Accadeva a Genova: Lo Strano Acuto e il Mascagni Palpeggiato – Storie del Carlo Felice

Il Carlo Felice è il teatro dell’Opera di Genova; inaugurato nel 1828, bombardato due volte durante la seconda guerra mondiale, rimase a stato di rudere sino al restauro avvenuto nel 1991.

Molti sono gli aneddoti legati alla grande Storia della Musica che lì si svolsero; ma due, misconosciuti, ne esulano e valgono la pena di esser raccontati.

Nella stagione estiva il Teatro era chiuso alle rappresentazioni liriche, ma qualche volta il ridotto veniva aperto per ospitare speciali conferenze o spettacoli particolari, degni di essere seguiti dalla popolazione tutta.

Nel 1830 giunse a Genova da Parigi il medico italo francese Tadini; allora i dottori solevano fare pubblica propaganda alla loro professione mostrando non solo ai colleghi, ma anche a giornalisti e semplici cittadini, le loro tecniche rivoluzionarie.

Tadini era un oculista e si era specializzato nella rimozione ambulatoriale della cataratta.

Il 10 luglio, nel ridotto del Carlo Felice affollato da medici, giornalisti e curiosi, eseguì un intervento su tal Carlo Gandolfo, portinaio del Monastero delle Turchine,  reso praticamente cieco appunto dalla cataratta.

Sdraiato il paziente su un lettino il medico, nel silenzio tombale degli astanti praticò la prima incisione all’occhio destro, e il Galdolfo urlò.

Un urlo raccapricciante, altissimo, che si andò a mescolarsi ai fantasmi degli altri acuti di ben diverso stampo e tono a cui erano abituati gli stucchi e i velluti del Carlo Felice, e che si udì sin in piazza De Ferrari.

In ogni caso la”Gazzetta di Genova” il 14 luglio raccontò che “l’operazione fu coronata dal più felice successo, l’ammalato avendo subito veduto e nominato i diversi oggetti che gli furono presentati. L’illustre oculista è tuttora a Genova, perciò i ciechi e quelli affetti da malattia agli occhi che vorranno consultarlo, potranno portarsi all’albergo “Piccolo Parigi”, piazza San Siro, ov’egli è alloggiato.”

In quanti vi andarono, non è dato saperlo.

Altra storia particolare, narrata stavolta dal “Caffaro”, accadde al Maestro Pietro Mascagni quando nel 1905 diresse al Carlo Felice la sua opera “Amica”.

Oggi, quando si assegna un riconoscimento a qualche esponente dell’arte e della cultura, le cose si fanno in grande: comunicati stampa, conferenze, interviste, servizi televisivi, foto, titoli sui giornali, alleluia collettivi che celebrano pubblicamente l’avvenimento.

Allora era diverso.

Accadde infatti che durante il primo atto dell’Amica il Mascagni, intento a dirigere nella penombra orchestra e cantanti, si sentì toccare il sedere da una mano.

Rimase impassibile.

Il palpeggio si fece più insistente, anzi, la mano iniziò a frugargli insistentemente nella tasca posteriore dei pantaloni.
Il Maestro, gran professionista, senza potersi né girare né interrompere, si limitò ad agitare un po’ più veloce la bacchetta trasformando un adagio in allegretto.

Solo durante l’intervallo scoprì che il palpeggiatore misterioso altri non era che l’Impresario del Carlo Felice, Daniele Chiarella, il quale gli aveva voluto donare a nome della Superba una grande e preziosa medaglia d’oro.

Però, da buon genovese, aveva voluto farlo senza sciâto, ma con estrema, modesta e pudica discrezione.

© Mitì Vigliero

A proposito di Placida Signora

Una Placida Scrittora ligurpiemontese con la passione della Storia Italiana, delle Storie Piccole, del "Come eravamo", del Folklore e della Cucina.


Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.