Perché (a Genova) si dice: Rumenta

 

Tanti  anni fa quel vicolo – oggi chiamato Vico dei Corrieri –  che andava dai Macelli di Soziglia a Vico Lavagna, si chiamava Vico Rumentari.
Noi genovesi, razza distinta, utilizziamo parole d’aulica origine latina anche per indicare una cosa poco romantica come la rumenta, che deriva dal latino tardo ramenta ( dal classico fragmenta), variata poi nel medioevo in rumenta: “frammenti, avanzi e scorie di vari materiali”.
Qualche curiosità.La Congregazione dei Rumentari, antesignana della raccolta differenziata, aveva dapprima l’incarico di raccogliere limatura di ferro, segatura,  trucioli,  fili di lana, stracci, corda, escrementi umani ecc; i primi Rumentari erano frati questuanti che, armati di sacchi, pulivano “a gratis” le botteghe  rivendendo poi un tanto al chilo il materiale a gente che, nella prima metà dell’anno Mille, già praticava l’arte del riciclo.
Col passar del tempo Genova si ingrandì, e tutti sanno che il progresso economico di una città si misura dalla quantità dei rifiuti quotidiani che produce.
Così i Padri del Comune iniziarono ad assoldare Rumentari laici affinché pulissero le strade e ritirassero la spazzatura a domicilio.
Soprattutto, i Comunali si affannarono a riempire gli angoli delle vie con targhe di marmo contenenti ordini relativi alla pulizia, tipo questi stilati nel 1447:
Ciascuna persona dimorante in Genova e suburbi, almeno ogni settimana debba et in realtà faccia spazzare e togliere rumenta et varia dinnanzi alla sua casa fino alla metà del vicolo e faccia trasportare la rumenta e i gettiti (le cose gettate dalle finestre, Ndr) in posto tale che non sia di nocumento al porto, sotto pena di  soldi 5 di multa“.
E i ligi  cittadini, pur di salvaguardare l’acque del porto, anfrattavano la rumenta nelle case disabitate dei dintorni, che quindi, sempre per ordine del Comune e del proverbio “occhio non vede, cuore non duole“, vennero nel ‘500 fatte murare.

A proposito di Placida Signora

Una Placida Scrittora ligurpiemontese con la passione della Storia Italiana, delle Storie Piccole, del "Come eravamo", del Folklore e della Cucina.
  • 27 November 2010 at 10:38Mitì Vigliero
    E da voi come si dice "rumenta"?
  • 27 November 2010 at 10:41Mitì Vigliero
    "rumenta" ormai è diventato internazionale ;-)
  • 27 November 2010 at 10:41pimpirulin
    Scoasse a Padova. Deriva da scoa cioè scopa.
  • 27 November 2010 at 10:42dario
    nettezza a firenze, rusco o pattume a bologna (casa multietnica, la mia)
  • 27 November 2010 at 10:43Mitì Vigliero
    maroffo, a milano dovrebbero dire "rùff" o "scoaùsc" (scritto forse in un altro modo)
  • 27 November 2010 at 10:43Pea Bukowski
    lo credo è bellissimo! Comunque dal mio ragazzo a voghera dicono Rudo!
  • 27 November 2010 at 10:43Mitì Vigliero
    dario, bello essere poliglotti ;-*
  • 27 November 2010 at 10:43Mitì Vigliero
    Pea, nel permense dicono "ruda", mi pare...
  • 27 November 2010 at 10:45Mitì Vigliero
    maroffo, certo che voglio! come si dice in sardo?
  • 27 November 2010 at 10:46Mitì Vigliero
    aka, quindi si dice "spazzatura"?
  • 27 November 2010 at 10:46Mitì Vigliero
    pimpirulin, "scoasse" anche a Trieste, se non erro.
  • 27 November 2010 at 10:47pimpirulin
    Può essere, il dialetto triestino è molto simile a quello veneto. .
  • 27 November 2010 at 10:55Mitì Vigliero
    aka, lo so :-)* ma in toscana, in genere, la lingua non cambia.
  • 27 November 2010 at 10:55Mitì Vigliero
    pimpirulin, forse a trieste "scoVasse"? mah, più o meno...
  • 27 November 2010 at 11:10Librando
    La suocera furlàna dice "scovaduris". Lo trovo elegantissimo.
  • 27 November 2010 at 11:49Mitì Vigliero
    Gabry, brava :-)
  • 27 November 2010 at 11:50Mitì Vigliero
    Librando, effettivamente lo è, elegantissimo. Quasi solenne, direi ;-*
  • 27 November 2010 at 12:09Mitì Vigliero
    Nel 1814 il cancelliere Gazzo inventariava la rumenta che i genovesi buttavano fuori dalla finestra: "liquidi et solidi d'orinali; carogne; penne di polli; verdure marce; acque saponose di lavacri; avanzi di mangiari; stracci; gettiti diversi di repulsiva natura". I condomini qui, nel mio giardino, si limitano a lanciare cotton fioc, cicche e schifezza data dallo sbatter scope fuori dalla finestra. Però certe abitudini son proprio dure a morire, eh?
  • 27 November 2010 at 12:14Commercialista
    rumenta è entrato nel linguaggio dei velisti e da li è passato a quello dei fighetti milanesi, di cui mi onoro di far parte..;-)
  • 27 November 2010 at 12:18Giovanni Sarbia
    Anch'io ricevo ogni sorta di "ramenta" nel mio giardino... le cose più innocenti sono i panni stesi che piovono, ma vi sono anche cose meno ragionevoli come contenitori vuoti di alimenti vari
  • 27 November 2010 at 12:36dario
    nettezza. Stiamo a dar retta ai pistoiesi, ora? :D (cambia, cambia)
  • 27 November 2010 at 13:28Mitì Vigliero
    Commercialista, effettivamente potrebbe essere una spiegazione dell'emigrazione. O forse anche perché Milano pullula di immigrati genovesi ;-*
  • 27 November 2010 at 13:29Mitì Vigliero
    guido, qui la pattumiera è la "rumentea" (con la dieresi sulla seconda E. :-*
  • 27 November 2010 at 13:30Mitì Vigliero
    dario, ok ;-*
  • 27 November 2010 at 13:39Josè Lopez Macho Frasquel
    «Per il resto, la gente si arrangiava aspettando il favore delle tenebre per lanciare dalle finestre, senza essere veduta, ogni tipo di porcheria. Bene lo sapeva Giovenale che, pur con qualche esagerazione raccomandava in una satira di non uscire di casa nottetempo senza aver prima fatto testamento, perché "ti minacciano di morte tutte le finestre che si aprono" C’era da augurarsi che sul capo del malaugurato passante si riversasse solo il contenuto di un vaso da notte, il "matella", un utensile immancabile in ogni abitazione, che si sarebbe dovuto vuotare in un contenitore per urina collocato per le scale, in latrina o in una fossa. In effetti dalle case plebee poteva cadere di tutto e il pericolo aumentava nelle strade più strette. Da ogni parte piovevano rottami, spazzatura, porcherie varie e chi si trovava a passare poteva ritenersi fortunato se rimaneva infradiciato o con qualche lieve ammaccatura. Sempre secondo Giovenale, occorreva anche considerare da quale altezza precipitasse un coccio a fracassare la testa e...
  • 27 November 2010 at 13:49Mitì Vigliero
    Josè, di quel periodo trovo magnifico come venivano puniti gli allora "assessori" alla Nettezza Urbana inadempienti: "Secondo Svetonio, il giovane Vespasiano sarebbe stato fatto imbrattare dall'imperatore Caligola con il fango raccolto nelle vie da lui non adeguatamente curate." :-D
  • 27 November 2010 at 14:00Josè Lopez Macho Frasquel
    hehe lo spunto di cui sopra dalla rubrica di Eva Cantarella sul corriere di oggi
  • 27 November 2010 at 14:01Mitì Vigliero
    Giovanni, niente tonnellate di stracci della polvere o pattine, cadute mentre si sbattevano? ;-)
  • 27 November 2010 at 14:01Mitì Vigliero
    Josè, è online, che leggerei volentieri? :-*
  • 27 November 2010 at 14:03Mackley, un radicale
    quanto mi manca Zena... :"-)
  • 27 November 2010 at 14:03Mitì Vigliero
    Mackley, è sempre qui che ti aspetta :-)
  • 27 November 2010 at 16:30孔夫子
    nel bergamasco si dice römeta, anche se qualcuno spesso usa anche il termine rütt che un tempo connotava lo sterco e lo strame che andava tolto dalla stalla ed ammucchiato a maturare nell'inverno per concimare il campo a primavera (muntù del rütt = mucchio del letame). quindi la traduzione corretta è römeta
  • 27 November 2010 at 16:36sooshee (waiting)
    a roma è 'a monnezza. ma mia madre dice spesso "scovazze" come diceva sua madre, triestina.
  • 27 November 2010 at 16:59Mackley, un radicale
    @Mitì cara, prima o poi, convincerò il Ghiro Rosa a farmi tornare a Zena :-)
  • 27 November 2010 at 18:00chiara
    questi tuoi post genovesi mi piacciono proprio! grazie
  • 27 November 2010 at 18:03Mitì Vigliero
    confucio, grazie! preziosissimo :-*
  • 27 November 2010 at 18:05Mitì Vigliero
    sooshee, anche a me piace di più (anche se pure monnezza è di origine latina: in-mundus - immondo (non pulito)
  • 27 November 2010 at 18:06Mitì Vigliero
    Sarita, chissà quella che origine ha...:-*
  • 27 November 2010 at 18:06Mitì Vigliero
    chiara, prego! ;-*
  • 27 November 2010 at 18:11Slow
  • 27 November 2010 at 18:13Mitì Vigliero
    Slow, aaaah! come ha fatto a sfuggirmi? LO VOGLIO! (grazie per la segnalazione) :-*
  • 27 November 2010 at 18:17Slow
    :)
  • 27 November 2010 at 18:34giuliadev
    la mia mamma furlana scovace, a Tortona rudo, come a Voghera, io pero' amo rumenta alla genovese ;-)
  • 27 November 2010 at 18:38FFrancesco
    Rudo anche a Piacenza, a Bologna rusco.
  • 27 November 2010 at 18:39Mauro Munafò
    a Messina è Munnizza (si, con la i e non con la e)
  • 28 November 2010 at 13:02Federico Bolsoman
    Seguo i miei cambi di città: monnezza a Perugia, rudo a Parma, rusco a Bologna. Amici cagliaritani dicono aliga o arga.
  • 28 November 2010 at 17:31Mitì Vigliero
    Federico, sei stato più vagabondo di me :-*
  • 28 November 2010 at 17:38Ale♪nastrorosa
    i miei l'han sempre chiamata "ul rüs", il ruso. (verbania). io di mio uso rüs e rumenta.
  • 28 November 2010 at 17:51RobbyC
    qui si chiama rusco


10 Replies to “Perché (a Genova) si dice: Rumenta”

  1. Pingback: Tweets that mention Placida Signora » Blog Archive » Perché (a Genova) Si dice: Rumenta -- Topsy.com

  2. rudo.

    il “rudo” della tavolozza è quel miscuglio di colori che rimane alla fine di un lavoro, e che è utilissimo per abbozzare il quadro successivo.
    i pittoriveri lo chiamano bistro, perchè del bistro ha generalmente il colore bruno fuliggine.

    un bacione.

  3. In dialetto barese (del territorio sud-est di Bari) si dice “rummàte”. Penso che l’origine sia la stessa. Che ne dici tu?

  4. A Torino fin dopo il primo dopoguerra anni 1946/48 passava una volta la settimana l’immondizzaio con un grande zaino sulle spalle si recava ai piani terra di ogni casa a raccogliere con pala e scopa l’immondizia che si accumulava dentro cisterne di cemento proveniente dai piani superiori. In ogni balcone c’era un apertura a ribalta in cui si buttava la spazzatura e come in un pozzo arrivava in fondo ; L’immondizzaio vuotava la spazzatura servendosi di una scaletta in un carro tirato da un cavallo che ovviamente aspettava in strada .

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.