Le Ricette di Casa Placida: le Lasagne con le noci di Fabs

Lasagne con le noci

Per 4-6 persone:
  • 1 confezione lasagne “da non bollire”
  • ½ Kg di noci intere  o 2-3 hg già sgusciate 
  • 1 litro di latte
  • 4-500 gr mozzarella
  • sale

Sgusciare e macinare le noci.
Se le macinate grosse (più piacevoli da masticare) cuocerle a fuoco lento in abbondante latte e con un po’ di sale, finché prendono colore (~½ h); lasciarle poi riposare (anche una notte in frigo). Se sono macinate fini, può bastare anche solo un quarto d’ora.
Attenzione quando le cuocete perché tendono ad attaccarsi.

Inumidire le lasagne in acqua (io ho usato un misto di lasagne verdi e gialle); disporle nella teglia a strati intercalati con la crema di noci e fette di mozzarella.

Spolverare con pangrattato, aggiungere latte (deve risultare tutto bello liquido).
Infornare per 30-40′ a 220-240 C°.

Non aggiungo né burro, né olio né béchamel perché è un piatto già abbastanza “olioso” (per le noci) e calorico, e qui siamo virtuosi… 

 

Vi racconto tutti i Proverbi e i Modi di Dire sulle Acciughe

FAR L’ACCIUGA IN BARILE: non compromettersi, far finta di niente, così come un’acciuga decapitata, salata e stipata in un barile insieme alle altre, non ha alcuna possibilità d’intervento, ma soprattutto passa inosservata perché identica alle altre PIGIATI COME ACCIUGHE: stare in un luogo angusto e affollatissimo, come può esserlo solo un barile o un vasetto d’acciughe. IL SALTO DELL’ACCIUGA: simile al salto della quaglia di montecitoriana memoria; come le acciughe in branco in fuga, per salvarsi la pelle saltano e cambiano vicine di corsa, così i politici nel branco del parlamento, per salvarsi la poltrona, saltano scranno ed alleati, cambiando cioè spesso e volentieri partito e idea.

acciughe Alefish(foto Alefish)

VALE COME L’ARGENTO DELLE ACCIUGHE: detto di cosa di nessun valore, se non apparente. Le squame dell’acciuga scintillano come argento, ma dopo poco che l’acciuga è stata pescata e come inizia il processo di putrefazione, la luce scompare. Difatti che È PURO ARGENTO D’ACCIUGA si dice scherzosamente di un oggetto o di un gioiello di finto argento, il quale dopo un po’ che viene usato o indossato, diventa nero, macchia la pelle ed emana il tipico odore (puzza) di metallo caldo, assai simile a quello del pesce marcetto. ESSER SECCA COME UN’ACCIUGA o ESSERE UN’ACCIUGA: si dice familiarmente di una donna molto secca, nel senso di magra. ACCIUGHINA: è detta la lepisma, quell’insetto senz’ali abbastanza schifosino che si nutre di carta, conosciuto anche come “pesciolino d’argento” Ma ESSERE UN’ACCIUGHINA si dice, secondo il Fanfani, anche di “una donna bellina, ma troppo asciutta e piuttosto alta”. Sempre il dizionario del Fanfani riporta: “Ad uno il quale si lamenti che gli dolga la testa, sogliamo dire per ischerzo BENEDETTE LE ACCIUGHE! poiché le acciughe salate son prive della testa”. Da parte loro i genovesi, per definire una persona un po’ stupida, dicono che ha UN CERVELLO COME E ANCIOE, sia perché il cervello suddetto è piccolissimo, sia perché le acciughe conservate vengono vendute senza testa.acciuga In Emilia s’usa il gentil detto HA DUE ACCIUGHE SOTTO LE ASCELLE per definire una persona affetta da puteolenti problemi di traspirazione. ACCIUGAIO è notoriamente il venditore d’acciughe ma anche, per i commercianti di libri antichi, un modo per definire un libro solo un po’ vecchio e di nessun pregio, buono soltanto ad avvolgerci, appunto, le acciughe al mercato. Per il Dizionario illustrato dei simboli della Hoepli , l’acciuga è “simbolo di prestezza, perché messa al fuoco è subito cotta; L’ACCIUGA È AL FUOCO! è frase che s’usa per significare che una cosa è fatta prestamente”.

pinoli

A Genova s’usa la definizione PESCOU D’ANCIUE CO PIGNEU, pescatore d’acciughe col pinolo, atta a classificare un pescatore leggermente strambo, il quale utilizza una curiosa tecnica secondo la quale si pesca stando accosciati a pelo d’acqua, tenendo un pinolo tra le natiche: quando l’acciuga abbocca, si stringono le natiche e ci si alza rapidamente. E’ ovviamente un motto scherzoso riferito a chi di pesce e pesca non capisce proprio nulla, molto adattabile a quel celebre giornalista che circa trent’anni fa scrisse, su un famoso quotidiano, un lungo, romantico articolo in cui raccontava come i pescatori andassero di notte a pescare i bianchetti coi palamiti. Solo che i palamiti sono attrezzi da pesca costituiti da una lunga corda a cui sono annodati ami talmente grossi che un bianchetto, se proprio volesse farsi pescare da uno di quelli, dovrebbe incastrarcisi sulla punta in una sorta di faticosissimo harakiri. L’ACCIUGA HA 24 VIRTÙ E OGNI ORA NE PERDE UNA: quali siano le ventiquattro virtù in realtà non lo sa nessuno, ma è certo che l’acciuga, a meno che non sia in barattolo, deve essere consumata freschissima, ossia il prima possibile.

lacciughe salate

CHI SALA LE ACCIUGHE IN APRILE, PERDE SALE, ACCIUGHE E BARILE: alias fare molta attenzione nel periodo in cui si conservano le acciughe sotto sale; i saggi suggeriscono, come mese ad hoc, luglio, per iniziare a mangiarle a Ognissanti. L’ACCIUGA VUOL NUOTARE TRE VOLTE: NELL’ACQUA, NELL’OLIO, NEL VINO. Ossia nell’acqua di mare, nell’olio in padella e nel vino nello stomaco. FICUS POST APUAM , un fico dopo l’acciuga, consigliavano gli antichi romani. Il perché bisognerebbe chiederlo a loro.

fico

UNA PICCOLA ACCIUGA NEL PIATTO VALE PIÙ CHE UN TONNO IN MARE: proverbio francese che significa meglio un uovo oggi che una gallina domani, eppoi bisogna accontentarsi di ciò che si ha. UNA PICCOLA ACCIUGA NUOTA TANTO QUANTO UNA GROSSA CERNIA: proverbio spagnolo; anche i pesci, come gli uomini, in fondo son tutti uguali. SENTIR CANTARE LE ALICI NELL’ACQUA o SENTIRE IL CORO DELLE ACCIUGHE NELL’ACQUA: proverbio portoghese usato per definire una cosa improbabile, impossibile.

gatti e pescatori

LA GATTA VORREBBE MANGIAR LE ACCIUGHE, MA NON PESCARE, proverbio comune in tutto il Mediterraneo, usato per indicare colui che vuol godere i frutti senza faticare per ottenerli. Infine, secondo i toscani NON V’È PICCOLA ACCIUGA CHE NON SPERI DI DIVENTAR BALENA e lo Strafforello, noto studioso di proverbi dell’Ottocento, così spiegava: “Non v’è deputato così ciuco che non speri di diventar Ministro”.

© Mitì Vigliero     da img