Nel giardino della Vecchia Casa c’è un piccola porta scavata nel muro e quasi nascosta dal verde di alberi antichi e ciuffi di ribes e lamponi.
Ogni volta che la guardo ricordo quando, da bambina, trascorrevo moltissimo tempo in quella Casa e in quel giardino insieme ai Nonni.
E quella porticina era per me qualcosa di magico, a partire dall’immensa e pesantissima chiave di ferro che l’apriva; sapevo che quando noi tre uscivamo da lì, saremmo andati a fare una passeggiata nei prati vicini, passeggiata che aveva uno scopo preciso che a me piaceva moltissimo.
Nonna portava al braccio un panciuto paniere di giunco, e camminava elegante e fiera come avesse indossato una borsetta di Chanel. Io davo la mano a Nonno e la nostra lunga camminata s’interrompeva spesso per raccogliere erbe profumate (“Mi raccomando, lascia la radice!”) che variavano a seconda della stagione; foglie di malva, di borragine, di sarzetto, di denti di leone, foglioline vellutate di primule tardive, di cerfoglio e anche di giovani ortiche.
Quest’ultime – che temevo assai causa le dolorosissime strisce rosse che spesso mi procuravo sulle gambe quando inavvertitatemente le sfioravo – Nonna le coglieva a mani nude senza mai farsi male: e per me osservarla era ogni volta un enorme stupore (“Ma come fai?”).
E poi coglievamo fiori: calendule color del sole al tramonto, cappuccine rosse, violette, i bellissimi fiori blu della borragine, nasturzi arancioni, minuscole e candide margheritine…
Finito il raccolto, tornavamo riaprendo la Porticina magica; attraversando il giardino nel paniere finivano ancora qualche petalo di rosa, un paio di lunghi rametti di menta e un ciuffo di erba di San Pietro.
Una volta a casa Nonna lavava delicatamente i fiori e le foglie; poi tritava finissime quelle d’ortica, malva, borragine, primula, viola, menta, San Pietro.
Infine in un piatto rompeva le uova, le salava, le sbatteva veloce con una forchetta. Poi poneva una larga pentola di ferro sul runfò, un po’ d’olio, faceva rosolare velocemente le erbette tagliate, univa le uova ed ecco nascere una meravigliosa frittata color di prato.
Nel frattempo con Nonno preparavamo l’insalata col sarzetto, il cerfoglio, i denti di leone e tutti i petali dei fiori raccolti.
Il rito, perché era un rito vero e proprio, solenne e sereno, terminava con noi tre seduti attorno al tondo piattone contenente una calda Luna Verde e accanto, l’insalatiera colma di un variopinto giardino…
Tutto questo mi torna in mente guardando quella Porticina scavata nel muro e quasi nascosta dal verde di alberi antichi e ciuffi di ribes e lamponi.
Allora avevo 8 anni. Oggi, 5 luglio, 58.
E vorrei tanto avere come torta di Compleanno una Luna Verde e un Giardino nel piatto dello stesso, identico profumato sapore di allora.
Auguri, carissima! :-)
Grazie stelìn! :-*
Che bello, Mitì! La ricchezza dei sentimenti legati ai ricordi polisensoriali è un ottimo modo per augurarti ottimi festeggiamenti. Baci affettuosi.
Tantissimi e calorosi (ci stanno con l’afa che fa) auguri!!!! un abbraccio Renata
Zu, mille baci a te!
Renata, anche se fa caldo gli abbracci augurali rinfrescano il cuore! Grazie stelìn :-*
Anche se in ritardo. Tanti auguri. Grazie per averci deliziato con questo racconto. se puoi scrivi più spesso. Rita Maria
Una piacevolissima passeggiata nei ricordi attraverso quella porticina da giardino segreto…
Grazie della bella lettura,
Alisia.
Dolcissimi ricordi. E la piacevole scoperta di compiere gli anni lo stesso giorno! Grazie per aver condiviso queste emozioni, Lella
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