La donnina che semina il grano
volta la carta e si vede il villano.
Il villano che zappa la terra
volta la carta e si vede la guerra.
La guerra con tanti soldati
volta la carta e si vede i malati.
I malati con tanto dolore
volta la carta e si vede il dottore.
Il dottore che fa la ricetta
volta la carta e si vede Concetta.
La Concetta che fa i brigidini
volta la carta e ci sono i bambini.
I bambini che van per i campi
volta la carta e si vedono i lampi.
I lampi che fanno spavento
volta la carta e si vede il convento.
Il convento con frati in preghiera
volta la carta e si vede la fiera.
La fiera con burle e con lazzi
volta la carta e si vedono i pazzi.
I pazzi che cantano a letto
volta la carta e si vede lo spettro.
Uno spettro che appare e va via
volta la carta e si vede Lucia.
Lucia che fa un vestitino
volta la carta e si vede Arlecchino.
Arlecchino che fa gli sgambetti
volta la carta e ci sono i galletti.
I galletti che cantano forte
volta la carta e si vede la Morte.
La Morte che falcia la gente
volta la carta e non si vede più niente.
Questa è una delle tante versioni di una delle più celebri filastrocche, che venne musicata anche da De Andrè (che ne variò il testo), e che forse però pochi sanno essere ispirata alle tavole del Gioco dell’Oca.
I primi esemplari del gioco, in stampe, li troviamo nel 1600; ma probabilmente esisteva anche prima.
Gli Enciclopedisti francesi nel 1792 pubblicarono lo schema tipico: 63 caselle nella caratteristica successione a spirale ellittica, che riportano disegnate oche in modo sparso e poi numeri fissi caratterizzati da figure fisse (6 il ponte, 19 l’ospedale, 26 e 53 i dadi , 58 la Morte ecc.)
Quei numeri e quelle immagini non sono affatto posti a caso; le oche sono messe tutte sul 9 e i suoi multipli (18, 27, 36 ecc).
E il 9 è considerato il numero della perfezione.
Tutto il gioco è diviso in 7 sezioni, e il 7 nella numerologia antica è il numero del “periodo vitale”: 7 i giorni della Creazione, 7 le Fasi Lunari, 7 le epoche della vita .
Infatti Dante stabilisce la metà del cammin di nostra vita (esistenza attiva) a 35 anni (multiplo di 7).
E le 63 (9×7) caselle del gioco dell’oca simboleggiano il “gran climaterio”, nel Seicento (tempi in cui la vita umana era più breve) considerato la fine del ciclo fisiologico della vita umana e il conseguente arrivo alla vecchiaia.
E propro con la vecchiaia finisce il gioco , col verso finale “La Morte che falcia la gente/volta la carta e non si vede più niente”.
E voi quali filastrocche (o “conte”) conoscete?
(QUI i commenti su FriendFeed, che ha deciso di far sciopero e non traslocarli)
Muy bello su articulo .Felicitaciones
Ponte ponente ponte pì
tappetà perugia;
ponte ponente ponte pì
tappetà perì.
Amblin blon c’è la lince e la lancia
quanti fiori ci sono in Francia
donna Caterì, donna Giuseppì
esci fuori Garibaldì
con l’accento sulla i!
Quella dei civettoni
Ambarabà ciccì coccò
tre civette sul comò
che facevano l’amore
con la figlia del dottore
il dottore si ammalò
ambarabà ciccì coccò
Qui in Liguria ho imparato questa. Mi scuso se non è scritta in modo corretto
Caregheta d’ouru
ch’a pesa ciù de l’ouru
l’ouru e l’argento
che pesa ciù du vento
ventu ventun
cara zu da u mei barcun.
Una filastrocca – ninna nanna per i più piccoli
Stella stellina
la notte si avvicina:
la fiamma traballa,
la mucca è nella stalla.
La mucca e il vitello,
la pecora e l’agnello,
la chioccia coi pulcini,
la mamma coi bambini.
Ognuno ha la sua mamma
e tutti fan la nanna.
A me piacciono le filastrocche a ritroso, tipo “Alla fiera dell’Est”, ma non me ne ricordo nessuna.
Però ce n’era una infinita che mi cantava mia mamma:
“C’era una volta un re
seduto su un sofà
che disse alla sua serva
– raccontami una storia!-
La serva cominciò:
c’era una volta un re
seduto su un sofà
che disse alla sua serva
– raccontami una storia!-
La serva cominciò…”
Ecc
ecc
ecc…
Da bambine la nostra conta era:
Sotto la pergola nasce l’uva
prima acerba e poi matura
zeffirin zeffirà, a chi tocca?
Toccherà al figlio del Re
il figlio del Re va al mulino
con il cane del vicino
ed il cane bau bau, ed il gatto
miao miao il pulcino pio pio
ti-saluto-caro-mio toccherebbe
pre-ci-sa-me-nte a te!
Buona giornata ;))
Pardon, era PRE-CI-SA-MEN-TE-
rapida, per non perder troppo tempo:
pìm-pi-ri-pétte-nu-sa
pìm-pi-ri-pétte-pam!
altrimenti:
am blim blèm
si cut érem blèm
pigliati uno schiaffo
te lo voglio dare
questa è la tomba di Mussulma
ciribiricià
sei sotto pro-prio te!
o anche:
an-ghin-gò
chi sta sotto non lo so
ma adesso lo saprò
an-ghin-gò
sotto il naso punta blu
esci fuori proprio tu
Cavallino arrò arrò,
piglia la biada che ti do,
piglia i ferri che ti metto
per andare a San Francesco.
San Francesco è sulla via
per andare a casa mia.
A casa mia c’è un altare
con tre monache a pregare,
ce n’è una più vecchietta
Santa Barbara benedetta.
San Francesco era un frate
che cuoceva le frittate,
me ne dette un pocolino
dormi dormi bel bambino,
bel bambino della mamma
fai la ninna fai la nanna.
So che ce ne sono altre versioni.
Eccone una seconda versione:
Cavallino arrì arrò
piglia la biada che ti dò
piglia i ferri che ti metto
per andare a san francesco.
San francesco è bona via
per andare a casa mia,
casa mia c’è tre zitelle,
una cuce, una taglia,
una fa i cappelli di paglia,
per andare alla battaglia.
La battaglia è cominciata,
la Beppina è innamorata,
innamorata di chi?
innamorata di Beppì.
E Beppino non c’era,
era andato alla fiera,
alla fiera di Cortona,
dove si balla e dove si sona,
con i piatti e coi cucchiai,
buggeroni i bottegai.
(Arezzo)
Saluti.
Amba-rabam ciccì-coccò
tre civette sul comò
che facevano l’amore
con la figlia del dottore
il dottore s’ammalò
amba-arabam ciccì coccò.
alcune “dondoline”, anche in dialetto e in dialetto italianizzato (e mi vedo sulle gambe di mamma o nonna, mentre mi tengono per le mani e mi dondolano avanti e indré):
“Bèl burdèl, fat a canèl, magna luvèin, chiga stupèin” (bel bambino, fatto a cannello, mangia lupini, caga stoppini).
“Caccia minaccia, il babbo è andato a caccia, alla caccia del bubù, butta laggiù laggiù!”
“Caccia minaccia, farém la pida in piaza, a la farém ben dura, passerà le mura, la mura dell’orto, la mura del giardino, butta giù a quel bambino!”
Siete fantastici! :-**
Torquato Tasso
andando a spasso
inciampò in un sasso
cadde in un fosso
si ruppe l’osso
del dito grosso.
A più non posso
“Dannato sasso!”
gridava il Tasso,
Torquato Tasso.
(facendo fare al bambino un movimento di va e vieni)
Sega segante
le pecorine bianche
nell’aia di Colombo.
Dio ti mandi sonno
sonno sonnaro
siamo a mezzo gennaro.
Gennaro è andato alla festa
con la ghirlanda in testa
credendo fosse d’oro
invec’era di ginestra.
C’era lo zio Gianni
batteva le castagne
le batteva troppo forte
facea tremar le porte.
Le porte eran d’argento
costavan cinquecento
centocinquanta
la mia gallina canta
canta il galletto,
la mamma è sù pe’l tetto
raccoglie i confettini
per darli ai suoi bambini,
che sono all’ospedale
e stanno tanto male.
E ce n’è uno bianco
uno giallo
uno coda (misterioso colore, forse tipo “can che scappa”)
una chicca che ti affoga!
(facendo “caraccolare” a tempo il bambino sulle ginocchia)
Il caval dell’uomo grasso
va di passo, va di passo.
Il caval del giovanotto
va di trotto, va di trotto.
Ne conosco altre decine, alcune sono state già citate sopra.
Scusate, la dannata tastiera! era “caracollare”
gentilissima, grazie per i post! Non avevo mai sentito di questa filastrocca associata al gioco dell’oca. Mi può dire dove ha reperito questa informazione? Grazie!