“Uno dei ricordi più golosi che ho dei natali della mia infanzia, è il panettone ripieno di gelato che faceva mia nonna.”
E voi quale ricordo goloso avete dei Natali della vostra infanzia?
Nonna Papera: Mi ricordo il panettone inzuppato nello spumante. Le coppe del servito buono, basse e larghe come si conviene a uno spumante dolce. Orrore, orrore! mi son redenta: non lo faccio più! Ma ricordo anche il torrone Strega, mai più ritrovato in quel tipico incarto giallo zafferano con il disegno della strega di Benevento.
Fatacarabina: il pandoro con la nutella di mia madre, tagliato a stella :)
Gianni: il profumo del brodo.
Caavaggio: io ricordo i toto, profumatissimi biscottini che ormai in sicilia non fa più nessuno,la solita storia le ricette povere che vengono snobbate
Aglaia: Ricordo il sapore dell’attesa, della meraviglia dei doni,ricevuti e fatti, del brodo e gli agnolotti così cari a mio padre, del ripieno del cappone e dei fruttini mostardati,del panettone e Ricciarelli e Panforte a fine pasto e immancabili torroni spaccadenti!
Graziella: Ricordo un mobile basso e lungo della sala da pranzo ricoperto di coppe di cioccolatini,pandolce,marrons glacés,frutta secca e (facevamo sempre il natale con zii e cugine) l’immancabile, deliziosa torta della zia a base di cacao, noci e patate. Era deliziosa! Ogni tanto la faccio ma non ha più quel sapore. E poi ricordo…ricordando mi viene anche il magone e vorrei avere ancora quelle persone vicine.
Borg: Anche i ravioli che facevano insieme mio padre e mia madre. Lavoravano per due giorni, ridendo e litigando. Per lunghi anni siamo stati in 20 attorno alla tavola di Natale. Poi sempre meno. Mai più mangiato dei ravioli così.
Regi: Mia madre appendeva all’albero dei cioccolatini a forma di Babbo Natale, di trombetta, di cavallino e via dicendo, coperti di stagnola colorata e stampata secondo la forma prescelta. Noi bambini desideravamo ardentemente mangiarli, ma dovevamo aspettare il giorno della Befana, quando l’albero veniva smontato. Quel cioccolato al latte, probabilmente dozzinale, era la cosa più buona dei cibi di Natale.
Tittieco: Ricordo le mie “TRE FATINE” mamma, zia, e nonna nella enorme cucina di casa (era grande come una piazza d’armi) indaffarate e intente a preparare il ripieno per i ravioli, il brodo di cappone, insalata russa, costine d’agnello impanate……. profumo di famiglia, profumo d’amore; basta va là che poi mi commuovo e mi si alza la pressione!
Nives: Ricordi diversi in cucine diverse: da Nonna Ida, ancora viva e vegeta a 91 anni a dirigere la Zia che non fa le “cose” a dovere, la sfoglia per i tortellini, ritagliata a ovali con un bellissimo marchingegno che avrei tanto voluto usare, ma che mi tenevano accuratamente lontano, il ripieno speziato che rubato era ancora più buono e nonna, zia e mamma ad arrotolare tortellini attorno al dito. In casa della nonna materna era tutto diverso, i ravioli già pronti sul tavolo della sala e la cima in “carregoia” già dalla vigilia la cui cena prevedeva cavoli neri e patate bollite. Alla mattina di natale, giusto per preparare lo stomaco, mentre gia’ sobbolliva il tocco si faceva colazione con le beelette di agnello! Certo la preparazione del pranzo occupava due giorni, ma si restava a tavola sino alle 16 quando arrivavano gli altri nonni e si riapriva spumante e pandolce ( unica variante concessa il pandoro) per trascinarci tutti alla cena quando si mettevano i ravioli in brodo e si ricominciava con il bollito la salsa verde…!
Anna Righeblu: Ricordi natalizi golosi: i tortellini in brodo, le lasagne preparate da mia madre, e la frutta secca dei panpepati con la cioccolata fondente… ma il “sapore” che ricordo di più era quello dei preparativi nel periodo precedente il Natale, l’idea del calore della famiglia…
Ricordi piacevoli Mitì, con un fondo di tristezza.
Renata: Che bei ricordi Mitì! Si arrivava da nonna in campagna la mattina della Vigilia e si iniziava a preparare gli ingredienti per le “fritole”. Chi preparava la frutta secca aprendola con lo schiaccianoci, chi aiutava mamma a pelare le mandorle e le noci della pellicina, mentre nonna tostava le nocciole, io dovevo grattuggiare la cioccolata e mi leccavo con gusto le mani che calde facevano squagliare il blocco durante l’operazione, mamma pesava gli ingredienti, nonna toglieva dalla madia gli aromi, mio fratello grattuggiava gli agrumi.
Tutti collaboravano a sbucciare le mele perché bisognava preparare velocemente la base dell’impasto: venivano messe a disfarsi in poca acqua nel paiolo della polenta: poi pian piano venivano aggiunti i vari ingredienti, per ultima la farina, che deve amalgamare il tutto in una “polenta” morbida ma consistente. Questa veniva fatta raffreddare sulla “tavola dei gnocchi” e la si lasciava riposare fino a che fredda diventava consistente. Con un cucchiaio si prendeva un po’ di pasta e si formavano le palline, passate prima in farina e poi fritte in abbondante olio caldissimo sempre nel paiolo della polenta.
La sera nonna e mamma friggevano alla luce del cucinino, scambiandosi le ultime notizie di avvenimenti, parenti, mentre noi impazienti, allestendo il presepe e l’albero di Natale, attendevamo di mangiare le prime fritole.
Quando vengono a galla e sono cotte, bisogna sgrondarle dall’olio e riporle su di un vassoio con carta da fritto e subito spolverarle di zucchero semolato (se trovate quello bello grosso è meglio). Solo quando saranno fredde potrete riporle in ciotole profonde (altrimenti se sono calde si schiacciano). Conservatele in luogo fresco e asciutto durano fino alla Befana.
Le dosi per le Fritole istriane : 4 kg. mele, 300 gr. di mandorle, 300 gr. di noci, 300 gr. di nocciole, 200 gr. di pinoli, 2 quadrati di cioccolato fondente, 300 gr. uva passa, 100 gr. di cacao, (cedrini 150 gr. solo se piacciono), 1 uovo 400 gr. zucchero (ma aggiustatelo a vostro gusto ed a seconda della dolcezza delle mele). un bicchierino di rum Bacardi, i semi di un baccello di vaniglia, 500 gr. di farina, sale.
La nonna la settimana prima del nostro arrivo faceva le pinze (pan dolce) di farina di frumento: la pasta subiva a casa una prima lavorazione, ma veniva portata al fornaio del paese per la cottura nel grande forno dopo una o due giornate di lievitazione nella camera della panetteria. Durante le feste erano riposte sul pianerottolo in scatoloni foderati di vecchie tovaglie e profumavano tutte le scale!
Simple: Il panettone che il nonno faceva apposta per noi nipoti, sudando come un matto accanto al forno a legna nonostante i più di 35° che c’erano a Buenos Aires in dicembre.
Marina: Mannaggia non ho nessun ricordo nostalgico come i vostri. Quando si andava dai nonni a Perugia era un freddo boia e la casa piuttosto gelida. Mia nonna preparava un pranzone e poi alle donne di casa toccava lavare i piatti (una montagna), mentre i maschi parlavano in un’altra stanza.Qui ad Ancona situazione più soft, ma zero tradizioni anche perché mia mamma ha sempre odiato cucinare però siccome ha lo spirito della martire e la tendenza poi al rinfaccio, preferiva fare tutto lei piuttosto che andare a pranzo fuori o comperare tutto pronto.
Chamfort: I sottaceti che, su un piatto di cristallo diviso a spicchi, venivano posati sulla tavola dall’antipasto e ci restavano sino al dolce. Non li mangiava praticamente nessuno tranne me. Impazzivo soprattutto per i carciofini sott’olio preparati da un anno all’altro e in quantità industriale da zia Tica, la sorella più grande di nonno e che si chiamava Scolastica, poverina ;o). Mai più trovati dei carciofini così, mai. (questo post è una meraviglia)
Mi ricordo il panettone inzuppato nello spumante. Le coppe del servito buono, basse e larghe come si conviene a uno spumante dolce
Orrore, orrore! mi son redenta: non lo faccio più!
Ma ricordo anche il torrone Strega, mai più ritrovato in quel tipico incarto giallo zafferano con il disegno della strega di Benevento.
il pandoro con la nutella di mia madre, tagliato a stella :)
il profumo del brodo
che buono d’essere questo panettone io ricordo i toto profumatissimi biscottini che ormai in sicilia non fà più nessuno,la solita storia le ricette povere che vengono snobbate baxin
Ricordo il sapore dell’attesa, della meraviglia dei doni,ricevuti e fatti,
del brodo e gli agnolotti così cari a mio padre, del ripieno del cappone e dei fruttini mostardati,del panettone e Ricciarelli e Panforte a fine pasto e immancabili torroni spaccadenti!
Ricordo un mobile basso e lungo della sala da pranzo ricoperto di coppe di cioccolatini,pandolce,marrons glacés,frutta secca e (facevamo sempre il natale con zii e cugine) l’immancabile, deliziosa torta della zia a base di cacao, noci e patate. Era deliziosa! Ogni tanto la faccio ma non ha + quel sapore. E poi ricordo…ricordando mi viene anche il magone e vorrei avere ancora quelle persone vicine.
Nonna Papera, quelle coppe erano bellissime, e il panettone pucciato nello spumante era una delle cose più buone del mondo!
Fatacarabina, da noi nonna Teresita metteva una crema pasticcera che sapeva tantissimo di limone, fra quelle stelle :-)
Gianni, e nel brodo? tortellini? :-*
Caravaggio, com’erano fatti quei biscottini? :-**
Aglaia, io da sempre torrone morbido (sono pigra anche lì, eh?) ;-*
Graziella, e come la fai quella torta cacao noci patate? mi incuriosisce molto! (e sì, quei sapori non sono più gli stessi…ma non credo dipenda dagli ingredienti. Solo da noi. :-***)
I ravioli che facevano insieme mio padre e mia madre. Lavoravano per due giorni, ridendo e litigando. Per lunghi anni siamo stati in 20 attorno alla tavola di Natale. Poi sempre meno. Mai più mangiato dei ravioli così.
Mia madre appendeva all’albero dei cioccolatini a forma di Babbo Natale, di trombetta, di cavallino e via dicendo, coperti di stagnola colorata e stampata secondo la forma prescelta. Noi bambini desideravamo ardentemente mangiarli, ma dovevamo aspettare il giorno della Befana, quando l’albero veniva smontato. Quel cioccolato al latte, probabilmente dozzinale, era la cosa più buona dei cibi di Natale.
Ricordo le mie “TRE FATINE” mamma, zia, e nonna nella enorme cucina di casa (era grande come una piazza d’armi) indaffarate e intente a preparare il ripieno per i ravioli, il brodo di cappone, insalata russa, costine d’agnello impanate……. profumo di famiglia, profumo d’amore; basta va là che poi mi commuovo e mi si alza la pressione!
Puoi aggiungere per favore un “anche” davanti a ravioli? :*
Borg, anche noi eravamo tanti attorno a quella tavola…Aggiunto.:-*
Regi, lo immagino. Da bimbi il “buono” ha un sigificato particolare :-)*
Tittieco, no no, tienla ferma la pressione! ;-**
Ricordi diversi in cucine diverse: da Nonna Ida, ancora viva e vegeta a 91 anni a dirigere la Zia che non fa le “cose” a dovere, la sfoglia per i tortellini, ritagliata a ovali con un bellissimo marchingegno che avrei tanto voluto usare, ma che mi tenevano accuratamente lontano, il ripieno speziato che rubato era ancora più buono e nonna, zia e mamma ad arrotolare tortellini attorno al dito. In casa della nonna materna era tutto diverso, i ravioli già pronti sul tavolo della sala e la cima in “carregoia” già dalla vigilia la cui cena prevedeva cavoli neri e patate bollite. Alla mattina di natale, giusto per preparare lo stomaco, mentre gia’ sobolliva il tocco si faceva colazione con le beelette di agnello! Certo la preparazione del pranzo occupava due giorni, ma si restava a tavola sino alle 16 quando arrivavano gli altri nonni e si riapriva spumante e pandolce ( unica variante concessa il pandoro) per trascinarci tutti alla cena quando si mettevano i ravioli in brodo e si ricominciava con il bollito la salsa verde…….!
Eccola. Si chiama “Torta meravigliosa di noci”. 60gr di noci tritate, 60gr di burro, 225 di zucchero, 70gr cioccolato amaro (o cacao),1 bicchiere di latte,140gr di farina,200gr di patate crude bollite e passate al setaccio, 1 cucchiaio di marsala, 2 uova e 1 bustina di lievito vanigliato.
Sbattere burro + zucchero + cioccolato fuso+ patate e mescolare, poi aggiungere rossi d’uovo + latte + farina + lievito + noci + liquore + i due bianchi montati a neve. Cuocere in tortiera poco profonda 25|35 minuti a calore moderato. Poi si può ricoprire con una glassa bianca. Allora era proprio meravigliosa, oggi così così. Ciao Mitì e Buona Santa Lucia che a Brescia si festeggia.
Nives, grandi nonne! la salsa verde è una delle mie perverse passioni segrete. La mangerei a cucchiaiate! :-)***
Grziella, sembra ottima! la proverò giù a Roma (ché dovrei avere più tempo. dovrei). A proposito di Santa Lucia, avevi letto questo?
https://www.placidasignora.com/2007/12/12/domani-arriva-santa-lucia/
Grazie, voglio anch’io annotarmi il tempo che farà da oggi a Natale come facevano gli antichi contadini. Qui freddo, parzialmente e anche totalmente nuvoloso. Aria di neve!
Ricordi natalizi golosi: i tortellini in brodo, le lasagne preparate da mia madre, e la frutta secca dei panpepati con la cioccolata fondente… ma il “sapore” che ricordo di più era quello dei preparativi nel periodo precedente il Natale, l’idea del calore della famiglia…
Ricordi piacevoli Mitì, con un fondo di tristezza.
Baci
che bello questo post, a leggere tutti i commenti mi son tornat1 alla memoria tanti ricordi. E’ il bello (e il brutto) di avere più anni dietro alle spalle di quelli che -ragionevolmente- ci si aspetta di avere davanti.
Che bei ricordi Mitì!
Si arrivava da nonna in campagna la mattina della Vigilia e si iniziava a preparare gli ingredienti per le “fritole”. Chi preparava la frutta secca aprendola con lo schiaccianoci, chi aiutava mamma a pelare le mandorle e le noci della pellicina, mentre nonna tostava le nocciole, io dovevo grattuggiare la cioccolata e mi leccavo con gusto le mani che calde facevano squagliare il blocco durante l’operazione, mamma pesava gli ingredienti, nonna toglieva dalla madia gli aromi, mio fratello grattuggiava gli agrumi.
Tutti collaboravano a sbucciare le mele perché bisognava preparare velocemente la base dell’impasto: venivano messe a disfarsi in poca acqua nel paiolo della polenta: poi pian piano venivano aggiunti i vari ingredienti, per ultima la farina, che deve amalgamare il tutto in una “polenta” morbida ma consistente. Questa veniva fatta raffreddare sulla “tavola dei gnocchi” e la si lasciava riposare fino a che fredda diventava consistente. Con un cucchiaio si prendeva un po’ di pasta e si formavano le palline, passate prima in farina e poi fritte in abbondante olio caldissimo sempre nel paiolo della polenta.
La sera nonna e mamma friggevano alla luce del cucinino, scambiandosi le ultime notizie di avvenimenti, parenti, mentre noi impazienti, allestendo il presepe e l’albero di Natale, attendevamo di mangiare le prime fritole.
Quando vengono a galla e sono cotte, bisogna sgrondarle dall’olio e riporle su di un vassoio con carta da fritto e subito spolverarle di zucchero semolato (se trovate quello bello grosso è meglio). Solo quando saranno fredde potrete riporle in ciotole profonde (altrimenti se sono calde si schiacciano). Conservatele in luogo fresco e asciutto durano fino alla Befana.
Le dosi per le Fritole istriane : 4 kg. mele, 300 gr. di mandorle, 300 gr. di noci, 300 gr. di nocciole, 200 gr. di pinoli, 2 quadrati di cioccolato fondente, 300 gr. uva passa, 100 gr. di cacao, (cedrini 150 gr. solo se piacciono), 1 uovo 400 gr. zucchero (ma aggiustatelo a vostro gusto ed a seconda della dolcezza delle mele). un bicchierino di rum Bacardi, i semi di un baccello di vaniglia, 500 gr. di farina, sale.
La nonna la settimana prima del nostro arrivo faceva le pinze (pan dolce) di farina di frumento: la pasta subiva a casa una prima lavorazione, ma veniva portata al fornaio del paese per la cottura nel grande forno dopo una o due giornate di lievitazione nella camera della panetteria. Durante le feste erano riposte sul pianerottolo in scatoloni foderati di vecchie tovaglie e profumavano tutte le scale!
Buon Natale! Un bacio ed una lacrima Renata
Il panettone che il nonno faceva apposta per noi nipoti, sudando come un matto accanto al forno a legna nonostante i più di 35° che c’erano a Buenos Aires in dicembre.
Mannaggia non ho nessun ricordo nostalgico come i vostri. Quando si andava dai nonni a Perugia era un freddo boia e la casa piuttosto gelida. Mia nonna preparava un pranzone e poi alle donne di casa toccava lavare i piatti (una montagna), mentre i maschi parlavano in un’altra stanza.
Qui ad Ancona situazione più soft, ma zero tradizioni anche perché mia mamma ha sempre odiato cucinare però siccome ha lo spirito della martire e la tendenza poi al rinfaccio, preferiva fare tutto lei piuttosto che andare a pranzo fuori o comperare tutto pronto.
I sottaceti che, su un piatto di cristallo diviso a spicchi, venivano posati sulla tavola dall’antipasto e ci restavano sino al dolce. Non li mangiava praticamente nessuno tranne me. Impazzivo soprattutto per i carciofini sott’olio preparati da un anno all’altro e in quantità industriale da zia Tica, la sorella più grande di nonno e che si chiamava Scolastica, poverina ;o). Mai più trovati dei carciofini così, mai.
(questo post è una meraviglia)
se trovo ti mando ricetta via e- mail,piacciono anche ad una mia amica blog brasiliana buon inizio di settimana baxin
Graziella, l’anno scorso ci avevo provato a segnare il meteo
https://www.placidasignora.com/2008/12/01/prevedere-il-meteo-2009-con-il-dicembre-2008/
Poi però mi sono sempre dimenticata di controllarlo :-D*
Anna, que “fondo” è uno degli ingredienti principali de Natale…:-*
Nonna Papera, verissimo. E il giorno di Natale è proprio uno scrigno, ogni anno più grande, di ricordi :-*
Renata, che meraviglia, grazie! :-*
Simple, magnifico Nonno! Com’è vivere il Natale con 35°? :-*
Marina, hai letto questo? ;-***
https://www.placidasignora.com/2007/12/18/galateo-per-un-natale-quasi-sopportabile/
Chamfort, sì, è una meraviglia. Ma io non ho fatto nulla: l’avete scritto tutto voi, e siete voi meravigliosi! :-****
Caravaggio, perfetto :-)*
Il Natale era da Nonna Carolina.
C’erano i tortellini in brodo (rigorosamente fatti in casa: sfoglia, ripieno, tutto quanto) e c’era il latte alla portoghese più buono del mondo, uno dei cavalli di battaglia della mia nonna, motivo di immenso orgoglio, che non ho mai voluto imparare a fare, perchè era il “suo” dessert.