Nella Bibbia (Deuteronomio e Esodo) e nel Vangelo di Matteo si accenna all’antichissima usanza di portare in mano una cosa qualunque per ricordarsi di qualcos’altro.
In Turchia i cavalieri, prima di partire per la battaglia, erano soliti legare all’anulare sinistro delle dame del cuore un filo d’oro, affinché queste, guardandolo, non li dimenticassero.
L’usanza si sviluppò in seguito con l’anello di fidanzamento, simbolo di una dolce promessa da non scordare.
In questo caso, il dito era (ed è) l’anulare (da anulus, anello) sinistro, che si pensava collegato da una vena direttamente al cuore.
Oggi, bandito ogni romanticismo, “legarsela al dito” significa sempre “non dimenticare”, ma viene riferito al non scordare un torto, un’offesa, uno sgarbo, rimanendo nella paziente attesa che venga il momento di vendicarsi.
io penso sempre di non perdonare nulla, ma non riesco mai a gioire davvero delle disgrazie di questa gente. Anche mi avessero fatto la cosa peggiore del mondo alla fine ci rimango male.
Carlotta, e fai cosa giusta. perché augurare il male fa male e soprattutto porta male. :-*
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Ma soprattutto torna indietro…
Lo sciocco non perdona e non dimentica. L’ingenuo perdona e dimentica. Il saggio perdona, ma non dimentica. (Thomas Szasz)
Ed è questo il mio rapporto con il rancore e con i torti subiti. Generalmente tendo a perdonare quando vedo che mi trovo di fronte ad una persona che si è reso conto dell’errore. E chiedo scusa quando faccio sbagli ma non pretendo che mi si perdoni per forza. Deve essere l’altro a decidere. In genere non porto rancore. Provo tristezza, non rancore.
non lo pratico: nuoce gravemente alla salute
Molto interessante questo blog. Lo invierò di sicuro ad un po’ di amici. Complimenti