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I Dolci tipici del Menù Natalizo

Nella Roma Imperiale del III sec. a.C., si era imposto il pagano culto del Sole.
Aureliano stabilì che il 25 dicembre fosse celebrata la festa del “Natalis Solis Invicti“, Natale del Sole Invitto, in cui si onorava il Sole che nasceva a nuova vita dopo il solstizio invernale.

Plinio il Vecchio narra che quel giorno sulle tavole compariva ritualmente un sacro panfrittella fatto di farine varie; e nell’antica Persia, al termine del solstizio, il suddito più giovane portava al Re come dono beneagurante un grande pane dolce farcito di miele e canditi.

Inoltre Gesù, che si definì “il pane della vita“, nacque a Betlemme, in ebraico “bet lehem“, casa del pane, perché circondata da grandi campi di frumento e quindi granaio ufficiale della Palestina.

Perciò il nostro Natale  viene da sempre chiamato “giorno del pane”, e prosegue l’usanza di consumare dolci tradzionali a base di farina.

In Italia, ogni regione ha il suo pane natalizio; a Bologna c’è il Pane Certosino, di origine contadina, farcito di puré di zucca, miele, uvetta, burro e cedro; a Roma il Pangiallo, perché ricoperto di rosso d’uovo battuto che durante la cottura nei forni diviene color oro, come l’interno del Pandoro di Verona.

A Ferrara il Panpepato, con marmellata di zucca, miele e un pizzico di pepe; anche in Umbria esiste il Panpepato, dove il miele però fa da colla a uva passa, cioccolato, noce moscata, mandorle e noci,  ingredienti che ritroviamo pure nel Panforte di Siena.

In Veneto la Pinza, farina di mais mescolata a frutta secca; a Bari, vincotto di fichi, carrube e fior di farina danno origine al Panvisco, di origine turca.

A Genova c’è il Pandolce, detto a LondraGenoa cake“, che deriva dall’antichissimo Pan co-o zebibbo (pane con l’uva passa), al quale le massaie poco per volta unirono tutto ciò che di dolce potevano trovare: zucca e cedro canditi, pinoli, uvetta, acqua di fior d’arancio, pinoli.

Questo, durante la lievitazione, ha bisogno di caldo costante; e così sino al secolo scorso le signore, dopo averlo impastato se lo portavano a letto, ponendolo sotto le coltri in fondo, accanto al “prete” che racchiudeva lo scaldino.

Infine, l’ultimo celeberrimo pane di Natale è il Panettone di Milano, nato o il 25 dicembre del 1386 per un errore di cottura nella cucina degli Sforza, errore rimediato in corner grazie all’abilità d’un giovane cuoco chiamato Toni (Pan de Toni), o nel 1490 grazie all’amore di Ughetto degli Atellani nei confronti di Adalgisa, figlia di un fornaio; per ingraziarsi il futuro suocero in crisi economica il ragazzo, che era arrivato al punto di farsi assumere “a gratis” come garzone di bottega, pur essendo negato come cuoco riuscì a inventare un apprezzatissimo pane di Natale dolce, profumato e soffice come una nuvola.

Romantiche leggende a parte, sembra che il Panettone sia nato e si sia affermato a Milano e ovunque alla fine del 1700 durante il dominio napoleonico, grazie allo sviluppo economico e commerciale dovuto alla presenza in città delle ben pagate truppe francesi; tutti i commercianti, pasticceri compresi, si sbizzarrirono a creare nuovi ricchi prodotti capaci di soddisfare le richieste di una nuova clientela agiata e golosa, anche se usurpatrice.

©Mitì Vigliero

A proposito di Placida Signora

Una Placida Scrittora ligurpiemontese con la passione della Storia Italiana, delle Storie Piccole, del "Come eravamo", del Folklore e della Cucina.


21 Replies to “”

  1. Pensa che mamma il pandolce lo fa ancora in casa. Però su in campagna, chè abbiamo il forno adatto, e ce ne stanno tanti a cuocere.

  2. Uno dei ricordi più golosi che ho dei natali della mia infanzia, è il panettone ripieno di gelato che faceva mia nonna. Chissà se riesco a recuperare la ricetta da qualche parte?

  3. e con questo commento avrei già risposto pane al pane …che si badi bene….è molto diverso dal pan per focaccia…. :)))

  4. Bella carrellata di pani.
    Ho mangiato il panpepato umbro per 6 anni, durante l’università: ne conservo un bellissimo ricordo.
    Ti abbraccio cara.

  5. Io, come imparato da mamma e nonna, faccio il pandolce senza uova convinta fosse la vera ricetta. Oggi leggo quella di Luca e allora non so! Comunque per me è il dolce di Natale! A Brescia dove ora abito compro anche il Bossolà tipico di questa città, ma il pandolce è il pandolce. Dolci auguri a te Mitì e a tutti.

  6. Quante belle storie Mitì. Sono tornata ora da quattro giorni a Milano (maddonna quanto mi piace vivere in provincia! stamattina per uscire dalla zona dei Giardini della Guastalla pure il navigatore è impazzito) e trovo un sacco di arretrati. Poi leggo con calma ma intanto una notizia di servizio, qua nell’anconetano dolci tipici di Natale non ce ne sono, per cui fin da piccola ho eletto a mio dolce preferito del periodo (e volendo di tutto l’anno) il panforte. Un abbraccio!

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