa nuova, onde evitare di traslocare anche le eventuali tristezze accadute nella prima casa…

Ad agosto i giorni più importanti sono due; il 10, San Lorenzo, con le stelle cadenti che simboleggiano le braci della graticola su cui il poveretto fu arrostito nel 258 dC a Roma. Ad ogni stella avvistata, un desiderio esaudito.

Il secondo giorno è il 15, dedicato alla Madonna Assunta in Cielo.

In molte zone d’Italia, soprattutto nel Nord-Est, si raccomanda a chi sta costruendo una casa di sua proprietà, di porre quel giorno sulla parte più alta della costruzione una frasca verde (alloro, quercia o pino) in onore alla Vergine; salendo al Cielo lei la vedrà e terrà lontana da quei muri ogni disgrazia. Usanza che rimane anche in altri periodi dell’anno “Quando se riva al cuert” (quando si arriva al “coperchio”, il tetto della casa, dicono nel Trevigiano),  ed è spesso seguita da una cena pagata dai committenti all’impresa e ai progettisti, per festeggiare insieme la casa ormai praticamente finita.

In Piemonte invece, bisogna tener d’occhio le candele che circondano la statua di Maria portata nele innumerevoli processioni che s fanno quel giorno.
Se alla fine del corteo saranno tutte spente, l’inverno sarà pessimo; accesa la metàdiscreto; tutte accese, benessere per tutti.

Ma tanto oggi quelle candele per questioni di pubblica sicurezza van tutte a pila e quindi ogni rischio dovrebbe essere di certo evitato.

© Mitì Vigliero