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E alla fine giocate!
blog di Mitì Vigliero
La sera del 23 marzo del 2004, dopo quasi 3 anni di commenti nei blog altrui, decisi di aprirne uno tutto mio.
In 11 anni Placida Signora ha cambiato piattaforma (ricordate Splinder?), tre o quattro template, s’è rinnovato più volte e, come accade in tutti i traslochi, qualcosa s’è rotto. Ma io non butto mai via nulla; tengo in soffitta e ogni tanto lo vado a trovare.
Per quasi 10 anni ho scritto un post al giorno; ultimamente ho rallentato, perché è accelerata la mia vita, il galòp formato da mille nuovi impegni, responsabilità, incombenze, ha avuto il sopravvento, e un po’ – lo confesso – mi ero stancata di subire plagi e tentativi d’imitazione.
Però spero proprio, fra non molto, di poter ricominciare a vivere in modo più tranquillo, placido davvero e quindi di poter di nuovo scrivere su queste mie amatissime pagine raccontandovi le cose che più amo; le storie di Genova, le curiosità del passato, l’avventura dei cibi e delle parole nonché l’analisi sorridente della nostra quotidiana esistenza.
Il primissimo post che scrissi è conservato in un archivio; ribadisco ogni parola, e vi abbraccio uno a una.
Mitì
Come tutti gli avvenimenti inspiegabili, strani o semplicemente rari, le eclissi lunari e solari han sempre colpito molto la fantasia popolare, che dava loro connotazioni di negativi presagi o manifestazioni diaboliche.
Nel 1504 Cristoforo Colombo, il quale sapeva da testi scientifici che ci sarebbe stata un’eclissi lunare, la sfruttò in modo bieco per ottenere l’aiuto degli indios della Giamaica: fece finta di pregare Dio dicendo più o meno “Fai vedere a questi oscuri selvaggi quanto sei potente: oscura la Luna!”.
Cosa che regolarmente avvenne e convinse i giamaicani.
Effettivamente vedere il disco luminoso e candido della Luna (o del Sole) venire lentamente coperto da un altro disco estraneo, nero e buio come gli Inferi, sottolinea il presunto carattere magico del fenomeno: come se le tenebre volessero letteralmente “mangiare” la luce, come se la morte prendesse il sopravvento sulla vita.
Per questo gli antichi e pagani guerrieri degli eserciti, se vedevano la notte prima della battaglia un’eclisse, di comune accordo con l’avversario rinviavano la tenzone ad un altro momento; non solo, ma si mettevano tutti insieme a ululare in direzione della Luna, per spaventare il nero Essere mostruoso che la stava “divorando”.
Se il popolo Maya non aveva affatto paura dell’eclissi lunari e solari, anzi sapeva predirle con estrema esattezza, i Persiani credevano che l’eclissi fosse una punizione divina nei confronti degli uomini.
Pensavano che tutte le volte che qualcuno stava per compiere o aveva compiuto gesta malvage (tradimenti, infanticidi ecc), gli dei chiudessero in una specie di tubo l’astro celeste (luna o sole che fosse), lasciando gli umani nel buio più completo, con la sola compagnia di Incubi e Rimorsi.
E nel Medioevo i contadini erano convinti che le eclissi fossero causate da certe parole magiche pronunciate da streghe cattive; queste parole avevano il potere di “ipnotizzare” la Luna, obbligandola ad avvicinarsi alla terra per deporre una sorta di rugiada schiumosa sulle erbe che poi sarebbero servite alle fattucchiere per compiere ogni sorta di nefandi sortilegi. Il sole invece, sempre avvicinandosi alla terra, avrebbe bruciato non solo piante e coltivazioni, ma anche il cervello degli uomini facendoli diventare matti.
Quindi, per impedire che la Luna o il Sole udissero le stregonesche parole, all’inizio delle eclissi tutti gli abitanti dei villaggi si mettevano a correre sui campi facendo un fracasso infernale, agitando campanacci da mucca, martellando lastre di rame e di bronzo, percuotendo incudini e urlando come pazzi.
Infine, per i napoletani, le eclissi di Luna (e solo di Luna) devono essere guardate non da dietro i vetri della finestra, bensì all’aperto, a viso nudo: e il giorno dopo bisognerà correre alla prima ricevitoria del Lotto a giocare il numero 70.