Da quelle in barile a quelle sotto le ascelle: tutti i modi di dire sull’Acciuga

Far l’acciuga in barile: non compromettersi, far finta di niente, non farsi notare in nessun modo così come un’acciuga decapitata, salata e stipata in un barile insieme alle sue simili passa inosservata perché identica alle altre.

Pigiati come acciughe: stare in un luogo angusto e affollatissimo, come può esserlo solo un barile o un vasetto d’acciughe.

Il salto dell’acciuga: simile al salto della quaglia di montecitoriana memoria. Come le acciughe in branco in fuga, per salvarsi la pelle saltano e cambiano vicine di corsa, così i politici nel branco del parlamento per salvarsi la poltrona saltano scranno e alleati, cambiando cioè spesso e volentieri partito e ideali.

Vale come l’argento delle acciughe: detto di cosa di nessun valore, se non apparente. Le squame dell’acciuga scintillano come argento, ma dopo poco che l’acciuga è stata pescata, il luccicore scompare (insieme alla freschezza del pesce) . Difatti che è puro argento d’acciuga si dice scherzosamente di un oggetto o gioiello di finto argento il quale, dopo un po’ che viene usato o indossato, diventa nero, macchia la pelle ed emana il tipico, puzzolente odore di metallo caldo, assai simile a quello del pesce poco fresco.

Esser secca come un’acciuga o essere un’acciuga: si dice di persona molto  magra.

Acciughina: è la lepisma, quell’insetto senz’ali abbastanza schifosino che si nutre di carta, conosciuto anche come pesciolino d’argento.

Acciugaio è notoriamente il venditore d’acciughe ma anche, per i commercianti di libri antichi, il modo per definire un libro di nessun pregio, buono soltanto per avvolgergi – appunto – le acciughe al mercato.

Il Dizionario Fanfani riporta:

“Ad uno il quale si lamenti che gli dolga la testa, sogliamo dire per ischerzo Benedette le acciughe!, poiché quelle salate son prive della testa”
Da parte loro i liguri, per definire una persona un po’ stupida, dicono che ha un çervello comme ‘e anciùe, sia perché il cervello suddetto è piccolissimo, sia perché le acciughe conservate vengono vendute senza testa.

In Emilia s’usa il gentil detto Ha due acciughe sotto le ascelle per definire una persona affetta da puteolenti problemi di traspirazione.

Infine a Genova s’usa la definizione Pescôu d’aciue cö pignêu, pescatore d’acciughe col pinolo, atta a classificare un pescatore leggermente strambo che utilizza una curiosa tecnica secondo la quale si pesca stando accosciati a pelo d’acqua, tenendo un pinolo incastrato fra le natiche: quando l’acciuga abbocca, si stringono le natiche e ci si alza rapidamente.

E’ ovviamente un motto scherzoso riferito a chi di pesce e pesca non capisce proprio nulla, molto adattabile a quel celebre giornalista che circa trent’anni fa scrisse, su un famoso quotidiano, un lungo, romantico articolo in cui raccontava come i pescatori andassero di notte a pescare i bianchetti coi palamiti.
Solo che i palamiti sono attrezzi da pesca costituiti da una lunga corda a cui sono annodati ami talmente grossi che il bianchetto, se proprio volesse farsi pescare da uno di quelli, dovrebbe incastrarcisi a forza sulla punta, in una sorta di faticosissimo harakiri.

©  Mitì Vigliero da L’alice delle meraviglie, ed Marsilio