I Gioielli. Il Corallo: Storia, Credenze e Cura.

Il corallo ha affascinato il genere umano sin dall’antichità, e la sua origine è stata per secoli fonte di supposizioni fra i primi naturalisti.

Plinio il Vecchio (23/79 dC) racconta che Perseo, dopo aver decapitato la Gorgone (creatura malvagia che pietrificava chiunque osasse guardarla) posando la di lei testa su di una grande conchiglia bianca vide con stupore che i rivoli di sangue che scendevano dal collo mozzato s’indurivano pietrificandosi a “forma di virgulti d’arbusto“.

Sino al XVIII secolo esisteva invece la convinzione che il corallo fosse un’alga che, una volta portata dal fondo del mare alla luce del sole, seccava diventando durissima.

Fu un medico marsigliese, tal Jean André Peyssonel, che alla fine del ‘700 scoprì finalmente che il corallo era in realtà una colonia di microrganismi vivi riuniti in formazione calcarea (90% di carbonato di calcio) la quale crescendo prendeva la forma di alberello.

L’archeologia ha scoperto che il corallo veniva utilizzato già 25.000 anni fa per fabbricare piccoli utensili; i Sumeri furono i primi ad utilizzarlo come ornamento prezioso, seguiti dai Micenei e Romani.

Da sempre si è convinti che il corallo possieda qualità magiche e portentose; si dice che preservi dai demoni, dalle influenze negative e soprattutto dall’invidia.

Per questo in Italia durante il Quattrocento, la collana di corallo era elemento indispensabile nei corredi delle giovani spose di qualunque ceto sociale, nonchè il primo gioiello regalato ai neonati sotto forma di pendaglio da attaccare alle culle, braccialettino o collanina.

Nel Settecento a Napoli e Torre del Greco nacquero le prime “industrie” di lavorazione artigianale del corallo; oggetti meravigliosi che non comprendevano solo gioielli ma anche statuette e i celeberrimi “cornetti” portafortuna.

Anche Genova fu sino ai primi del Novecento patria di mastri corallieri, che avevano le botteghe nella zona di via San Vincenzo; erano specializzati nell’incisione, creando fantastici cammei, fiori, paesaggi, rosari che, incorniciate nelle filigrana, venivano richiesti da tutto il mondo.

Il mercato corallifero genovese  (e quello italiano in genere) scomparve definitivamente attorno al 1970, per mancanza di materia prima visto che il corallo italiano è praticamente introvabile; oggi è giustamente tutelatissimo, assolutamente proibito pescarlo tranne rarissime concessioni molto oculate.

Proprio per questo motivo, se possedete vecchi gioielli di corallo di qualsiasi colore, teneteli cari!
Il corallo mediterraneo autentico (purtroppo ci sono molte imitazioni fatte con vetro, o oggetti ottenuti con la “pasta di corallo”, bella sì, però non è corallo) ha raggiunto – proprio a causa della sua rarità – prezzi incredibili.

Se avete collane di corallo magari appartenute alla nonna, portatele a ri-infilare in una gioielleria di fiducia; se fossero corte, potrete allungarle magari con sferette o rombi d’argento o oro, piccole perle, o altro materiale il cui colore ben si abbini: una collana di corallo, anche a sfere piccine, è sempre raffinata ed elegante, indossata soprattutto in estate sulla pelle abbronzata.

Stessa cosa per gli anelli o gli orecchini; se montati in argento o oro, e magari dimenticati in fondo a un cassetto, e diventati opachi e scuri, basterà farli pulire sempre dal gioielliere la prima volta. Se la montatura non fosse di vostro gradimento, fate staccare la perla (o l’ovale, o il cammeo) in corallo, e rimontatelo.
Non sono spese eccessive; spesso abbiamo in casa pezzettini d’oro inutilizzato, microcatenine spezzate, orecchini spaiati, medagliette o ciondolini che non indossiamo più perché danneggiati o troppo infantili…Un buon orefice potrà fonderli e creare nuove basi su cui montare il vostro prezioso corallo.

Pulizia e Cura

Il corallo, come le perle, è elemento “vivo” e quindi va trattato con delicatezza.
Non va mai esposto a fonti di eccessivo calore, perché cambia colore e sbiadisce.
Non bisogna mai spruzzargli su profumi, ché diventa opaco e si macchia.
Per pulirlo, se fosse molto sporco e opacizzato causa vecchiaia, come ho già detto è meglio farlo pulire per la prima volta dal gioielliere che userà prodotti perfetti ma che bisogna saper usare; una piccola spesa che vale però il valore del gioiello.
Le altre volte, basterà passare il monile con un panno morbidissimo di cotone.
Alcuni, una volta all’anno, lo immergono in acqua di mare per qualche minuto; poi lo sciacquano in acqua dolce, asciugandolo poi perfettamente col panno morbido.

Anche le cose di corallo, come le perle, si graffiano a contatto con pietre o metalli duri; collane, anelli e orecchini andranno perciò riposti da soli in scatoline imbottite o impacchettati in pezzetti di stoffa morbida (benissimo il velluto o i panni di pelle di camoscio, vera o fasulla che sia)

©Mitì Vigliero


In questa rubrica abbiamo già parlato di:
Perle

A proposito di Placida Signora

Una Placida Scrittora ligurpiemontese con la passione della Storia Italiana, delle Storie Piccole, del "Come eravamo", del Folklore e della Cucina.


13 Replies to “I Gioielli. Il Corallo: Storia, Credenze e Cura.”

  1. Bellissimi quei coralli,in particolare il bracciale di perline bianche, tutto quel ben di Dio e tuo?

  2. non conoscevo la storia grazie,però non hai citato la famosa scuola di corallo di Trapani , famosii presepi del’600 e 700, hoidea che dovrò tenermi cari gli oggetti di corallo chiari detti pelle d’angelo. buona giornata baxin

  3. Credo proprio che dovrò andare a recuperare in cassetta gli orecchini e la collana della bisnonna….me ne ero completamente dimenticati anche perché la collana è sciolta in un sacchetto (sono perline piccole piccole, credo fosse una multifilo) e gli orecchini, due grosse gocce hanno una chiusura rotta

  4. ZiaPaperina, se le gocce avessero più o meno la stessa sfumatura della collana, potresti farne montare come ciondoli centrali della stessa. E se la collana è una multifilo, prova a far aggiungere un filino o due di perle di fiume: vedrai che meraviglia :-*

  5. Ti annuncio che mia moglie, dopo aver letto questo, mi ha telefonato ora di passare in banca a prendere le buccole in corallo e filigrana d’oro di sua nonna, che si era sempre rifiutata di indossare perché “cose da vecchia”. :D

  6. Ma che bel post Mitì, estivo, solare, come il bellissimo corallo. Purtroppo non ne posseggo neanche un grammo, ma lo adoro, già meditavo sulla necessità di due perline da lobo per l’estate, magari rosa, delicate. Si, direi che me le regalerò, sei stata tentatrice. Ma posso fare una domanda? Spessissimo nelle Madonne con Bambino Tre-Quattrocentesche (es Madonna di Senigallia di Piero della Francesca) il bambino porta al collo un rametto di corallo rosso, c’è qualcuno che me ne sa spiegare la ragione? Un portafortuna o un simbolo che non sono riuscita a decifrare? Grazie infinite.

  7. Marina, credo che il Bimbo lo porti proprio perché lo portavano gli altri bimbi di allora; come dco nel post, era il classico dono che nel 400 si faceva ai neonati. (e sì, due perline da lobo, magari con sotto un micromicro brillantino o una minirosa di Francia, o una piccola tormalina in tinta…pensa che meraviglia!)

  8. Grazie Mitì, spiegazione naturale e semplice, e io che mi ero spremuta le meningi in cerca di simbologie oscure (sarà che ho la fissa di Crivelli e dei crivelleschi che anche se mettono là un cetriolo un motivo recondito c’è). Ehhhhh, la perlina da lobo è nei pensieri, ma non credo che il brillantino rientri nel budget… sob.

  9. Gentile Marina
    Alla sua domanda posso risponderle che il rametto di corallo appeso al collo riveste valenze apotropaiche, a garanzia cioè dell’incolumità fisica e morale del bambino, tradizione molto diffusa fin dall’antichità, testimonianza di un potere magico attribuito al corallo al pari di altre pietre preziose; se ne trova traccia anche nelle tombe neolitiche, diffusissimo in quelle romane.
    Sempre nella Naturalis Historia di Plinio si legge che per combattere l’invidia da malocchio gli unici rimedi sono l’oro perché materia incorruttibile ed i rami di corallo: surculi, perché rossi ed appuntiti, infilzano l’influsso cattivo e lo deviano.
    La consuetudine di adornare il collo dei bambini con collane e rametti di corallo era una tradizione
    diffusa non solo tra i ceti più elevati ma anche fra il popolo. Il costume di adornare i Gesù Bambini contemporaneamente con rametti e braccialetti di corallo è testimoniato, sempre nel Quattrocento in molte opere pittoriche (anche in Antonello da Messina) ed in questo deve vedersi quindi riunita la duplice tradizione pagana e cristiana che salvaguarda la natura umana e divina del Cristo.

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