Joy to the world! the lord is come let earth receive her king let ev’ry heart prepare him room and heav’n and nature sing and heav’n and nature sing and heav’n and heav’n and nature sing
Joy to the world! the savior reigns let men their songs employ while field and floods rocks, hills and plains repeat the sounding joy repeat the sounding joy repeat, repeat the sounding joy
He rules the world!
with truth and grace
and makes the nations prove the glories of his righteousness and wonders of his love and wonders of his love and wonders, wonders of his love
Una mia giovanissima amica genovese, Pea, mi ha segnalato il video di un giovanissimo cantautore rapper, genovese pure lui: Michele Ferroni, nome d’arte Mike from Campo.
E’ un rap in genovese, che si intitola Zena. E ascoltandolo, mi è venuto un po’ di magùn.
Michele è nato nel 1989, ma nelle sue parole ho trovato tutto quell‘amore malinconiconei confronti di questa città che di solito sono i genovesi ben più vecch grandi di lui a provare.
Quei tanti, tantissimi genovesi che ancora oggi devonoemigrare da giovani in città più disponibili e generose dal punto di vista dellavoro, provando però per tutta la vita un’immensa nostalgia della Superba.
Mike descrive nel suo rap tutto ciò che hanno provato quelli prima di lui; quel senso di affetto, legame inscindibile, tenerezza e fierezza unito al senso di ribellione, di stretto, di voglia di scappare, di mugugno nei confronti di una città che da anni sembra incapace di tenersi stretta i suoi ragazzi.
Io non conosco affatto Michele. Però mi è istintivamente simpatico, ha una bella voce, bella è la canzone e ho riso molto nel vedere il finale del video.
Quindi lo abbraccio forte, augurandogli un mare di fortuna su cui navigare felice senza dover necessariamente abbandonare la sua Genova.
Vento in poppa, Mike!
Traduzione per i foresti ;-)
Era già da un po’ che non passavo sulla piazza, a Campomorone di mattina c’è quell’odore buono di focaccia, la gente che passa si ferma a comprare, esce, mangia, va in giù a lavorare. Prendi la macchina o lo scooter, il treno o l’autobus, c’è sempre pieno di giovani a Pontedecimo in stazione, c’è sempre quello pelandrone che poi dorme sui banchi, ci sono tanti senza lavoro che faticano ad andare avanti. Ragazzi siamo stanchi e di soldi non ce ne sono qui c’è da fare i conti anche con l’aumento dell’A.M.T, di tasse siamo pieni, non siamo molto avari, a volte un po’ orsi, di sicuro straordinari… E non importa se non sei nato sotto alle sue porte, la lanterna ti illumina anche se ha le luci spente, e si sente quando sei lontano dalla tua città: i suoi colori, i suoi odori ti restano per l’eternità. A volte voglia di andare lontano, io qui non ci posso stare, mi sento stretto così tanto che mi sento male, non ci vado a casa, qui sono tutti vecchi e giovani vanno a cercare fortuna a largo, come le navi prendono il mare, ma nei caruggi, corri e scivoli, le riviere con i loro scogli, i monti, i forti come luci nei miei occhi, i racconti di mio zio, le sere tutti arzilli che se vanno un po’ di bicchieri cominciamo a cantare i trilli.
Sono stornelli di quelli in genovese che ti tirano su il cuore, sono stornelli di un giovane di paese, non è solo tradizione, ma c’è molto di più. Genova sei come una sirena che esce dal mare e si siede sulla riva, puoi amarla, puoi odiarla, ma ti resterà sempre vicina.
Storie di marinai, di “camalli” e di denaro, gente partita per mare che non è più tornata indietro, gente che vive lontano e io canto ancora più forte per arrivare con la voce a Calasetta e a Carloforte; la radice che resta non la puoi tagliare, sotto la scorza dura, ti piace ricordarla: Genova, non va via, se la lasci prima o poi ti verrà la nostalgia… Odore di basilico, di vino buono e di pinoli, viene fame se ripenso a mia nonna e ai suoi ravioli e i “frixieu”…odore di stoccafisso e baccalà, ora per strada la gente mangia anche il kebab. C’è movimento nei “caruggi” quand’è venerdì, giri senza una meta alle due…di mattina… incontri qualcuno, si beve ancora un po’, a volte vuoi dormire…”Aspirare e soffiare non si può”. Genova non ti lascia stare, ti costringe anche a pensare, a volte ti stufi e cominci a litigare, ma in realtà lei lo sa che è la normalità… i genovesi sono buoni a lavorare e a lamentarsi… Ma ti hanno sempre voluto bene, buona e cattiva sorte, quando eri in disgrazia e quando eri ancora più forte, quando ti hanno salutata con grande sentimento, ci sarà un perché ti han dedicato “Ma se ghe pensu”…
Sono stornelli di quelli in genovese che ti tirano su il cuore, sono stornelli di un giovane di paese, non è solo tradizione, ma c’è molto di più. Genova sei come una sirena che esce dal mare e si siede sulla riva, puoi amarla, puoi odiarla, ma ti resterà sempre vicina.
Ho notato che una delle principali chiavi di ricerca che conducono a questo blog è “parole della canzone Noi siamo le Colonne“. Canzone che devo aver citato chissà dove.
Quindi per fare un regalo a chi le vuole sapere, le riporto interamente qui:
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